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Scandalo Girgenti Acque, un servizio idrico tra “assumificio” e appalti

Nel corso dell’operazione, denominata "Waterloo", sono stati eseguiti 8 fermi, mentre gli indagati sono 84

Di Redazione |

Non soltanto «assumificio», ma anche azienda – la prima in provincia di Agrigento per fatturato e numero di dipendenti – che ometteva di depurare le acque reflue e che svolgeva funzione di stazione appaltante, utilizzando i fondi pubblici «e facendo effettuare i lavori alle imprese del gruppo Campione». «Un sistema che consentiva all’imprenditore Marco Campione – ha ricostruito il Procuratore aggiunto Salvatore Vella – di dragare liquidità proprio dalla Girgenti Acque a favore delle sue aziende. Dal 2013 al 2017, circa 40 milioni di euro sono transitati dalla Girgenti Acque e Hydortecne a società del gruppo Campione». Secondo la Procura di Agrigento è stata così un’associazione a delinquere nella governance di Girgenti Acque, l’ente gestore del servizio idrico integrato della provincia.

Nel corso dell’operazione, denominata "Waterloo", sono stati eseguiti 8 fermi: si tratta dei componenti del disciolto consiglio di amministrazione e dirigenti di Girgenti Acque. I fermati sono Marco Campione, 60 anni, ex presidente di Girgenti Acque; Pietro Arnone, 58 anni, amministratore unico di Hydortecne; Calogero Patti, 53 anni, dipendente di Girgenti Acque; Angelo Piero Cutaia, 51anni, direttore amministrativo di Girgenti Acque; Gian Domenico Ponzo, 54 anni, direttore generale Girgenti Acque; Francesco Barrovecchio, 61 anni, responsabile tecnico Hydortecne; Calogero Sala, 61 anni, direttore tecnico e progettazione Girgenti Acque; Igino Della Volpe, 63 anni, membro del consiglio di amministrazione di Girgenti Acque. A vario titolo sono stati contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, l'ambiente, la fede pubblica e il patrimonio. Alla base dei provvedimenti di fermo vi è la ritenuta esigenza cautelare "della possibilità di trasferire ingenti capitali all’estero». "Anche per questo abbiamo effettuato i fermi – ha spiegato il procuratore capo Luigi Patronaggio – . Si tratta di soggetti che si muovono a livello internazionale, che hanno la capacità non solo di andare all’estero, ma anche di movimentare capitali su conti esteri». Si attende ora la convalida del gip e l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere come richiesto dalla Procura. 

Oltre agli 8 fermati, sono indagate complessivamente 84 persone. Per 50 di queste, la Procura si appresta a notificare avviso di conclusione delle indagini preliminari. Tra questi ci sarebbe anche il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. «Non ho nulla da nascondere poiché tutto ciò che ho ricevuto da Girgenti Acque, è stato dichiarato. Bastava chiamarmi ed avrei fornito tutte le spiegazioni e la documentazione in mio possesso – ha spiegato Miccichè, – . Tutti i contributi che ho ricevuto per la mia campagna elettorale, non solo quelli di Girgenti Acque, li ho puntualmente dichiarati. Ho anche la delibera del Cda che ha deciso il contributo».  Nella lista degli indagati figura anche il deputato Francesco Scoma: è indagato, insieme a Miccichè, per avere ricevuto – sostiene l’accusa – contributi elettorali illeciti in occasione delle elezioni regionali del 2017. Indagato – per abuso di ufficio e concorso esterno in associazione a delinquere – anche l’ex prefetto Nicola Diomede, dimessosi nel 2018 dopo la notifica dell’avviso di garanzia. Tra i politici indagati figura anche l’ex presidente della Provincia Eugenio D’Orsi. 

L’operazione Waterloo è stata condotta dai carabinieri del reparto Operativo di Agrigento, da quelli del Noe di Palermo, dalla Guardia di finanza e dalla Dia di Agrigento dopo un’indagine durata 4 anni e coordinata dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella.    COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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