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Il figlio del procuratore Costa: «Sulla morte di mio padre non si cerca tutta la verità»

Oggi l'anniversario dell'uccisione del magistrato assassinato dalla mafia 41 anni fa 

Di Redazione |

«L'uccisione del procuratore Gaetano Costa è stata cancellata dalle memoria e, come in tutti i grandi delitti di mafia, non è stata mai cercata tutta la verità sugli autori e sui moventi. Il figlio del magistrato, Michele Costa, rilancia le sue denunce in margine alla commemorazione del padre in via Cavour sotto la lapide che ricorda l’agguato di 41 anni fa in via Cavour dove è stata deposta una corona di fiori.   «Sul suo tavolo di lavoro – dice Costa – mio padre teneva un foglio con le sue ipotesi di lavoro sui grandi delitti di mafia. Non è accaduto nulla. Se ne sono tutti dimenticati. Come per altri casi, sono state ottenute verità parziali e come tali insoddisfacenti e fasulle. Le colpe vanno distribuite in parti uguali». «Quando – aggiunge Michele Costa – ho detto che forse non si cerca tutta la verità perché inconsapevolmente si ha paura della verità sono stato attaccato e insultato».

Poco prima di essere ucciso il procuratore Costa aveva firmato personalmente, di fronte al rifiuto dei suoi sostituti, la convalida degli arresti compiuti dalla polizia tra esponenti del clan Spatola-Inzerillo-Gambino. Il rifiuto dei sostituti viene inquadrato dal sindaco Leoluca Orlando nel «clima di grande isolamento» che avrebbe assediato il magistrato. «La sua solitudine – secondo Orlando fu un incentivo a reagire per il sistema politico-affaristico-mafioso che si sentiva colpito nel livello più alto specie quando Costa in un'audizione aveva puntato il dito contro gli esattori Salvo». Costa è stato ricordato anche con una messa celebrata nella Chiesa di San Giovanni dei Napoletani.  'COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA