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Mafia, un pentito incastra il boss catanese “Massimo ’u carruzzeri” ora a processo per l’omicidio di Prospero Leonardi

Le carte della Dda di Caltanissetta che permesso di far luce sul delitto del 2012. 

Di Laura Distefano |

Il clan Cappello ha avuto sempre mire espansionistiche. Oltre quindi ci anni fa decise di prendere il controllo del piccolo centro ennese di Catenanuova, dove i boss di Cosa nostra – legati ai Santapaola – ebbero inferti duri colpi dalla Dda di Caltanissetta. Di questo momento di difficoltà ne approfittò in particolare il gruppo Salvo del clan catanese, quello che fa riferimento ai figli di Pippo ‘u caruzzeri’, Giampiero e Massimo. Ma per conquistare il potere in modo radicale i Salvo piazzarono l’allora cognato Filippo Passalacqua che cominciò a fare affari illeciti.  Ma qualche alleato fece un passo falso e i catanesi decisero di chiudergli la bocca. E così il 15 luglio 2008 davanti al bar Grasso ci fu quella che passerà alla storia come la strage di Catenanuova: due killer armati di pistole e kalashnikov spararono contro Salvatore Prestifilippo Cirimbolo uccidendolo e ferirono sei persone. Giampiero Salvo è stato condannato all’ergastolo per quell’omicidio soprattutto a causa delle dichiarazioni del cognato Passalacqua, che si è autoaccusato.  Quella sparatoria segnò il controllo di pizzo e droga nella piccola cittadina ennese da parte dei cappelloti. Ma a un certo punto, cinque anni dopo, arrivò dal 41 bis l’ordine di Salvatore Leonardi al cugino Prospero di riportare – facendosi aiutare dal cognato Angelo Drago – Catenanuova sotto il controllo di Cosa nostra.   Un piano che però infastidì qualcuno. Il 25 maggio 2012, infatti, tre persone a bordo di una Fiat Punto grigia affiancarono la Bmw serie 5 con a bordo Prospero Leonardi e lo uccisero con otto colpi al tronco, probabilmente con una pistola una calibro 7,65. In quell’agguato rimase ferito Angelo Drago e miracolosamente illeso Salvatore Di Giovanni. L’omicidio rimase nel cassetto per diversi anni, fino a quando l’anno scorso la gip Graziella Luparello ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del boss catanese Massimo Salvo.     A incastrarlo è stato Salvatore Messina, ex soldato del clan Pillera conosciuto come “Manicomio”, che nel 2019 raccontò ai pm di Catania retroscena di un delitto che sembrava collimare con quello di Leonardi. «L’omicidio avvenuto a Catenanuova nel 2012 – spiegò nell’interrogatorio – fu  scaturito da una ritorsione voluta da Massimo Salvo ai danni di un giovane che era transitato con il gruppo del Mirabile». Nel 2021 fu più preciso e disse che «era passato con il gruppo di Paolo Mirabile per conto del quale riscuoteva le estorsioni».  Un passaggio che avrebbe fatto innervosire il cognato di Salvo, Passalacqua, all’epoca detenuto. Messina chiarì così ai magistrati: «Come riferitomi dallo stesso Massimo Salvo, il quale una volta venne a trovarmi in via Sebastiano Catania e mi disse che suo cognato Filippo a colloquio con la moglie le aveva riferito che era molto nervoso per tale passaggio, Massimo mi disse che si sarebbe occupato lui di questa cosa e in effetti alcuni giorni dopo, quando lo incontrai, mi disse che “era tutto risolto” alludendo al fatto che questo soggetto era stato ammazzato». Addirittura il boss catanese avrebbe detto al collaboratore: «I telegiornali non li vedi, questo è morto». Il pm Pasquale Pacifico che coordinò l’inchiesta volle vederci chiaro e ripescò i vecchi verbali di Passalacqua dove parlò di Leonardi, ma dicendo che fu la moglie a dirgli di farsi portavoce con il fratello Giampiero. Per la gip le due rivelazioni sono  sovrapponibili in maniera “imperfetta”. Ma a inchiodare definitivamente “u caruzzeri” furono i racconti dell’autore del furto della Punto (l’ex soldato dei Cappello Carmelo Salvatore Scordino), poi ritrovata incendiata a Paternò, e i controlli sui movimenti telefonici di Salvo  che attestarono la  sua presenza a Catenanuova il giorno dell’omicidio dalle 10 del mattino e il suo ritorno a Catania alle 21,30, mezz’ora dopo il delitto. Tempo compatibile per la giudice per l’esecuzione avvenuta alle 21. Per Salvo la procura ha chiesto il giudizio immediato vista la rilevanza delle prove. Il prossimo 27 gennaio dovrà presentarsi davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta, ma sicuramente ci sarà un rinvio e poi il difensore farà richiesta di abbreviato. 

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