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l'inchiesta della procura di Agrigento

Girgenti Acque: tra sesso, 007, posti di lavoro e viaggi: ecco tutti i favori di Campione ai politici

Le 1500 pagine del decreto di fermo disegnano una realtà fatta di connivenze, omissioni e soprattutto la fame di lavoro di un territorio poverissimo

Di Mario Barresi |

Dai contatti con emissari dei fratelli Zagaria, potentissimi boss della camorra, fino alla storia, fra spionaggio e sesso, con la sorella di uno 007 dei servizi segreti. Due dei tantissimi capitoli di un appassionante Romanzo criminale. Dal punto di vista antropologico-letterario, l’inchiesta dei pm di Agrigento è un’opera omnia. In cui lui, il protagonista – Marco Campione – si trasfonde in bancomat umano,  «assumificio» e gare d’appalto: controllare la classe dirigente non ha prezzo, per tutto il resto c’è Girgenti Acque.

Si chiama “Waterloo”. Nomen omen: potrebbe essere l’inizio della fine per quasi tutti i big della politica agrigentini. Eppure, anche in considerazione del clamoroso scontro con l’ufficio dei Gip, la Procura deve temere un eventuale effetto boomerang se le accuse non dovessero reggere. Ma parliamo dei politici. Attraverso le 1.500 pagine, tonde tonde, della richiesta di misura firmata dai pm. Il pesce grosso è il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, che trascina Francesco Scoma (oggi deputato di Italia Viva), in veste di suo mandatario elettorale alle Regionali 2017.

Le contestazioni dei pm riguardano il finanziamento della campagna elettorale di Miccichè, che dichiara, in ossequio alla legge, di aver ricevuto 5.000 euro da Girgenti Acque (di cui Campione era presidente del Cda), 25mila euro dalla Idrotecnica srl (controllata da Girgenti Acque) e 20mila dalla Campione Industries spa. Quando questi dati vengono divulgati da Repubblica, gli uomini di Campione masticano amaro. «Non lo può fare in una società concessionaria di un servizio pubblico…», sbotta Igino Della Volpe, membro del Cda di Girgenti Acque, che avverte il sindaco della società, Carlo Sorci: «… Non lo può fare in una società concessionaria del servizio pubblico… in una situazione in cui tra l’altro non paga i fornitori… ». E poi l’exit strategy: «Lavoriamoci per sanare anche quest'altra cazzata». Scattano controlli e perquisizioni. A Miccichè (e a Scoma come mandatario) i pm contestano 25mila euro ricevuti dalla dalla Hydrotecne e altri 8.167,35 di contributi, di cui 5mila pagati e il resto «per spese di viaggi e soggiorni». Scrive la Procura: «Risulta difficilmente comprensibile il motivo per il quale una società concessionaria di un servizio pubblico – scrivono i pm – come la Girgenti Acque abbia pagato a Gianfranco Miccichè voli aerei, pernottamenti e due biglietti per la finale di Coppa dei campioni di calcio del 3 giugno 2017 in Galles».

E qui la suggestione. Miccichè, tifosissimo della Juventus, non vuole perdersi la sfida col Real Madrid (persa 4-1, per la cronaca). Ecco il passaggio di  un’intercettazione del 10 maggio 2017. Campione: Gioia bene grazie, senti mi confermi la finale della Juventus, si? Siete in due? Miccichè: Sì, se riesci a trovarlo… (incomprensibile) (…)

Miccichè: Io sono Miccichè’ Giovanni, Giovanni Miccichè, non Gianfranco, perché io mi chiamo Giovanni Per la Procura il leader forzista «aveva certamente tentato di ricambiare le attenzioni» di Campione, «facendo di tutto per candidarlo» alle Politiche 2018. Un’ipotesi poi sfumata, con l’imprenditore che si tira fuori attraverso un comunicato in cui ringrazia anche Silvio Berlusconi. In mezzo un paio di intercettazioni significative, più dal punto di vista politico che penale. Il 23 gennaio Miccichè aggiorna l’imprenditore: «Mah, gioia mia, certo che un po’ di difficoltà ci sono, ma non per il Collegio, che è libero, e non so a chi cazzo metterci se non metto te, tanto per capirlo va, (risata) la… la… questione è questa la nostra, anche per Riccardo è uguale» . Il ras forzista agrigentino, Riccardo Gallo Afflitto, infatti, non digerisce la candidatura. «No, con Miccichè? Gli abbiamo detto che noi non votiamo, ma non per ‘a Citino (Ylenia, poi candidata ma non eletta, ndr), ma.. ma.. però il fatto è… come si può votare a Citino… Campione, ma che fa cugliunii?».  Miccichè si difende. «Tutte fesserie. Rimango senza parole. Scopro di essere indagato per un finanziamento elettorale ricevuto, ma io ho comunicato tutti i finanziamenti avuti, fino all’ultimo centesimo. Compreso quello di Girgenti Acque». E lo difende anche il governatore Nello Musumeci: «Non innamoriamoci degli avvisi di garanzia perché mi sembra un giustizialismo al quale io non intendo appartenere», dice il governatore, certo che «dimostrerà la sua estraneità». Forza Italia fa quadrato su Miccichè, anche col “nemico” interno Renato Schifani: «Lo conosco da 25 anni, è onesto e corretto».   

Un altro politico indagato è l’ex presidente lombardiano della Provincia, Eugenio D’Orsi: da commissario dell’Ato idrico avrebbe permesso a Girgenti Acque di aumentato le tariffe in cambio di contratti di lavoro per il figlio Giuseppe e la figlia Simona. «È vero che mio figlio è stato assunto da Girgenti Acque, ma non perché è il figlio dell'ex presidente della Provincia. È tutto merito suo se è riuscito ad avere un posto di lavoro con una busta paga di 460 euro al mese», la difesa in una conferenza stampa del luglio 2013. Nelle carte della Procura, decine di atti e intercettazioni. La più significativa delle quali, al netto delle telefonate fra Campione e D’Orsi, riguarda Calogero Patti, dirigente di Girgenti Acque : «Però generalmente dico, prima gli dobbiamo trovare il posto e poi facciamo sedere agli altri». D’Orsi Jr. riceve una chiamata da Campione mentre si trova in Germania. «Lavoro in un ristorante, faccio il barista», gli confessa. E l’imprenditore lo richiama: «La brutta nomina ti fai.. organizzati e te ne scendi».

Fra gli altri politici locali indagati anche l’ex sindaco di Canicattì, Vincenzo Corbo: secondo l’accusa avrebbe fatto pressione su alcuni funzionari per “aggiustare” i conti di un debito del Comune nei confronti di Girgenti Acque. Nel dispositivo di fermo si parla anche di Gerlando Gibilaro, consigliere comunale di Agrigento: «prometteva illecitamente» a Campione di «mettere a sua disposizione la propria attività di consigliere comunale e di facilitare la predisposizione di progetti per lavori pubblici da far eseguire» a Girgenti Acque «in cambio dell’assunzione di Stefania Romano e altre utilità». Nelle carte, però, spuntano i nomi di tanti altri big agrigentini della politica regionale. Citati, raccontati, talvolta anche sferzati; ma non indagati. Si parla, ad esempio,  di un incontro di Campione, a casa dell’ex presidente della Regione Angelo Capodicasa, con l’ex ministro dem Cesare Damiano nell’agosto del 2015 per sollecitare l’impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della legge regionale del 2015 sull’acqua pubblica. Una legge non gradita da Campione. La legge fu davvero impugnata dal Consiglio dei ministri davanti alla Corte costituzionale il 22 ottobre 2015. Nel capitolo sulle assunzioni vengono citati altri. Vincenzo Fontana (ex presidente della Provincia ed ex deputato nazionale e regionale, oggi esponente della Lega), intercettato mentre parla con Diego Galluzzo, membro del Cda di Girgenti Acque, si lamenta: «Questi soggetti hanno dimenticato che il sottoscritto, prima di capodanno, il 31 dicembre del 2007 ha firmato il contratto trentennale per loro senza nulla chiedere, giusto?». Il riferimento è al ruolo di presidente del Consorzio d’ambito; secondo l’accusa, alla fine, le pressioni avrebbero fruttato l’assunzione di «un bravo picciotto». Poi c’è Riccardo Gallo Afflitto, potente deputato regionale di Forza Italia. Anche per lui citato 81 volte nelle carte, una serie di assunzioni (almeno sei descritte dai pm) e la presentazione all’«amico»  Campione di un finanziere. Ma nessun rilievo penale. E c’è  Giovanni Panepinto. Sull’ex deputato del Pd all’Ars,  decine di telefonate in un «rapporto cordiale» con Campione e l’assunzione della segretaria a Girgenti Acque, ma «non vi sono elementi certi» che sia avvenuta «in cambio di condotte indebite poste in essere come pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio». Significativo, soprattutto nella narrazione dei rapporti di forza nel centrodestra agrigentino, lo scontro fra Roberto Di Mauro (vicepresidente dell’Ars) e Margherita La Rocca Ruvolo. «Te la faccio pagare!» urla l’esponente lombardiano, deus ex machina dell’elezione del sindaco Franco Miccichè,  alla collega “rea” di aver portato all’Ars il ddl sull’acqua pubblica. La deputata forzista, però, fornirà in seguito ai carabinieri il racconto dell’episodio in cui il leader autonomista «era così agitato che arrivò a prenderla per le spalle e a scuoterla, continuando a gridare». Ma anche molti dettagli sul business dell’acqua, compresa la «vicinanza» mostrata dello stesso Di Mauro e da Fontana  con i manager di Girgenti Acque auditi in commissione all’Ars. Su alcuni di questi, diversi dalla versione fornita dallo stesso Di Mauro ai pm, ci sono degli approfondimenti in corso. A partire dalle dichiarazioni di Francesca Valenti, sindaco di Sciacca e all’epoca presidente dell’Ati, «in evidente contrasto» con le verità di Di Mauro, su cui la Procura traccia  comunque «pochissimi contatti diretti o incontri» con Campione.

  Nelle carte c’è un riferimento anche ad Angelino Alfano. Per i pm è «accertato» che il padre dell’ex ministro Angelino) «ha utilizzato la propria influenza per chiedere» a Campione «l’assunzione, o la stabilizzazione di soggetti a lui legati». Ma «non v’è alcuna traccia di un interessamento, anche minimo, da parte» del figlio Angelino, né responsabilità del genitore, più volte citato.

La chicca finale. Su Rosario Crocetta. Campione, intercettato, nel 2014 racconta: «Gioia mio figurati, io, poi le cose avvengono sempre con casualità, incontro casualmente a Tunisi… incomprensibile… a Tunisi, a questo Presidente della Regione e gli ho parlato, davanti a un tunisino… incomprensibile… di quello… incomprensibile… siccome quello, quando io sono entrato, è venuto e mi ha salutato, questo merda dico, perché gli sembra che le persone sono spazzatura, è arrivato al punto che siccome io mi sono andato a sedere, poi lui è venuto, io l'ho salutato “signor Presidente, io non lo avevo visto…”». Nessun rilievo penale, anzi un disprezzo («coglione!», lo definisce) per il governatore della rivoluzione. Soltanto la meravigliosa capacità di Crocetta, a sua insaputa, di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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