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Migranti: ancora sbarchi a Lampedusa dopo i 13 di ieri, “arrivi” anche a Marettimo

Oltre 350 i migranti presenti nell'hotspot di contrada Imbriacola, ma sono già in corso alcuni trasferimenti

Di Redazione |

 Ancora sbarchi a Lampedusa. Dopo i 13 approdi di ieri che hanno condotto sulla più grande delle Pelagie 323 migranti, sull'isola si registrano altri due arrivi: un barchino con 19 persone a bordo tra cui 3 donne e un minore accompagnato e un’altra carretta del mare con 16 migranti, tra cui una donna.

Anche per loro, dopo un primo triage sanitario al molo Favaloro, è stato disposto il trasferimento nell’hotspot di contrada Imbriacola, dove sono oltre 350 i migranti presenti.

Intanto, per alleggerire la pressione sul centro proseguono i trasferimenti disposti dalla Prefettura di Agrigento: un centinaio lasceranno l’isola stamani a bordo del traghetto di linea diretto a Porto Empedocle.  

Arriva di disperati anche a Marettimo. Un gruppo di 18 migranti di nazionalità tunisina è arrivato fino all’arcipelago delle Egadi. Con una piccola imbarcazione i migranti, tutti giovani, sono approdatii sulla costa dell’isola proprio vicino la centrale elettrica. A piedi stavano raggiungendo il paese ma sono stati bloccati da Guardia Costiera e carabinieri. Già sono stati trasferiti presso l’oratorio parrocchiale dell’isola e nella giornata di oggi verranno, invece, trasferiti a Trapani.. 

Intanto si discute ancora dei naufragi della settimana avvenuti al largo di Lampedusa e della Libia. Ne ha parlato durante l’omelia della messa in onore di San Calogero (il santo "nero" ndr), compatrono di Agrigento, l’arcivescovo Alessandro Damiano. «Uno dei modi in cui Dio ci parla e interpella la nostra coscienza si è consumato proprio in questi giorni sul mare di Lampedusa, l’ennesima tragedia di un "Mare Nostrum" che ormai di nostro sembra avere ben poco. Stavolta è toccato a 7 donne, una delle quali nel suo grembo, diventato tomba, portava una vita che non vedrà mai la luce di questo mondo, ma che è già nella luce di Dio».

 «E' toccato a 7 donne – ha aggiunto il presule – identificate solo da una lettera e da una data di morte, le cui salme sono approdate a Porto Empedocle. Donne che troveranno riposo al cimitero di Palma, ma non sappiamo chi sono. Non potranno essere piante da parenti e amici, ma che hanno il nome di tutte le donne che muoiono nelle tragedie delle migrazioni o nelle tragedie domestiche». 

 «Quale posizione intendiamo assumere davanti a questa tragedia e dinanzi a quelle che, ogni giorno, si consumano dinanzi ai nostri occhi? – ha chiesto l’arcivescovo di Agrigento in piazza Stazione che è stata trasformata in un santuario a cielo aperto – . Continueremo a rammaricarci perché, quest’anno, non possiamo festeggiare San Calogero? Oppure cominceremo a seguire la via che lui, San Calogero, ha tracciato e che non possiamo ignorare, ostinandoci a guardare dall’altra parte? Forse avevamo bisogno di una festa a metà – ha concluso, riferendosi al fatto che i festeggiamenti, per effetto della pandemia, sono ridimensionati – per ricordarci che, come il nostro santo, non possiamo rivolgere i nostri occhi al Signore se non siamo disposti a rivolgerli, rischiarati dalla sua luce, al nostro territorio e ai suoi drammi». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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