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IL CASO

Ivoriano scomparso ad Acate, lettera aperta da studenti di Vittoria: «Vogliamo la verità»

Resta un mistero la vicenda di Daouda Diane, sparito nel nulla il 2 giugno scorso mentre si trovava al lavoro in un cementificio

Di Redazione |

Gli studenti dell’Istituto professionale alberghiero Marconi di Vittoria hanno scritto una lettera-appello sulla vicenda di Daouda Diane, l’ivoriano scomparso il 2 giugno scorso da Acate. I ragazzi, guidati dal docente Alessandro Di Benedetto, hanno lanciato «un appello a chi sa qualcosa sulla vicenda affinché ci aiuti a fare verità, perché la verità è un diritto per ogni persona, anche per te, caro Daouda». La lettera è stata pubblicata e diffusa da Libera che, il giorno 2 di ogni mese, ricorda con un’iniziativa la vicenda.

L’ivoriano è scomparso mentre si trovava al lavoro in un cementificio. L'uomo, che aveva 37 anni e che da lì a qualche giorno sarebbe dovuto tornare in Costa d’Avorio per rivedere la moglie e il figlio, sembra essere scomparso nel nulla. Aveva già acquistato il biglietto aereo e la partenza era fissata per il 21 luglio, ma Daouda su quell'aereo non è mai salito.

Dal 22 luglio, la Procura ha cambiato il capo d’imputazione nel fascicolo prima contro ignoti e ora «omicidio e occultamento di cadavere». A tenere alta l’attenzione sulla vicenda sono alcune associazioni: Libera Ragusa, Cgil, Anpi, Caritas Ragusa, Emergency Pozzallo, Legambiente, Mediterranea Saving, Mediterranea Saving Humans, Casa delle Culture di Scicli.

I ragazzi scrivono di aver riflettuto a scuola sul tema delle migrazioni e sulle «esperienze traumatiche che voi migranti vivete sin da quando lasciate il vostro Paese, nonché della piaga del caporalato». «Come non restare scioccati dalla violenza che subite nell’inferno dei centri di detenzione libica e, infine, quando arrivate, in quella che poteva essere la vostra terra promessa?' si legge nella lettera.

I ragazzi citano un brano di Max Gazzè «Il Dio delle piccole cose aspetta la fine del cammino. Chissà se ci ridà indietro le vite che abbiamo in sospeso. Io credo sia questo l’inferno e il paradiso». E aggiungono: «Noi ci stiamo formando per lavorare nel campo dell’accoglienza turistica/ristorazione, non di rado, anche noi veniamo sfruttati prima di essere poi riconosciuti nelle nostre competenze. A scuola ci insegnano a maneggiare tanti ingredienti per realizzare dei piatti gourmet ma tu ci hai insegnato che è importante, per un Paese realmente democratico trattare altri ingredienti per gustare la bellezza del vivere insieme, in pace. Vogliamo essere uomini e donne amanti della verità, pronti a denunciare l’ipocrisia e l’ingiustizia».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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