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Il Cara di Mineo riapre per ospitare i profughi afghani? Lavori in corso, ma il sindaco: «Non ne so nulla»

Almeno 700 persone dormono al momento nella base di Sigonella, ma due ditte sono state incaricate di preparare quaranta alloggi. 

Di Giuseppino Centamori |

Il ponte umanitario è in atto e i primi rifugiati afgani sono già arrivati in Italia. Da martedì in 700 vivono e dormono in uno dei palazzi della base Usa di Sigonella e certamente altri se ne aggiungeranno. Il numero aumenterà. E per dare un tetto e un rifugio si è tornati a guardare in direzione Mineo, al centro residenziale di contrada Cucinella. In principio era il Villaggio degli aranci, poi divenne il più grande Cara d'Europa. Ora, forse, potrebbe presto diventare una piccola Kabul nel cuore del Mediterraneo. Qualcosa si muove già nella piana di Mineo. Tra le palazzine colorate di proprietà dell'impresa Pizzarotti SpA muratori e imbianchini di una ditta di Caltagirone stanno lavorando e un’altra ditta di Palagonia è stata incaricata di eseguire le pulizie.

Tanta fretta perché l'impegno è quello di consegnare almeno 40 alloggi entro la fine della prossima settimana. A inizio settembre è logico pensare che almeno 200 persone con un permesso umanitario torneranno a vivere tra le villette a schiera e passeggiare tra quei lunghi vialoni.

La domanda è ormai un ritornello nelle ultime ore: sarà riaperto il Cara e si conteranno migliaia di persone ospitati nella struttura di Mineo? Al momento tarda la risposta, ma c'è chi annuisce. Tutto dipende dall'evoluzione di ciò che accadrà nell'aeroporto di Kabul sopratutto dopo il 31 agosto. Se sarà autorizzato il corridoio umanitario il flusso di richiedenti asilo aumenterà a dismisura nei prossimi mesi e a Roma si guarderà alle strutture esistenti per accogliere i richiedenti asilo.

Che qualcosa si muova in questo senso lo si riscontra tra i piccoli dettagli che interessano la struttura di Mineo. Ricordate gli operatori rimasti senza un contratto dopo il diktat di Matteo Salvini che impose la chiusura? Molti sono stati già contattati. Per adesso andranno quelli che si occupavano della logistica, dopo si vedrà. Ore calde, anche per il sindaco tenuto all'oscuro. «Ancora non ho ricevuto comunicazione ufficiali – tuona Giuseppe Mistretta – me ne rammarico perché ultimo a sapere della decisione che sia del governo Usa col benestare di quello italiano poco importa. Favorevoli all'accoglienza, ma senza lo scempio del recente passato». 

Leoluca Orlando ha invece proposto di ospitare i profughi «nei paesi dove le case degli emigrati sono rimaste vuote e si vendono a un euro. Bisogna sapere di cosa si parla e non prestare il fianco a inutili e pericolose istigazioni all’odio». Si potrebbe puntare – ha sostenuto sul «lavoro nelle campagne, per esempio. Anni fa la Chiesa valdese fece un corridoio con la Siria e molti siriani si stabilirono sulle Madonie a lavorare la terra: sono esperienze già sperimentate e con successo. C'è il lavoro e ci sono le case: ci sono cittadine fantasma che hanno bisogno di tornare vive». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA