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L'INCHIESTA

Matteo Messina Denaro, la vera “scatola nera” è nei cellulari: gli esperti al lavoro sui telefoni del boss

Le piste forti: l’agenda bordeaux e i due smartphone. Dai calendari sexy alle lettere d'amore, cosa è stato trovato nel covo

Di Mario Barresi |

Il dito. O la luna. Nella Palermo del giorno dopo – che ieri mattina saluta commossa per l’ultima volta il santo laico Biagio Conte, dopo aver festeggiato senza troppi eccessi la cattura del diavolo mafioso Matteo Messina Denaro – bisogna scegliere cosa guardare. Verso quale direzione  rivolgersi, se indossare le lenti per la presbiopia o quelle per la miopia.

E dunque decidere se crogiolarsi – sulle basi di supposizioni social, profezie televisive o semplici pregiudizi ideologici – sulla teoria della “resa” del super boss latitante malato che si fa arrestare per curarsi meglio, oppure valorizzare gli «elementi molto interessanti» che la Procura di Palermo ammette di avere in mano, dopo la scoperta del covo di Campobello di Mazara in cui si ritiene che abbia vissuto,  «almeno negli ultimi sei mesi» e soprattutto dopo il sequestro degli effetti personali dell’arrestato, trovati addosso e nella Fiat Bravo con cui lunedì s’è recato alla clinica La Maddalena per una seduta di chemioterapia.

A proposito del covo – guardando il dito – ci si può concentrare sui vestiti di lusso, sulle sciarpe di una nota griffe francese, sulle sneaker da 400 euro e sul Viagra, cercando di scoprire in quale negozio di via Libertà facesse shopping o in quali ristoranti, stellati e non, andasse a cena. Oppure – provando a inquadrare la luna – si può tentare di capire dove (e soprattutto a chi) portano quei numeri di telefono che sarebbero stati trovati nell’ultima dimora di Messina Denaro. 

La cronaca della mattinata in cui il ministro Carlo Nordio firma il decreto per il 41-bis per Messina Denaro trasferito nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila, si apre con la conferma di una notizia circolante già in nottata. E cioè la scoperta di quell’appartamento, di fatto una specie di garage di 115 metri quadri ben ristrutturato, nemmeno troppo isolato (una traversa del corso principale), a Campobello di Mazara.

Gli investigatori l’hanno scoperto partendo dalla targa della Fiat Bravo con cui Messina Denaro è arrivato in clinica lunedì mattina. . Ma non soltanto. Perché in un borsello sequestrato assieme agli altri effetti personali dopo l'arresto, è stata rinvenuta la chiave di un'altra auto un'Alfa 164. Attraverso un software particolare, che incrocia i dati delle  telecamere di videosorveglianza, i carabinieri del Ros  sono arrivati al covo di via San Vito (ex via Cb31), che risulta di proprietà di Andrea Bonafede. Ovvero il geometra di cui Messina Denario ha preso l’identità, almeno negli ultimi due anni, soprattutto per curarsi. Ed è  proprio l’alias del boss, indagato per associazione mafiosa e favoreggiamento,  a confermare di averlo «comprato con i soldi» del latitante. L’immobile risulta acquistato il 15 giugno 2022 al prezzo di 15mila euro. L’atto di compravendita è stato firmato da un notaio di Castelvetrano Giovanni Cancemi.

Bonafede è stato sentito dai pm di Palermo. Ritenute «molto interessanti» alcune sue dichiarazioni, ma è ancora prematuro parlare di un approccio collaborativo di un indagato a piede libero. Nel frattempo i pm  di Palermo hanno chiesto  la convalida dell'arresto di Giovanni Luppino, il «perfetto sconosciuto»  (come lo hanno definito  i pm) che è stato arrestato lunedì col boss . L'udienza sarà fissata presto dal gip.

Per il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani, Fabio Bottino, «un appartamento, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone: arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso ma di apprezzabile livello economico». Ma cosa è stato  trovato  nel covo? Una prima parte di materiale riguarda la “letteratura” sul boss-dandy. Al di là dei vestiti costosi e della mini-palestra attrezzata, anche alcuni farmaci per favorire le prestazioni sessuali e alcuni calendari sexy. Ma anche delle lettere d’amore, che si presume scritte di pugno dal latitante, in cui – fra testi passionali e riflessioni sul senso della vita e dei sentimenti – Messina Denaro si “esibisce” in veste di scrittore-filosofo.

Nel covo sono stati trovati altri elementi molto più utili alle indagini: un malloppo di documenti sanitari, ma anche alcuni foglietti con appunti sparsi e numeri di telefono. Anche a casa di Luppino, evidentemente meno “passante” di quanto appare, sarebbe stato sequestrato altro materiale di questo tipo. Ma magistrati e carabinieri ritengono che quello di Campobello sia “un” covo, magari un punto di riferimento stabile negli ultimi mesi, ma non “il” covo di Messina Denaro. Il vero quartier generale, con la cassaforte dei segreti di Cosa Nostra,  è sicuramente altrove, magari sempre nel cuore del suo territorio, come alcuni nuovi elementi farebbero  ipotizzare.

Eppure la pista più importante per ricostruire la latitanza del boss arriva dagli effetti personali che aveva addosso e che sono stati trovati nell’auto del suo accompagnatore. Ma le vere “scatole nere” della vita di Messina Denaro sono il taccuino-agenda di colore  bordeaux (contenente appunti e molti numeri di telefono) e soprattutto i due telefoni cellulari che portava con sé. Già in mano agli esperti informatici dell’Arma: lì dentro ci si aspetta di trovare molte delle verità nascoste di Messina Denaro e della rete, anche «borghese», di chi l’ha coccolato e coperto negli ultimi trent’anni. 

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