Notizie Locali


SEZIONI
Catania 16°

l'emergenza etna

Comuni “sommersi” dalla cenere e dai debiti, cinque sindaci si “sfilano” la fascia tricolore: «Aiutateci o falliamo»

La protesta a  Giarre, Milo, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea: “La situazione è tragica: i comuni rimborsati fino a maggio, ma famiglie e imprese senza aiuti. A Roma chiediamo lo Stato di emergenza, a Palermo fondi per gli interventi urgenti per i quali ci siamo indebitati e siamo a rischio dissesto”

Di Redazione |

Il tuo browser non supporta il tag iframe

Si definiscono “comunità orfana” che necessita di leggi specifiche, come si fa coi farmaci per le malattie rare. E chiedono il riconoscimento dello status di “Comuni Vulcanici” per i quali lo Stato e la Regione – preso atto della condizione straordinaria delle comunità dell’Etna, unico vulcano d’Europa dall’esuberante attività esplosiva – debbano prevedere per legge ristori e agevolazioni fiscali a favore di amministrazioni, cittadini e imprese vessati – e impoveriti – dalle spese per ripulire dalla cenere i tetti di case, capannoni ed edifici pubblici oltre che dai danni alle attività economiche.

A quindici giorni dall’ennesimo parossismo dell’Etna, i cinque sindaci “vulcanici” di Giarre, Milo, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea, – complessivamente circa 40mila abitanti – hanno deciso fare rete fra loro e di lanciare un ultimatum a Stato e Regione. E per questa estrema richiesta di aiuto, nel corso della conferenza stampa di oggi a Milo, in segno di protesta si sono simbolicamente sfilati la fascia tricolore.

«La situazione è tragica e così non possiamo più andare avanti – spiegano all’unisono Angelo D’Anna, Alfio Cosentino, Giuseppe Nicotra, Salvatore Greco e Salvatore Russo nel corso dell’incontro, partecipato da sindacati, associazioni datoriali, consumatori e imprese – ci siamo indebitati tutti oltre ogni limite, senza avere coperture nei bilanci, per essere vicini alle nostre comunità e fronteggiare le emergenze della viabilità cittadina all’indomani di ogni episodio parossistico della nostra Etna: ripulire elisuperfici per il pronto soccorso, strade principali, piazze, scuole. Ma adesso siamo allo stremo: per colpa della cenere rischiamo il dissesto finanziario e quindi di non poter più neanche erogare servizi essenziali ai nostri concittadini: scuole, trasporti, assistenza sociale. E se i comuni hanno percepito aiuti che coprono in parte le spese fino al 31 maggio, famiglie e imprese sono senza ancora un ristoro, un rimborso, uno sgravio contributivo: nulla! Eppure da mesi affrontano spese straordinarie che impattano duramente sui bilanci di famiglie, aziende e piccole partite iva. La nostra è la richiesta di aiuto di una intera comunità».

Ma quali sono le richieste dei cinque sindaci?

«Il Governo nazionale – hanno spiegato D’Anna, Cosentino, Nicotra, Greco e Russo – dichiari subito lo “Stato di emergenza” per i comuni vulcanici danneggiati dalla cenere dell’Etna dove l’arrivo delle piogge evoca scenari apocalittici, da dissesto idrogeologico. A Roma chiediamo un adeguato sostegno per i tre soggetti: Enti Locali, cittadini e imprese. Al Governo regionale chiediamo chiarezza e soluzioni che non siano una tantum: servono infatti risorse (statali o regionali) per la copertura finanziaria di quegli interventi urgenti che all’indomani della caduta della cenere, con grande senso di responsabilità verso la cittadinanza, sinora abbiamo gestito noi, in autonomia, con i magri bilanci comunali e indebitandoci oltre misura. La Regione si decida: o ci pensano loro tramite il Dipartimento della Protezione Civile, oppure ci pensiamo noi sindaci, con risorse adeguate per incaricare ditte esterne all’indomani dei singoli episodi, senza dover gravare sulle casse comunali, contraendo debiti che non saremo in grado di onorare e rischiando il fallimento della macchina amministrativa per colpa della cenere dell’Etna e delle mancate risposte/soluzioni della politica».

LA SITUAZIONE DA FEBBRAIO 2021 AD OGGI

Da febbraio 2021 ad oggi, sono 25 i comuni etnei del versante est colpiti dalla caduta di sabbia vulcanica nel corso di circa 50 episodi parossistici. E gli accumuli di sabbia, fino a 10 kg al metro quadrato, restano un bomba innescata in termini di sicurezza sia per i singoli cittadini che per gli stessi centri urbani. Dune di sabbia che, oltre a deturpare gli spazi collettivi, hanno intasato i sistemi di scolo dell’acque piovane, ponendo le premesse per allagamenti pericolosissimi e per il rischio idrogeologico del comprensorio, visto che la Città Metropolitana è intervenuta solo su una parte delle strade di competenza

COSA E’ STATO FATTO SINORA DAI COMUNI

I Comuni sono intervenuti all’indomani dei singoli episodi con “interventi in somma urgenza”. E’ il modello di intervento attuato sinora, con affidamenti a ditte private: ciò ha consentito l’impiego di una quantità di uomini e mezzi più adeguata rispetto a quella disponibile negli organici degli enti locali ma ha comportato l’impegno di ingentissime somme (oltre 2 milioni di euro solo per i 5 comuni di Giarre, Milo, Sant’Alfio, Santa Venerina e Zafferana Etnea).

I NUMERI E LE CIFRE

La Regione Siciliana ha messo a disposizione 1 milione di euro – presente in bilancio per le emergenze – per rimborsare ai comuni il 38% delle spese per i periodi di febbraio e marzo 2021. Mentre, tramite il Dipartimento regionale di Protezione Civile, sono state incaricate alcune imprese per la rimozione della cenere che sono intervenute solo in alcuni comuni (Giarre, Milo e Sant’Alfio) e mai in altri (Santa Venerina e Zafferana).

Il Governo nazionale, alla richiesta della Regione per la dichiarazione dello Stato di Emergenza, ha risposto con lo Stato di Mobilitazione nazionale (DPCM 12 marzo 2021) e uno stanziamento di 5 milioni di euro che copre le spese fino al 31 maggio 2021.

“Lo scorso 5 luglio – riferiscono però i cinque sindaci – il Presidente della Regione Nello Musumeci ha annunciato di aver ottenuto un tavolo di crisi e la promessa di 5 milioni di euro dal Capo della Protezione Civile (PC) nazionale, Fabrizio Curcio. In realtà – spiegano i sindaci – abbiamo scoperto che i 5 milioni di cui parlava Musumeci non si aggiungevano a somme precedenti, ma erano riconducibili alla fine dello Stato di Mobilitazione (DPCM 1 giugno 2021) che, a differenza dello Stato di emergenza, eroga le risorse a consuntivo. Dunque i 5 milioni dello Stato possono coprire solo le spese fino al 31 maggio. Restano scoperte le spese affrontate dai Comuni dal 2 giugno in poi. E non risponde al vero, infine, che la Regione stia impegnando ulteriori 2 milioni di euro: piuttosto sta liquidando l’acconto di quei famosi 5 milioni della PC nazionale. Osserviamo quindi con amarezza – concludono i sindaci – che, se il Governo nazionale sembra ignorare l’emergenza cenere dal 1 giugno ad oggi, il Governo regionale, dal canto suo, anziché evidenziare la gravità della situazione, fa passare per propri gli sforzi economici di altri”.

In sintesi né le imprese, né i cittadini hanno ricevuto rimborsi, aiuti, sgravi e/o agevolazioni fiscali. Solo i comuni hanno ricevuto rimborsi, insufficienti, per le spese sostenute fino alla fine di marzo. Restano insoluti e al momento senza copertura finanziaria né dallo Stato né dalla Regione, tutti i debiti contratti da aprile in poi. Cumuli di sabbia vulcanica costeggiano strade e spazi pubblici; intasata la rete dei sottoservizi e quella di scolo, divenendo potenziale fonte di altri disastri; mentre montagne di sabbia, come trincee di guerra, restano stoccate “provvisoriamente” in attesa di essere smaltite nei centri apposite e, dopo i trattamenti, finire nei circuiti produttivi. Senza contare che comuni come Giarre (28mila abitanti), sprovvisti di centri stoccaggio, convivono con cumuli di sacchi di sabbia in alcune aree cittadine che in questi mesi hanno subito un visibile degrado.

BARBAGALLO.  «Il governo regionale deve fare la sua parte individuando nelle pieghe del bilancio regionale le risorse necessarie per andare incontro ai comuni e ai cittadini che subiscono i disagi causati dalla cenere vulcanica, magari a discapito di qualche spettacolo di troppo. Ci siamo fatti carico, come PD, di diversi incontri grazie all’impegno del nostro capogruppo alla camera Debora Serracchiani, con il responsabile della Protezione civile, Fabrizio Curcio, perché siamo convinti che debba essere dichiarato lo stato di calamità per la l’emergenza cenere sull'Etna e almeno deve essere riaperto lo stato di mobilitazione inspiegabilmente fermo al primo luglio». Lo ha detto il segretario regionale del Partito Democratico siciliano, Anthony Barbagallo, intervenendo oggi a Milo alla conferenza stampa dei sindaci di 5 comuni etnei – Milo, Zafferana Etnea, Sant'Alfio, Santa Venerina e Giarre – indetta per sensibilizzare l’opinione pubblica sull'emergenza cenere dell’Etna. "Una vera e propria emergenza che si è protrae da diversi mesi e per cui – aggiunge – il PD all’Ars aveva proposto un emendamento alla Finanziaria che prevedeva uno stanziamento di 5 milioni di euro per fronteggiare i costi a carico dei comuni per la raccolta e lo smaltimento della cenere vulcanica, emendamento che è bocciato – conclude – dal Centrodestra sia in commissione Bilancio sia in aula». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti:

Articoli correlati