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la tragedia

Realmonte, suicida a 26 anni perché non ha superato il concorso in polizia

La vittima era di Caltanissetta e si è sparato un colpo di pistola sulla spiaggia nei pressi della Villa Romana

Di Antonino Ravanà |

Non ha retto a quel sogno infranto di indossare la divisa. Si è sentito tradito. Aveva studiato, si era preparato, ed aveva superato le prime selezioni per entrare in polizia, ma alle visite è stato scartato.  Era la sua ultima possibilità, visto il limite dei 26 anni per partecipare a questo tipo di concorsi, e lui li aveva già compiuti. Tornato da Roma con l’animo a pezzi, ha pensato solo a farla finita. E l’ha fatto nella maniera più terribile: si è sparato alla tempia davanti all’amico di sempre, in spiaggia, nelle vicinanze di uno stabilimento balneare, in quei momenti affollato di giovani e famiglie. 

Così si è tolto la vita un ragazzo di Caltanissetta (per ovvi motivi di privacy non sono state rese note le generalità). Teatro della tragedia “Punta Grande”, un “pezzo” incantato di spiaggia, tra Porto Empedocle e Realmonte, con a destra la Scala dei Turchi, e a sinistra il sito archeologico di Villa Romana. Il giovane, insieme con il padre, mercoledì pomeriggio era tornato dalla Capitale, dove aveva sostenuto le visite per entrare nella fila della polizia di Stato. Una passione per la divisa nata già ai tempi dell’adolescenza. Le aveva provate tutte: senza successo.  Anche nell’ultima selezione non ha avuto «fortuna». Giunto a casa nessuno è riuscito a scorgere quell’abisso profondo in cui era precipitato, e che l’ha spinto a togliersi la vita.  Ha preso la pistola, legalmente detenuta con porto d’armi per uso sportivo, e l’ha nascosta nella cintola dei pantaloni. Ai genitori ha detto che sarebbe andato in giro per svagarsi un po’. E in auto, insieme ad un amico, dalla città nissena, ha raggiunto la zona dei lidi agrigentini. I due sono entrati all’interno di un locale sulla spiaggia. Sono rimasti un po’ a parlare, poi, all’improvviso la tragedia. Il 26enne si è allontanato, seguito a distanza dall’amico, e a pochi passi dal mare ha tirato fuori l’arma, facendo fuoco. Un solo colpo alla testa che, non gli ha lasciato scampo. È stato chiamato il 118, e poi sono stati allertati i carabinieri. Quando la zona è stata raggiunta dal personale medico di due ambulanze, per il ragazzo non c’era più nulla da fare.  Tutto quanto sotto gli occhi increduli e terrorizzati di decine di persone. Inizialmente qualcuno aveva pensato ad un omicidio, ma è bastato poco, e tutti hanno capito. E con loro il titolare della vicina attività lavorativa corso a spegnere la musica. Dopo alcune indagini, i carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile, hanno ricostruito come sono andati i fatti. Poi, al capitano Alberto Giordano, è toccato il delicato e difficile compito di avvisare i genitori.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA