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Dighe, finito il tempo di sognare opere nuove: i fondi destinati a manutenzioni e collaudi

Di Giuseppe Bianca |

I dieci anni che dovranno trasformare l’Italia, cambiare il volto alle infrastrutture e mettere a punto tutte le opere che servono, fanno parte di un domani da conquistare con grande slancio e da aggredire con un significativo balzo di operatività. 

A partire dagli invasi siciliani per i quali spesso il percorso a singhiozzo delle manutenzioni azzoppa l’utilizzo effettivo e la capacità dei singoli impianti. A metà tra strategia e senso pratico sulle dighe c’è molto da perfezionare. Un perimetro di verifiche complessive su cui non si può restare attardati.

L’assessore Daniela Baglieri punta a raggiungere un efficace restyling dell’esistente più che a concepire nuove opere che vanno in questa direzione. 

Non avrebbero senso – riassumono dall’assessorato – e si ottimizza di più mettendo a regime quanto già è in campo in questa categoria di infrastrutture. Accanto a ciò occorre registrare al meglio il quadro attuale dell’impiantistica di settore.

Dall’assessorato di Viale Campania non si abbassa la guardia. Di concerto con l’Autorità di Bacino si dovrà procedere quanto prima a una road map pratica di cosa fare, per evitare che all’ordinario della siccità, si aggiunga fatalmente lo straordinario della mancata messa a punto delle strutture. Un collasso che la Sicilia della siccità non si potrebbe in alcun modo permettere. Succede per esempio nel Gelese, dove in passato è stato attivato un by pass Desueri Comunelli e in cui l’interrimento dovuto a minori manutenzioni ordinarie fa sì che il volume dell’invaso non corrisponde alla sua possibilità effettiva di utilizzo. 

Per quanto riguarda invece il capitolo dei soldi in arrivo tra idrico e invasi si superano i 300 milioni. L’annuncio a dicembre era stato dato dal sottosegretario alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri che parlava di un budget complessivo di 240 milioni di euro. Il file è ampio e contiene in dettaglio tutte le risorse messe in campo dal dossier delle opere pubbliche in arrivo da Roma con cui rimettere in piedi la manutenzione degli invasi siciliani.

Tra le opere in elenco sono previsti interventi di 26 milioni per la Diga Sciaguana, nell’Ennese per la manutenzione straordinaria degli impianti dello scarico di fondo, 11 milioni e mezzo per la Diga Rossella e del relativo versante per l’aumento in sicurezza della quota d’invaso; quasi 9 milioni per il completamento della Diga Pietrarossa. Una dotazione di 1.365.000 sempre per opere immediatamente cantierabili è stabilita per l’adduttrice di sorgente Risalaimi.

Nell’audizione in quarta commissione all’Ars dell’assessore Baglieri invece avvenuta a metà novembre è stato fatto il punto sia delle criticità sia dei potenziali margini di ripristino delle opere coinvolte nell’aggiornamento delle cose da fare. 

Per una volta insomma investimenti non saranno sinonimo di nuove opere, ma dovranno equivalere a un importante rafforzamento delle dighe. Messa in sicurezza e collaudi, ma anche azioni concrete da portare avanti del Piano per la lotta alla desertificazione voluto dal governatore siciliano negli anni scorsi.

Lo studio evidenzia come il territorio siciliano mostri rilevanti segni rilevantissimi di vulnerabilità alla desertificazione. In particolare, le “aree critiche” rappresentano oltre la metà dell’intera regione (56,7 per cento) e un altro terzo (35,8 per cento) è classificato come “fragile”. 

Le zone più a rischio sono a loro volta suddivise in: “meno critiche” (identificate come C1) pari al 17,7 per cento; “mediamente critiche” (C2) con il 35 per cento; “maggiormente critiche” (C3) con il 4 per cento dell’intera superficie dell’Isola.

Intanto il riepilogo dei volumi invasati nelle dighe dell’Isola al primo gennaio riferisce di una contrazione rispetto al mese precedente del 35%. Oltre al Gelese, numeri negativi anche per Rubino nel Trapanese (-0,78%) e Arancio. Se la crisi dell’Agrigentino è quella che preoccupa di più per gli effetti che produce, dopo tre anni di relativa tranquillità e di rischio più controllato, la stagione del 2022 rischia di caratterizzarsi come quella di una profonda crisi.

Dopo gli effetti delle piogge autunnali, tradizionalmente quelli in cui si fa il “pieno” degli invasi, ci si aspettava di più, ed è ragionevole ipotizzare anche da parte dell’Autorità di Bacino una serie di misure di contrasto al problema da illustrare quanto prima agli operatori del settore. Primi tra tutti i responsabili dei Consorzi di Bonifica tradizionalmente i primi interlocutori che impattano con la questione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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