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Mafia, così il clan Sangani “governava” Randazzo: chiesto il processo per 33

L’avviso di conclusione indagini al sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi e all’attuale presidente del consiglio comunale Carmelo Tindaro Scalisi. Posizioni stralciate, le difese: «Archiviare»

Di Laura Distefano |

Il clan Sangani avrebbe “governato” il paese di Randazzo. Mafia, estorsioni, droga, armi. Gli alleati dei Laudani di Catania avrebbero messo sotto scacco un intero territorio. Ma soprattutto il tessuto economico-imprenditoriale. Alcuni commercianti, dopo intimidazioni, minacce e danneggiamenti, non hanno visto altra strada che sottomettersi e pagare il pizzo. Il punto di riferimento dei criminali dei Sangani era Paolo Di Mauro, ‘u prufissuri di Piedimonte Etneo, deceduto durante la pandemia Covid.  Lo scorso ottobre è scattato il bltiz Terra Bruciata (con oltre 30 indagati) che ha portato ossigeno e legalità nel piccolo comune etneo. Anche se sono emerse, purtroppo, inquietanti ombre nelle comunali del 2018. 

Ma andiamo per ordine.  Il prossimo 6 marzo 2023, nell’aula 1 gip di piazza Verga, 33 imputati dovranno affrontare l’udienza preliminare davanti al gup Stefano Montoneri. La pm Assunta Musella, ha infatti, chiesto il rinvio a giudizio per Salvatore Bonfiglio, Daniele Camarda, Christian Cantali, Giuseppe Costanzo Zammataro, Salvatore Crastì Saddeo, Giovanni Farina, Francesco Gullotto, Vincenzo Gullotto, Vincenzo Lo Giudice, Antonio Tonno Lupica, Alfredo Mangione, Pietro Pagano, Marco Portale, Samuele Portale, Francesco Rapisarda, Fabrizio Rosta, Salvatore Russo, Francesco Sangani, Michael Sangani, Salvatore Sangani, Giuseppe Sciavarrello, Remo Arcarisi, Vincenzo Calà, Michele Camarda, Marco Saddeo Crastì, Francesco Paolo Giordano, Leonardo La Rosa, Daniele Lo Giudice, Giuseppe Palermo, Simone Puglia, Rosario Sebastiano Sorbello, Salvatore Trazzera, Nunzio Urzì, 

Le contestazioni sono decine, ma è leggendo quello sull’associazione mafiosa (dal 2015 al 2020) che si riesce ad avere un quadro completo del processo: «I Sangani – avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e dell’omertà che ne deriva – avrebbero commesso   una serie indeterminata di delitti (tentati omicidi, estorsioni, minacce, danneggiamenti), perpetrati al fine di mantenere rapporti di forza, di controllare le attività economiche e politiche locali, di assicurare il sostentamento economico dei detenuti, di condizionare il libero esercizio di voto in occasione di consultazioni elettorali, per la realizzazione di profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri». 

Nelle settimane scorse è stato notificato l’avviso di conclusione indagini al sindaco di Randazzo, Francesco Sgroi, all’attuale presidente del consiglio comunale Carmelo Tindaro Scalisi e all’ex consigliere comunale, Marco Crimi Stigliolo, nonché a Samuele Portale e a  Giovanni Farina. Ai cinque è contestato il reato di voto di scambio politico-mafioso. La loro posizione è stata stralciata. Secondo quanto scritto nel capo di imputazione, nel 2018 ci sarebbe stato un «accordo» per ottenere posti di lavoro nei rifiuti e l’aggiudicazione di alloggi popolari. Sgroi ha sempre respinto le accuse, così come gli altri indagati. Già sono state depositate memorie da parte dei legali di quasi tutti i coinvolti in cui si chiede l’archiviazione dell’inchiesta per insussistenza probatoria.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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