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L'OPERAZIONE H2O

Furti d’acqua dalla condotta pubblica, 26 indagati tra Gela e Butera

Alle persone coinvolte imposto il divieto di dimora e di accesso nelle aziende agricole da loro gestite o nelle quali collaborano. 

Di Redazione |

Dalle prime ore del mattino, i poliziotti del commissariato di Gela (Caltanissetta) stanno dando esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal gip su richiesta della locale Procura che ha coordinato e diretto le indagini, a carico di 26 tra imprenditori agricoli e gestori di aziende del comprensorio di Gela e Butera, nel Nisseno. I 26 indagati sono stati sottoposti al divieto di dimora e di accesso nelle aziende agricole da loro gestite o nelle quali collaborano. 

Per 14 è stato disposto anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.  Sono accusati, a vario titolo, di furti aggravati di ingenti quantità di acqua potabile ai danni della condotta idrica Gela-Aragona, infrastruttura gestita dalla Siciliacque Spa.

Le accuse contestate sono tutte aggravate dalla commissione del fatto con violenza sulle cose e su beni destinati a pubblico servizio ed utilità. I particolari dell’operazione, denominata "H2O", sono stati resi noti durante una conferenza stampa convocata dal procuratore di Gela alle 11. 

«Siamo in territorio al confine tra Butera e Licata, territori particolarmente effervescenti sotto vari profili criminali – ha detto il procuratore di Gela Fernando Asaro – e con questa misura che è stata oggi applicata in fase di indagine preliminare sono stati individuati 26 indagati, proprietari o gestori di aziende agricole, soprattutto in zone di Butera, che operavano con furti veri e propri agganciandosi alla condotta idrica Gela-Aragona. Ciò provocava una drastica riduzione della portata che partendo da 75 litri al secondo, arrivava a Licata soltanto con 2/3 litri al secondo».

«Tutto questo – ha continuato – è stato scoperto grazie alla collaborazione di Siciliacque che, dopo aver constatato questi furti, ha fatto denuncia contro ignoti e soprattutto grazie ad attività tecniche di intercettazione e attività finalizzate ad individuare i punti da dove questi imprenditori attingevano l’acqua. Attraverso degli scavi abbiamo poi scoperto che esisteva da tempo una vera e propria rete idrica parallela che partiva da alcuni punti della condotta per poi giungere agli invasi nella disponibilità dei proprietari terrieri o gestori di queste aziende. Queste persone erano in contatto telefonico tra loro anche per direzionare l’acqua potabile in questo o quel territorio a seconda delle esigenze che erano emerse nel corso dell’attività illecita fino a questo momento accertata».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA