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Il j’accuse di Nino Di Matteo contro la politica: «Lotta alla mafia non più in cima»

Il consigliere del Csm è intervenuto alla presentazione del suo libro «I nemici della Giustizia»

Di Redazione |

«Negli ultimi anni la politica ha fatto molti passi indietro delegando completamente alla magistratura il controllo di legalità sull'esercizio del potere. L'esempio politico a cui guardare, invece, è Pio La Torre che nella sua relazione di minoranza alla Commissione Antimafia, insieme alla sua parte politica che ora attende le sentenze definitive prima di prendere posizione, scriveva i nomi dei politici collusi o in affari con la mafia prima ancora che quei nomi finissero nei rapporti di polizia». A lanciare un duro j'accuse contro la politica è Nino Di Matteo, consigliere del Csm intervenuto alla presentazione del suo libro «I nemici della Giustizia». "La politica deve saper prevenire», ha aggiunto. «Al di là delle parole – ha concluso l’ex pm – nessuno dei governi che si sono succeduti ha messo la lotta alla mafia in cima alla sua agenda politica».

«Troppi in magistratura vogliono minimizzare e far finta che sanzionati Palamara e pochi altri il problema sia risolto. E invece non si può far finta di nulla o ritenere la vicenda nata dal caso Palamara come il frutto di poche mele marce. Quel che è accaduto all’hotel Champagne è l'epilogo determinato dal carrierismo esasperato, dal correntismo e dal collateralismo con la politica che affligge certa magistratura», ha aggiunto Di Matteo. «Sui media inoltre – ha aggiunto – è passata un un teorema secondo il quale i vizi che hanno afflitto la magistratura si riverberano in tutti i processi agli aspetti criminali del potere». «Cioè – ha spiegato – certi episodi hanno determinato la convinzione che tutto quel che la magistratura ha fatto quando ha processato le azioni criminali i certa classe dirigente sia viziato». "Molti di quei processi fatti dalla parte libera della magistratura – ha concluso Di Matteo – sono stati ostacolati dal sistema malato di cui fanno parte anche quote della magistratura e del Csm».

«Nella prima stesura della riforma Cartabia non c'era alcuna eccezione, nella parte relativa alle improcedibilità, per i processi di mafia. Se fosse passata quella versione della legge molti processi alle cosche sarebbero finiti nel nulla con buona pace dei parenti delle vittime e della giustizia. C'è stato bisogno che si alzassero e protestassero alcuni magistrati antimafia dire quali conseguenze ci sarebbero state per far cambiare il testo». «Ma un ministro della Giustizia – ha aggiunto – ha ancora bisogno che si espongano certi magistrati per capire che la lotta alla mafia è una cosa seria che non consente distrazioni, ammesso che di distrazioni si tratti?" Di Matteo ha bocciato la riforma Cartabia sostenendo che contiene aspetti «inquietanti e preoccupanti».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA