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In Sicilia c’è il rischio Natale sommersi dai rifiuti, ultimatum della Regione a Comuni e Srr

L'assessore Daniela Baglieri ha scritto alle Amministrazioni: pronti fondi per chi differenzia, ma Catania - che comincia il porta a porta tra poche settimane - rischia di restare fuori 

Di Giuseppe Bianca |

Discariche al collasso e margini di agibilità al limite. Per evitare questo scenario di fine anno ci sono sessanta giorni. Un arco temporale messo nero su bianco per non arrivare con l’acqua alla gola e organizzare un’alternativa. 

La nuova deadline stavolta non sembra lasciare molti spazi di manovra e la lettera scritta alle Srr a metà della settimana scorsa dall’assessore ai Rifiuti Daniela Baglieri è il segno tangibile che sul fronte del trasporto dei rifiuti fuori regione, non ci sono certezze. Né in un senso, né in un altro, tranne per il fatto che occorre attrezzarsi. Arrivare impreparati stavolta equivarrebbe a un clamoroso autogol che la Sicilia dei rifiuti non può permettersi.

Francesco Laudani, presidente della Srr Catania Area Metropolitana che comprende 28 comuni ha chiarissimo il contesto ed è tra quelli che operativamente si sta ponendo in contatto con altre società per fare fronte comune rispetto al problema. «Sappiamo che Oikos ha dato una ulteriore disponibilità sia per quanto riguarda i quantitativi che per un arco temporale di circa sei mesi, ma pensiamo tutti che non sia più il caso di adagiarsi. La lettera che abbiamo ricevuto dalla Regione, come e più delle altre ci pone obiettivi organizzativi rispetto a cui dobbiamo agire con reattività».

Qualcosa è cambiato dunque, o va cambiando. O più semplicemente nel network di gestione e smaltimento del settore siciliano, tra una transizione e un’incompiuta, non c’è più spazio per il tirare a campare. Stavolta rischia di non esserci la soluzione da “Zona Cesarini” che negli ultimi sei anni consentito di poter favoleggiare sul trasporto fuori regione di una frazione di rifiuti senza che poi ci si sia mai arrivati.

«Oggi avremo un incontro con altre società per capire come muoverci – spiega Laudani – Stiamo chiedendo alle amministrazioni comunali dati sempre più aggiornati sui quantitativi di indifferenziata. All’avviso pubblico che abbiamo predisposto nei mesi scorsi hanno risposto in quattro ma i costi sono alti e arrivano quasi a 400 euro a tonnellata di rifiuto indifferenziato. È pur vero che Lentini ha chiesto la possibilità di un ampliamento, ma i territori non sembrano d’accordo». Ad avvicinare dunque l’ipotesi del trasporto rifiuti lontano dalla Sicilia dunque contribuiscono stavolta fattori diversi, ma concomitanti rispetto all’effetto, tra cui la Commissione Vas che sembra meno incline rispetto al passato a indulgere sul versante potenziamento delle discariche.

Anche il sistema delle premialità è un meccanismo che rischia di far saltare il banco: «Nell’ultimo incontro che abbiamo avuto con l’assessore Baglieri ci è stato confermato che la Regione potrebbe intervenire sia sui comuni che sulle Srr. I soldi potrebbero essere disponibili solo a chi raggiunge alcune percentuali differenziando e questo pone serie limitazioni a chi resta indietro, per esempio Catania con il rimo step del porta a porta che partirà a breve, rischia di non poter beneficiare dei fondi». 

«Tra le soluzioni sperimentali ci potrebbe inoltre essere la raccolta quotidiana della frazione di organico affiancata dalle altre tipologie secondo calendario già stabilito forse si potrebbe aggiungere un giorno supplementare per plastica e indifferenziato – commenta il presidente della Srr Catania Area Metropolitana – Bisogna studiarci sopra».

La vicenda sembra dimostrare, che, al netto di tutte le intenzioni di riforma, al momento più concettuali che pratiche, le Srr oggi rimangono l’unica alternativa sul campo. Almeno fino a prova contraria. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA