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L'INDAGINE

Gara da 10 milioni truccata al Cas: il “patto” fra dirigente e imprenditori

 lavori sulle autostrade siciliane - nello specifico dei servizi di presidio antincendio sulla A18 e sulla A20 -  sono tornati sotto la lente della magistratura.

Di Gianluca Santisi |

Un appalto pilotato da quasi 10 milioni di euro, un ex dirigente del Cas e due imprenditori finiti ai domiciliari, mentre per un terzo è stata disposta la sospensione, per sei mesi, dall’esercizio d’impresa. I lavori sulle autostrade siciliane – nello specifico dei servizi di presidio antincendio sulla A18 e sulla A20, aggiudicati il 26 agosto 2021 a un raggruppamento temporaneo di imprese – ieri tornati sotto la lente della magistratura.

A scoperchiare il vaso è stata la Direzione investigativa antimafia di Messina che  ha eseguito un’ordinanza del gip  Monica Marino, su richiesta della Procura. I quattro sono indagati in concorso per turbata libertà dei pubblici incanti. Si tratta di un dirigente, oggi in pensione, del Consorzio per le autostrade siciliane, Gaspare Sceusa, 67 anni, nonché di tre imprenditori a capo di imprese leader nella fornitura di servizi attinenti la rete viaria. Per due di loro, Francesco Duca, 54 anni, e Giuseppe Trifilò, 44 anni, entrambi nati a Milazzo, sono stati disposti gli arresti domiciliari, il terzo imprenditore indagato, Pietro Rampino, 54enne di origini pugliesi, è stato gravato dalla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese o ricoprire uffici direttivi di persone giuridiche e imprese per sei mesi.

Le indagini della Dia hanno fatto emergere come nel corso del 2020 gli indagati avrebbero posto in essere una serie di collusioni turbando il procedimento di formazione del bando di gara riguardante l'espletamento del servizio di presidio antincendio nelle gallerie della rete autostradale Messina-Catania e Messina-Palermo, pubblico incanto indetto dal Cas per un importo di quasi 10 milioni. Secondo le indagini, attraverso le loro condotte gli indagati sarebbero riusciti a far sì che il contenuto del bando fosse strutturato in maniera tale da indurre la stazione appaltante a individuare il contraente in un’associazione temporanea di imprese già determinata. Un obiettivo che veniva raggiunto, come documentato nel corso delle indagini con attività tecnica e servizi di pedinamento, attraverso ripetuti incontri e scambi di documentazione riservata tra gli indagati. In tal modo i quattro avrebbero agito sui contenuti del bando, che una volta modificato, presentava requisiti tecnici particolarmente restrittivi al fine di escludere potenziali concorrenti a favore del raggruppamento temporaneo di imprese.

Per uno degli indagati, l’ex dirigente dell’area tecnica del Cas, Gaspare Sceusa, oggi in pensione, solo qualche giorno fa era arrivata una richiesta di condanna a 7 anni e 10 mesi di reclusione per un’altra vicenda giudiziaria. Sceusa è infatti sotto processo per i lavori di messa in sicurezza eseguiti sulla carreggiata della A18 in seguito alla frana di Letojanni dell’ottobre 2015. Lavori che secondo la Procura di Messina furono pagati troppo ed eseguiti male, tanto che il 25 novembre 2016 si verificò lo sfondamento della protezione e il rotolamento a valle di blocchi di diversa pezzatura, che finirono sulla corsia destinata alla circolazione, a causa dell’inadeguatezza della rete che era stata posizionata (così come attestato dal Genio civile il 6 dicembre 2016). Per questa vicenda, Sceusa è imputato assieme all’ex direttore generale del Cas Salvatore Pirrone e ad altre quattro persone, tra le quali i progettisti e il titolare dell’impresa. Secondo l’accusa i due ex dirigenti del Cas avrebbero omesso di esercitare qualsivoglia tipo di controllo nei confronti della ditta incaricata dell’esecuzione dei lavori. La sentenza è attesa per l’inizio del prossimo mese di aprile e nel procedimento il Cas si è costituito parte civile.

Proprio il nuovo management di Autostrade Siciliane ha espresso ieri «amarezza e sconcerto» dopo aver appreso la notizia dell’inchiesta della Dia e dell’arresto di un dirigente a riposo del Consorzio. «Anche se si tratta di fatti accaduti tre anni fa», si evidenzia in una nota. Nel confermare la massima collaborazione nei confronti della magistratura, il neo presidente Filippo Nasca ha annunciato «che già nel prossimo consiglio direttivo di venerdì (oggi, ndc) saranno decise drastiche misure di rafforzamento dei presidi anticorruttivi interni, con un turn over dei responsabili dei procedimenti e una ricognizione delle gare d'appalto in corso di espletamento. L’opera di riorganizzazione del Consorzio autostrade siciliane è appena all’inizio – ha spiegato Nasca – sarà purtroppo non breve ma estremamente incisiva. La rete autostradale è un patrimonio di tutti i siciliani, va riqualificata e resa sicura, e ci vorrà del tempo per i ritardi dei decenni passati. Ma è evidente che  tutto ciò dovrà avvenire dentro una cornice operativa di trasparenza e legalità».  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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