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L’inchiesta

Scandalo Ast, nelle carte la lista nera di 63 raccomandati assunti. Ora il riscontro sui politici

Nell’informativa della Gdf un elenco di 84 nomi poi “scremato”. Le prove negli interrogatori: «Presi senza colloquio». Fiduccia teste-chiave

Di Mario Barresi |

Lo scandaloso assumificio dell’Ast non è la solita ossessione dei cronisti-vampiri attirati dall’odore del sangue di una classe politica siciliana fondata trasversalmente sulla pratica della raccomandazione. Né un’esca mediatica utilizzata da magistrati che, pur di ottenere un titolo più grosso, si dilettano a farcire gli atti con narrazioni ammiccanti sulle condotte degli inquilini dei palazzi regionali del potere. Il “sistema Fiduccia” sulle assunzioni di  interinali nella partecipata regionale, piuttosto, è – oggettivamente – un corposo filone dell’indagine della Procura di Palermo. 

Mentre si aspettano gli sviluppi canonici delle 9 misure cautelari emesse dal gip  (a partire dall’interrogatorio dell’unico indagato finito ai domiciliari: il direttore Ugo Fiduccia), l’inchiesta sull’Ast prosegue. A fari spenti. Anche su  quella che il giudice definisce «la frode nell’esecuzione del contratto» con l’agenzia interinale In.Hr. «Assunzioni pilotate», rimarca, che «hanno fatto dell’Ast una scatola contenitrice di lavoratori non necessari all’azienda, ma ad essa di fatto imposti dal Fiduccia, veicolatore delle richieste dei politici di riferimento».

Ora, al di là della suggestione (e in alcuni casi della caccia alle streghe) sugli autori del «pizzino in assessorato» o del «bellu papello» ricevuto all’Ars, nelle indagini c’è un punto fermo che quasi tutti hanno sottovalutato. La Procura di Palermo è  arrivata a un riscontro ben preciso: «su 84 soggetti segnalati», si legge in un’informativa della guardia di finanza, «buona parte» sono stati assunti. E cioè 63, chiamati dall’agenzia interinale «senza verificarne le competenze e l’esperienza» e poi «somministrati ad Ast». 

Come appreso da La Sicilia da autorevoli (e riscontrate) fonti, nella fase più delicata dell’inchiesta s’è arrivati a un punto di svolta grazie a un metodo ben preciso. Quasi matematico. Ovvero: la compilazione di un elenco di potenziali raccomandati, tratto da diversi versanti investigativi. Il punto di partenza è  il verbale della testimonianza del dipendente “pentito”, raccolto   il 9 ottobre 2019, in cui l’avvocato Giuseppe Terrano si autoaccusa di essere entrato all’Ast  grazie a uno «sponsor» e indica «tutta una serie di dipendenti che sono stati assunti grazie al sostegno di noti esponenti politici o influenti gruppi imprenditoriali». Ma il racconto di Terrano è solo il primo potenziale riscontro  di una condotta che per i pm è «pesantemente condizionata da logiche clientelari e da pressioni politiche».

Il lavoro certosino delle fiamme gialle  finisce in una corposa Cnr, consegnata alla Procura di Palermo lo scorso 17 novembre, in cui c’è la lista dei lavoratori che sono stati assunti «in data successiva» alle conversazioni intercettate «in cui veniva “raccomandata” la loro assunzione». E qui si arriva al metodo. Fondato su due fonti d’indagine. Si parte dall’intercettazione ambientale del 28 gennaio 2020, nella quale Fiduccia segnala a Mario Salbitani e Giuseppe Telesca, referenti dell’agenzia interinale, i primi 34 nomi. In un successivo incontro, il 22 settembre dello stesso anno, il direttore dell’Ast indica altri  50 lavoratori da assumere (numero che corrisponde a quello del “papello” che, intercettato, dice di aver preso all’Ars), molti dei quali, per sua stessa ammissione, «segnalati dall’assessorato». 

Il conto è fatto: 34 più 50 uguale 84. La guardia di finanza ne elimina 21, perché non effettivamente assunti.  Ed ecco la lista nera – 63 nomi, in ordine alfabetico – finita agli atti.  Poi   «sono stati selezionati a campione 5 lavoratori tra quelli assunti dalla In.Hr. –  si legge a nell’informativa – per chiedere loro quali fossero state le loro modalità di reclutamento». Nei verbali di sommarie informazioni, quattro su cinque dichiarano di aver semplicemente inviato un curriculum (c’è chi, preso come manutentore all’Ast di Palermo, ammette di non avere «alcuna esperienza nel campo meccanico o dei trasporti») e solo uno di aver  affrontato un colloquio di lavoro, nella sede dell’agenzia a Siracusa. Ma «non è possibile stabilire – precisa il gip – quanti dei 63 lavoratori somministrati all’Ast su richiesta nominativa del Fiduccia avessero le necessarie competenze per lo svolgimento dell’attività». 

Quanto c’entra la politica e che tipo di responsabilità ha?  Il giudice segnala che non si ha ancora «conferma dell’esistenza di un vero e proprio patto corruttivo» (come invece evidenziato dai pm) nell’accoglimento delle «indicazioni dei politici», ma emerge «comunque che quella delle assunzioni politiche era una costante dell’agire degli indagati». E ora il salto di qualità dell’inchiesta sta nel capire se e fino a che punto i big regionali siano coinvolta in condotte già di per sé rilevanti dal punto di vista penale per gli indagati. A prescindere dagli stessi politici citati, a torto o a ragione, nelle carte. Un aiuto, in questo senso, potrebbe arrivare proprio dallo stesso Fiduccia. L’unico dei 16 indagati sottoposto a misura restrittiva (è ai domiciliari), l’uomo-chiave dell’inchiesta sull’Ast. Magari disposto a raccontare la verità sui suoi  «contatti» nei Palazzi. Twitter: @MarioBarresi COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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