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Nata da utero trapiantato, la piccola Alessandra lascia l’ospedale a due mesi dal parto

La mamma era stata dimessa alcune settimane fa. Il parto eccezionale era avvenuto al Cannizzaro lo scorso 30 agosto. Il papà Giovanni racconta emozionato il rientro a casa

Di Francesca Aglieri Rinella |

Torna a casa la piccola Alessandra nata il 30 agosto dalla prima donna trapiantata di utero in Italia. Dimessa dall’Ospedale Cannizzaro, ad attenderla nella sua abitazione di Gela, oltre a mamma Albina Verderame e a papà Giovanni Ferranti, ci sono peluche, palloncini e nastrini rosa. Alessandra – che cresce giorno dopo giorno, sta bene e prosegue i controlli di routine – è pronta per iniziare una nuova vita. Papà e mamma hanno occhi, cuore e emozioni solo per lei.  «È un sogno che si realizza. Alessandra mangia, dorme, è una bimba tranquilla. Piange solo quando ha fame. E anche mia moglie sta bene ed è felice. Io, quando posso, passo il mio tempo a guardarle…». Così Giovanni, 37 anni, racconta a La Sicilia il suo rientro a casa. La coppia, lui 37 anni e la neomamma di 31, è la dimostrazione che i miracoli della scienza esistono. Se poi si fondono con il «miracolo» per eccellenza, quello della vita, tutto sembra incredibile, ma – incredibilmente – vero. 

«Ci abbiamo creduto veramente che potesse accadere – confessa Giovanni – che mia moglie potesse dare alla luce un figlio. Perché se la medicina ha fatto passi da gigante, se esistono queste equipe in grado di assistere le persone con le nostre difficoltà, bisogna certamente crederci. È scienza, e la scienza va avanti. Sono dei percorsi belli, ma lunghi, difficili e duri allo stesso tempo. Il trapianto è stata una cosa forte e delicata. Noi ringraziamo e ringrazieremo sempre la famiglia della donatrice con cui siamo sempre in contatto telefonicamente. E un grazie anche ai medici del Cannizzaro e del Policlinico. Quello che mi sento di dire alle coppie è di crederci e di intraprendere questo tipo di percorsi. Perché alla fine il risultato ci sarà. E noi ne siamo la prova. Abbiamo Alessandra. È stato esaudito il desiderio di maternità di mia moglie e il nostro di diventare genitori».

Albina ha partorito, all’ospedale Cannizzaro, dopo il trapianto di un utero ricevuto in donazione nel 2020 – in piena pandemia- da una donna fiorentina deceduta per arresto cardiaco. La piccola è rimasta ricoverata per alcune settimane in Neonatologia, diretta da Pietro D'Amico: prima, date le condizioni di prematurità, in Terapia Intensiva, successivamente, grazie ai miglioramenti ottenuti con le terapie farmacologiche e all’assistenza respiratoria, in sub-intensiva. È stata poi sottoposta a varie consulenze specialistiche e controlli, pre e post-dimissioni. Ora, a parere degli specialisti presenta un normale sviluppo staturo-ponderale e neuromotorio e la prognosi si conferma buona. La gravidanza di mamma Albina e il parto sono stati seguiti da Paolo Scollo, direttore dell’unità operativa Ostetricia e Ginecologia del Cannizzaro e docente dell’Università Kore di Enna. Anche Albina è rimasta ricoverata per alcune settimane dopo il taglio cesareo e la prolungata infezione da Covid-19, superata la quale ha potuto finalmente abbracciare la figlia. 

Pierfrancesco Veroux è stato, invece, il chirurgo vascolare alla guida del team siciliano che ha eseguito il trapianto sulla paziente affetta dalla sindrome di Rokitansky, ovvero nata senza utero, malattia rara che colpisce in genere circa una bambina su 5.000. Veroux è il direttore del Centro Trapianti e Chirurgia Vascolare dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico di Catania, l’unico centro italiano a essere autorizzato al trapianto di utero e uno dei quattro al mondo attualmente esistenti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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