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Sbarchi a Catania: donne, bimbi e fragili giù dalle navi. Urla e malesseri tra chi resta a bordo

Situazione ancora da definire per i naufraghi, tutti uomini e in salute, per i quali non è stato decretato lo sbarco. Il comandante della Humanity 1 non intende ripartire dal porto etneo

Di Redazione |

Se per molti, donne, minori e fragili, lo sbarco è stato assicurato per altri naufraghi, al porto di Catania, ormai raggiungere la terraferma, mai così vicina negli ultimi giorni, non è più una questione di distanze. Mentre in tanti percorrevano la passerella con la certezza di avercela fatta, all’interno della Humanity 1 c'è chi, con il passare delle ore, ha cominciato a capire che almeno per adesso lo sbarco non avverrà. Quei migranti sono tutti uomini adulti, giovani e ritenuti in salute. Per questo, secondo il nuovo decreto, non potranno scendere a terra. Per questo dopo le verifiche dei tre ispettori degli Uffici di sanità marittima, giunti in pettorina fluorescente nella notte per verificare le condizioni dei naufraghi, l'equipaggio ha cercato di spiegare che bisogna ancora aspettare. 

La situazione è precipitata quando tra i migranti sul ponte qualcuno ha cominciato ad urlare, l’equipaggio che in questi giorni si è preso cura di loro offrendogli coperte e pasti caldi ha avuto ora il compito più difficile: spiegare che per il momento non avrebbero potuto lasciare la nave. «Non dipende da noi ma stiamo cercando una soluzione. Non vi riporteremo indietro, bisogna aspettare e avere pazienza». A questo annuncio uno dei migranti è crollato, ha avuto una crisi ed è stato evacuato in ambulanza. Così gli altri trentacinque, tutti giovani tra i 18 e i 30 anni che ancora sperano e cercano di mantenere i nervi saldi, si sono seduti sul ponte con le mascherine, il cappellino o il cappuccio della felpa in testa. Il pontile del molo di levante lo osservano da ore, possono sfiorarlo ma non raggiungerlo. «E' difficile riuscire a spiegargli quello che sta succedendo ed è qualcosa che io stesso non riesco a capire perché per me va contro le leggi», spiega Joachim Ebeling, comandante della Humanity 1. Dopo giorni di paura ora subentra l’apatia e di fronte all’immobilità la motivazione sembra soccombere. Restano in attesa fin dalla scorsa notte raggruppati tutti sul pavimento del ponte come in un sit-in: ora il problema non è più essere travolti dalle onde, ma restare fermi per troppo tempo.  E pare che si stia andando verso un contenzioso legale amministrativo tra l’Humanity 1 e il governo: i legali dell’Ong starebbero infatti stilando un ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Catania contro la «disposizione impartita dalle autorità al capitano Joachim Ebeling di lasciare il porto con i 35 sopravvissuti a bordo». Il provvedimento è infatti impugnabili davanti al Tar. Il comandante ha già risposto alla mail annunciando che «rimarrà a Catania assieme ai sopravvissuti finché non saranno sbarcati». 

A scendere invece dalle due navi, oltre la Humanity nel pomeriggio di oggi sono sbarcati migranti anche dalla Geo Barents, tra gli altri, anche tre bambine e un neonato, tanto giovani da essere già pronti per una seconda vita, appena cominciata nel porto di Catania. Sono loro i primi migranti sbarcati nel porto di Catania dalla Humanity 1. Dopo di loro un fiume di minori non accompagnati, oltre un centinaio. E poi donne e uomini trasportati sulle sedie, stremati dal viaggio nel Mediterraneo, che si sentono dei 'miracolatì. Pochi minuti prima gli ispettori degli Uffici di sanità marittima, saliti sulla nave, hanno osservato i naufraghi prendendo nota: un primo rapido controllo che ha stabilito chi potesse entrare nelle liste di coloro ce l’hanno fatta. Poi, una volta a terra, le visite mediche nelle tende e gli autobus di linea urbana pronti a partire per i centri di accoglienza. 

Stesse scene qualche ora dopo nello stesso porto tra i naufraghi della Geo Barents, dove dalla passerella dell’altro molo a poche centinaia di metri sono scese anche tre donne incinte, oltre a una cinquantina di minorenni non accompagnati e interi nuclei familiari. Tra questi, una coppia che aveva cominciato il proprio viaggio dal Togo assieme alla loro figlia di undici mesi, nata con il labbro leporino e che oggi ha difficoltà nella deglutizione. I suoi genitori hanno lavorato in Libia per mettere i soldi da parte per curare la loro figlia, cercando contemporaneamente di ottenere un visto per l’Europa che è stato sempre negato. Unico modo per curarla era fuggire. A bordo, tra chi spera di poter scendere in queste ore, c'è un ragazzo determinato ad andare in Germania. È lì che si trova sua madre, malata terminale di cancro. Vuole rivederla un’ultima volta. Non c'è stato modo di ottenere un visto e così l’unica scelta da fare per lui è stata quella di mettersi provare a raggiungerla attraverso un barcone, prima del salvataggio in mare. C'è anche chi quelle onde le conosce meglio di tanti altri, è stato intercettato dalla guardia costiera libica e riportato con la forza indietro ben quattro volte ma «forse – dice il giovane migrante agli attivisti – questa è la volta buona». Le persone finora sbarcate dalla Geo Barents sono 240. Lo riferisce la stessa ong, la quale specifica che le operazioni di sbarco non sono ancora terminate.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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