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la crisi idrica

La pioggia riempie gli invasi e “salva” i rubinetti di mezza Sicilia

Fanaco e Leone sono finalmente tornati sopra i livelli di guardia. Ripristinata la fornitura ai comuni dell’Agrigentino e i turni passano così da 7 o 8 a 3 giorni  

Di Fabio Russello |

Alla fine la Natura ha sistemato – o quasi – le cose. Siciliacque ha dichiarato chiusa la fase critica dell’emergenza idrica ed ha annunciato che «ripristinerà il prelievo previsto in condizione di normalità: ovvero un milione di metri cubi al mese che, attraverso gli acquedotti Fanaco, Madonie Ovest e Montescuro Est, arriveranno nei Comuni siciliani della fascia centro-meridionale».  Aveva dunque ragione Fiorella Scalia, il direttore generale di Aica, l’azienda idrica dei comuni agrigentini, che, nel bel mezzo di una delle periodiche emergenze (con turni di poche ore ogni dieci giorni ad esempio a Canicattì e Favara), aveva spiegato che si poteva fare ben poco e che c’era solo da sperare che piovesse. Alla fine la danza della pioggia ha avuto successo perché come ha spiegato Siciliacque le precipitazioni delle «ultime settimane hanno fatto alzare il livello negli invasi Fanaco e Piano del Leone, dai quali dipende l'approvvigionamento idrico dei Comuni che fanno parte delle Ati di Agrigento, Caltanissetta e Palermo». A giugno il livello era talmente basso che l’Autorità di Bacino aveva chiesto a Siciliacque di tagliare la fornitura del 40%, ulteriormente ribassati ad ottobre. Ora il volume d'acqua accumulata, secondo i dati dell’azienda, è di oltre 6 milioni di metri cubi nel Fanaco e 2,6 milioni di metri cubi a Piano del Leone, superiore ai livelli d’emergenza. E così Siciliacque potrà ripristinare il prelievo previsto in condizione di normalità. Normalità è naturalmente un concetto molto relativo: se l’acqua viene distribuita per poche ore ogni tre o quattro giorni non si può parlare affatto di situazione “normale”. Ma tant’è. Dunque è stata superata la fase critica ma Siciliacque avverte che la crisi idrica non è ancora «del tutto rientrata». Siciliacque, che è finita nell’occhio del ciclone, essendo l’unico o quasi fornitore di una miriade di aziende e consorzi che caratterizzano soprattutto l’Agrigentino, spiega che sono stati «decisivi gli interventi e gli investimenti realizzati nel rispetto della convenzione sottoscritta con la Regione».  «Se durante il picco della crisi idrica, quando il Fanaco era sotto il livello di guardia – dice Siciliacque – i disagi sono stati limitati è perché l'approvvigionamento dei serbatoi comunali è stato garantito da altri invasi come l’Ancipa». Gli interventi, secondo Siciliacque, in questi anni hanno ridotto complessivamente le perdite lungo le condotte dal 30% al 15%: Con il rifacimento dei principali acquedotti siciliani la situazione è ulteriormente migliorata: ad esempio, lungo la condotta del Favara di Burgio, le perdite sono scese dal 23% al 5%; mentre nella Gela-Aragona sono diminuite dal 21% all’8%. «I risultati raggiunti – dicono i vertici di Siciliacque – sono il frutto di un piano che ha portato finora all'investimento di circa 238 milioni di euro, di cui circa 98 milioni finanziati direttamente dalla nostra società (dati bilancio 2020). Attraverso questi fondi messi a disposizione da Siciliacque è stato inoltre possibile mobilitare ed utilizzare circa 140 milioni di risorse Ue nell'ambito della programmazione 2014-2020». 

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