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INCENDIO DOLOSO

Nuova intimidazione al referente antiracket di Militello: bruciati due capannoni

Danilo Dambone già in passato aveva subito altri danneggiamenti: «Sono turbato ma n on intendo arretrare»

Di Lucio Gambera |

Un gravissimo atto incendiario è stato consumato a Militello, mercoledì notte, in contrada Castelluccio, ai margini della strada provinciale 28/I che collega il centro abitato a Scordia. In aperta campagna, in un fondo privato, ignoti hanno appiccato il fuoco all’interno di tre fabbricati rurali, alle 22 circa.  In base ai primi riscontri, l’ipotesi più accreditata dagli investigatori è quella della matrice dolosa.  L’accaduto è stato denunciato dal titolare, che opera nella qualità di responsabile dell’associazione di volontariato “Ambulatorio antiusura e antiracket” di Militello, Danilo Dambone.

L’incendio ha causato danni ingenti alle strutture edili e alle coperture superiori, il rogo di materiali e mobili, suppellettili e arredi. Secondo il proprietario degli immobili, che già in passato aveva subito altri atti di danneggiamento e intimidazioni, il valore complessivo del danno non sarebbe inferiore a circa 150mila euro. I beni andati in fumo non sarebbero stati coperti da misure assicurative. 

Le operazioni di spegnimento delle fiamme si sono concluse alle 5 di ieri, dopo diverse ore d’intervento da parte di squadre dei vigili del fuoco di Vizzini e Catania. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, con il coordinamento dei militari della Compagnia di Palagonia, che hanno avviato le indagini.

«Sono esterrefatto per le proporzioni dell’accaduto, il cui significato è palesemente intimidatorio», ha dichiarato Dambone, che rappresenta e guida l'organizzazione senza scopo di lucro -. Attendo una risposta dagli organi competenti, ma non posso sostenere, in questo momento, alcuna tesi in ordine alle responsabilità soggettive e al movente. Al sindaco di Militello ho già comunicato la gravità dell’episodio criminale».   

L’intimidazione è solo l’ultima di una serie di “messaggi” a Dambone: «Da troppo tempo – ha dichiarato – sono finito nel “mirino” di sconosciuti. Negli anni scorsi è stata pure profanata la cappella cimiteriale della mia famiglia e la tomba in cui riposa il mio caro padre. Forse il mio impegno per la legalità è sgradito in questo territorio, ma non intendo arretrare. Sono preoccupato e turbato: confido nel lavoro degli inquirenti».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA