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IL VERDETTO

Le mani del clan sui tour turistici: le condanne di boss e gregari in appello: tutti i nomi

La sentenza della Corte d'Appello conclude il secondo capitolo del processo abbreviato frutto dell'inchiesta Isola Bella, che ha decapitato il clan Cintorino. 

Di Laura Distefano |

Non ci sono riduzioni o riforme per Sebastiano Trovato. Restano 20 gli anni inflitti al boss di Calatabiano, storico luogotenente del capomafia Nino Cintorino.  È arrivata da pochi minuti la sentenza d’appello del processo, stralcio abbreviato, Isola Bella. La prima sezione della Corte d’Appello ha rimodulato solo qualche condanna ma per il resto ha confermato quanto deciso due anni fa dal gup. L’operazione del Gico della Guardia di Finanza oltre a sferrare un duro colpo all'organigramma dei Cintorino di Calatabiano, alleati dei Cappello di Catania, ha documentato, quando è scattata, la partnership criminale siglata con i Brunetto di Giarre – referenti dei Santapaola – per gli affari dei tour a Taormina. Davanti il tratto di mare di Isola Bella, le due famiglie mafiose sarebbero riuscite a mettere le mani (con il pizzo da spartire) sulle attività da diporto legato alle escursioni turistiche. 

Un’inchiesta che ha portato Carmelo Porto, volto storico del clan Cintorino, a entrare nel programma di protezione dei collaboratori e raccontare i segreti della mafia jonica. Per lui la Corte ha riformato la pena a 9 anni.

In questo processo ci sono altri nomi del passato, come l’ergastolano Mario Pace, esponente storico del clan Cappello che durante i suoi permessi premio avrebbe organizzato summit anche grazie all’appoggio dei figli Antonino e Giuseppe e della compagna Agnese Brucato. Per loro la Corte d’Appello non ha previsto alcuna riduzione rispetto al verdetto del gup.

I giudici di secondo grado hanno dichiarato inammissibile l’appello proposto dal pm nei confronti di Giuseppe Timpanaro (che era stato assolto dal gup) e hanno confermato l’assoluzione nei confronti di Francesco Salvatore Bellingheri.

Per Salvatore Fichera, pena riformata a 4 anni e 24 mila euro di multa (esclusa l’aggravante mafiosa), per Silvestro Magrì a 12 anni 1 mese e 8 giorni, per il collaboratore Carmelo Porto a 9 anni e 20 giorni, per Gaetano Scalora 2 anni e 24 giorni. La sentenza nel resto non è stata modificata rispetto al primo grado, ecco le condanne: Pasqualino Bonaccorsi 12 anni 10 mesi e 20 giorni (confermata sentenza gup), Agnese Brucato 6 anni e 8 mesi (confermata sentenza gup), Domenico Calabrò 3 anni e 4 mesi (conferma sentenza gup), Francesca Colosi, 10 anni e 2 mesi (conferma condanna primo grado), Giuseppe D’Arrigo 10 anni e 2 mesi (conferma sentenza di primo grado), Gaetano Di Bella 15 anni 5 mesi e 20 giorni (conferma sentenza gup), Franco Luigi 12 anni e 6 mesi e 20 giorni (conferma sentenza gup), Gaetano Grillo 11 anni 1 mese e 10 giorni (conferma sentenza gup), Giuseppe Leo 3 anni 4 mesi (conferma sentenza gup), Salvatore Leonardi 4 anni e 8 mesi (conferma sentenza gup),  Giuseppe Messina 10 anni 6 mesi e 20 giorni (conferma sentenza gup), Antonio Pace 6 anni e 8 mesi (confermata sentenza gup), Giuseppe Pace 6 anni e 8 mesi (confermata sentenza gup), Mario Pace (confermati i 12 mesi di isolamento), Carmelo Pennisi 6 anni 8 mesi e 60 mila euro di multa (confermata sentenza gup), Damiano Sciacca, 4 anni 6 mesi (confermata sentenza gup), Sebastiano Trovato, 20 anni (confermata sentenza gup). 

Le motivazioni arriveranno tra 90 giorni. La Corte ha disposto la remissione in libertà di molti imputati per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Un fatto da non sottovalutare e che non sfuggirà all’occhio vigile degli investigatori.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA