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Coldiretti: “Il caldo triplica la frutta tropicale italiana”. La Sicilia in testa per produzioni

Avocado, mango, frutto della passione e tante altre varietà sono coltivate tra Messina, Giarre, l'Etna e Acireale. Sette italiani su 10 cercano sugli scaffali questi frutti coltivati in Italia

Di Redazione |

 I cambiamenti climatici spingono la frutta tropicale Made in Italy con le coltivazioni di banane, avocado, mango che nel giro di cinque anni sono praticamente triplicate arrivando a sfiorare i 1.200 ettari fra Puglia, Sicilia e Calabria. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione dell’apertura del Villaggio Coldiretti di Palermo, dove è stata allestita la prima esposizione di produzioni tropicali coltivate in Italia e preparata la macedonia tropicale Made in Italy per la visita del Ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida. 

 A far la parte del leone – secondo la Coldiretti – è proprio la Sicilia, con coltivazioni ad avocado e mango di diverse varietà nelle campagne tra Messina, l’Etna e Acireale, ma anche a frutto della passione, zapote nero (simile al cachi, di origine messicana), sapodilla (dal quale si ottiene anche lattice), litchi, il piccolo frutto cinese che ricorda l’uva moscato.   Ma anche in Puglia i tropicali sono ormai una realtà consolidata, con una impennata delle coltivazioni di avocado, mango e bacche di Goji insieme a tante altre produzioni esotiche come le bacche di aronia, le banane e il lime. A Castellaneta – spiega la Coldiretti – sono state piantumate altre 32mila piante di avocado, mentre in Salento se ne stimano 100mila, 8mila di mango e altrettante di lime, mentre fanno capolino le coltivazioni di banane 100% made in Puglia. 

 Tropicali italiani – precisa la Coldiretti – anche in Calabria dove alle coltivazioni di mango, avocado e frutto della passione si aggiungono thay (variante thailandese della nostra melanzana), macadamia (frutta secca a metà tra mandorla e nocciola) e addirittura la canna da zucchero, mentre l’annona, altro frutto tipico dei paesi del Sudamerica è ormai diffuso lungo le coste. 

 Ben sette italiani su dieci cercano sugli scaffali mango, avocado, banane, ecc. coltivati in Italia, secondo l’indagine 2022 Coldiretti/Ixè. Una tendenza motivata dal maggiore grado freschezza e dalle preoccupazioni sulle garanzie di sicurezza del prodotto importato. «Il fenomeno degli alberi esotici Made in Italy, spinto dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nell’affrontare i cambiamenti climatici nonostante i danni causati da eventi meteo sempre più estremi che negli ultimi dieci anni hanno provocato oltre 14 miliardi di euro di danni al nostro sistema agroalimentare», dice il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. 

 Per effetto dei cambiamenti climatici la coltivazione dell’ulivo in Italia è arrivata a ridosso delle Alpi, nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserve e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee, mentre i vigneti sono arrivati addirittura sulle vette. E’ quanto emerge dal primo studio Coldiretti-Ixè su «I tropicali italiani e gli effetti dei cambiamenti climatici" presentato in occasione dell’apertura del Villaggio Coldiretti di Palermo. 

 Il 2022 si classifica fino ad ora in Italia come l’anno più caldo di sempre con una temperatura nei primi dieci mesi addirittura superiore di +1,07 gradi rispetto alla media storica, ma si registrano anche precipitazioni ridotte di oltre 1/3, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr, che effettua rilevazioni in Italia dal 1800. L’anomalia climatica rispetto alla media – sottolinea la Coldiretti – è stata più evidente nel Nord (+1,41 gradi) rispetto al Centro (+1,01 gradi) e al Sud (+0,85 gradi). La classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo decennio e comprende nell’ordine il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2020.   In provincia di Sondrio, oltre il 46esimo parallelo, l’ultima frontiera nord dell’olio d’oliva italiano. Negli ultimi dieci anni la coltivazione dell’ulivo sui costoni più soleggiati della montagna valtellinese è passata da zero a circa diecimila piante, su quasi 30 mila metri quadrati di terreno.   In Toscana sono arrivate addirittura le arachidi mentre nella Pianura Padana si coltiva oggi circa la metà della produzione nazionale di pomodoro destinato a conserva e di grano duro per la pasta, colture tipicamente mediterranee. Il vino italiano – continua la Coldiretti – è aumentato di un grado negli ultimi 30 anni, ma si è verificato nel tempo un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto al tradizionale mese di settembre. Il caldo ha cambiato anche la distribuzione sul territorio dei vigneti che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite a quasi 1.200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA