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Montante, le parti civili escluse e ammesse. Turco: «Mai avute agevolazioni»

Sono tredici gli indagati dell’inchiesta Montante bis, tra esponenti politici, ex assessori regionali, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine, accusati di aver fatto parte del «sistema Montante»

Di Redazione |

Quattro richieste di costituzione di parte civile sono state respinte dal gup di Caltanissetta Emanuela Carrabotta nel corso dell’udienza preliminare di questa mattina sull'inchiesta «Montante bis». Si tratta di Gianpiero Casagni, Vincenzo Basso, Salvatore Iacuzzo e Salvatore Petrotto. Ammesse invece le richieste avanzate da Marco Venturi, Pietro Di Vincenzo, Salvatore Moncada, Ismail Mohammed Kalil, Giuliana Geraci, Comune di Caltanissetta, Camera di Commercio di Caltanissetta, Tullio Giarratano, Umberto Cortese, Alfonso Cicero, Ministeri degli Interni, Economia e Difesa, assessorati regionali all’Energia e Attività Produttive, Regione Sicilia, Pasquale Tornatore, Filippo Scalzo e Giuseppe Amato. Accolte le eccezioni sollevate dai difensori del colonnello Giuseppe D’Agata, gli avvocati Giuseppe Dacquì e Mario Brancato, e del legale del colonnello Gaetano Scillia, l'avvocato Francesco Siracusa. In particolare sono state escluse la costituzione di parte civile di Salvatore Moncada, per quanto riguarda la posizione dei colonnelli D’Agata e Scillia, e la costituzione di Ismail Mohammed Kalil, Giuliana Geraci, Tullio Giarratana e Umberto Cortese nei confronti del colonnello D’Agata. Il comune di Caltanissetta non potrà costituirsi parte civile soltanto per due capi di imputazione. Sono tredici gli indagati dell’inchiesta Montante bis, tra esponenti politici, ex assessori regionali, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine, accusati di aver fatto parte del «sistema Montante». La procura di Caltanissetta contesta presunti finanziamenti illeciti che sarebbero stati erogati per sostenere la campagna elettorale dell’ex governatore Crocetta. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, accesso abusivo al sistema informatico e finanziamento illecito ai partiti. Tra gli indagati oltre a Montante, anche l’ex presidente della Regione Rosario Crocetta, gli ex assessori Linda Vancheri e Mariella Lo Bello, l’ex commissario Irsap Maria Grazia Brandara, gli imprenditori Giuseppe Catanzaro, Rosario Amarù e Carmelo Turco, Vincenzo Savastano vice questore aggiunto all’epoca dei fatti della Polizia presso l’ufficio di frontiera di Fiumicino, Gaetano Scillia capocentro Dia di Caltanissetta dal 2010 al 2014, Arturo De Felice direttore della Dia dal 2012 al 2014, Giuseppe D’Agata colonnello dei carabinieri e Diego Di Simone Perricone ex capo della security di Confindustria. La prossima udienza è stata fissata per il 19 marzo. 

E sempre stamattina l’imprenditore Carmelo Turco, ex leader di Confindustria Sicilia ha deciso di farsi interrogare. Turco è accusato, tra l'altro, di avere assunto in Confindustria Sicilia Linda Vancheri quando già era noto che sarebbe diventata assessore regionale per far sì che potesse beneficiare di alcuni rimborsi da parte della Regione. «Quando l’ho assunta – spiega – non sapevo nulla della sua imminente nomina. Peraltro quando lei ha chiesto i rimborsi a Confindustria era il 2015 e il presidente non ero più io ma Marco Venturi. Io l’avevo assunta nel 2012. A seguito di questa vicenda seppi dell’indagine a mio carico dai giornali. Ancora non avevo ricevuto nessun avviso di garanzia. La notizia dell’inchiesta peraltro portò l’Eni a revocarmi tutti i contratti facendo nascere un contenzioso di 38 milioni di euro e costringendomi a licenziare 300 operai, con altrettante famiglie rimaste senza un lavoro».

Sui rapporti con l’ex leader di Confindustria Antonello Montante, Carmelo Turco ha aggiunto: «La mia famiglia i contratti con l’Eni li faceva già nel 1965, da quattro generazioni. Per cui da Montante non sono mai stato agevolato in nessun modo». Turco è stato anche accusato di aver finanziato illecitamente la campagna elettorale di Crocetta. «Ho finanziato la campagna elettorale di Rosario Crocetta con un bonifico di 5mila euro, regolarmente dichiarato, perché era la prima volta che un gelese era candidato alla presidenza della Regione, nella speranza che potesse ben operare sul territorio».   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA