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LA NUOVA EMERGENZA

Sicilia, rifiuti all’estero per non diventare l’isola della spazzatura: ma a che prezzo?

Chiude nuovamente la discarica di Lentini e scade la direttiva della Regione che per due mesi ha mitigato la crisi

Di Redazione |

Catania  di nuovo in emergenza rifiuti per la nuova chiusura della discarica di Lentini e domani scade anche la direttiva della Regione che il 14 settembre scorso aveva permesso di mitigare la crisi dei rifiuti in cui era piombata improvvisamente Catania con tanti altri Comuni della Sicilia orientale. E ora si fa sempre più incombente lo spettro dello smaltimento dei rifiuti fuori dall’Isola, con costi che lieviteranno alle stelle e saranno difficilmente sostenibili dai Comuni.

La saturazione della discarica di contrada Grotte San Giorgio, la più grande del Mezzogiorno, è stata per mesi solo una prospettiva futura. Adesso è una drammatica realtà. Già a giugno la Sicula Trasporti, la società dei Leonardi oggi in amministrazione giudiziaria dopo l’operazione “Mazzetta Sicula”, aveva informato i comuni, le Srr delle province di Catania, Messina e Siracusa, le aziende dei rifiuti e la stessa Regione di dover ridurre i quantitativi di indifferenziata in ingresso a non oltre 600 tonnellate al giorno. 

«I decadenti della lavorazione dei rifiuti – comunicavano gli amministratori giudiziari – saranno inviati ad altre discariche siciliane». Misterbianco, Gela e Siculiana gli impianti individuati, peraltro con una disponibilità di spazi già limitata. Del 14 settembre la comunicazione con la quale la Regione stabiliva le quantità conferibili nelle tre discariche per un periodo di sessanta giorni, dunque fino a oggi. La nota che i comuni non avrebbero mai voluto ricevere è di pochi giorni fa. La Sicula Trasporti – dal momento che le quantità determinate dalla Regione lo scorso 14 settembre non risultano sufficienti alla quotidiana gestione della lavorazione dei rifiuti – ha fatto sapere di avere «ricercato e individuato nuovi siti, fuori regione, per il conferimento delle eccedenze dei rifiuti decadenti». Operazione che ovviamente comporterà l’introduzione «di una ulteriore tariffa di conferimento che, comprensiva degli oneri di trasporto, sarà pari a 334,65 euro a tonnellata oltre tributo speciale, se dovuto, e Iva». 

Una mazzata da tempo temuta dagli amministratori dei comuni siciliani, molti dei quali sempre più vicini al baratro finanziario. Dopo un’estate e un inizio d’autunno nel segno dell’emergenza – con continue lunghe code di camion carichi di rifiuti in attesa di poter conferire davanti ai cancelli della Sicula Trasporti – la situazione rischia adesso di esplodere. Ma non si parli di ampliamenti, avvisa il Comitato unitario per la sanità pubblica di Lentini, che ha rilanciato la battaglia contro il progetto di ampliamento della Sicula Trasporti che prevede la realizzazione di tre nuovi bacini per abbancare altri 4,5 milioni di metri cubi di rifiuti: «Musumeci decida che la discarica di Grotte San Giorgio deve essere chiusa e rapidamente bonificata e nessun altro impianto deve sorgere nel nostro territorio». 

La soluzione che appare ora più semplice anche se è la più costosa è quella di inviare i rifiuti fuori dalla Sicilia, cos' da non farla diventare l'isola di spazzatura del Mediterraneo, un po' come quella che galleggia nel Pacifico. Ma a tre mesi dalla lettera-diffida con cui l’assessorato regionale ai Rifiuti chiedeva alle Srr di organizzarsi senza ulteriori indugi per il trasporto dei rifiuti fuori regione, le società di gestione nei territori sono pronti a inviare a Viale Campania, un nuovo Sos, la richiesta di un a nuova proproa per riuscire a centrare gli obiettivi organizzativi mancati in questo periodo.

L’assessore Daniela Baglieri ha convocato giovedì scorso le Srr per fare il punto della situazione. A esser pronti sono in pochi. Stanno procedendo con la pubblicazione dei bandi o l’hanno già perfezionata Srr Messina Provincia e Catania Area Metropolitana, più indietro Catania nord, Siracusa e Messina Area Metropolitana che invece vanno procedendo alla revisione di alcuni dati e all’analisi propedeutica ai calcoli da fare per il trasporto fuori regione.

Dall’assessorato ai Rifiuti vogliono evitare ulteriori avvitamenti in una situazione di discariche ridotte all’osso. Un ruolo importante lo giocherà l’impianto di Timpazzo a Gela.  La soluzione-ponte chiesta dalle società di gestione concederà probabilmente solo il tempo per l’ultimo break. La via del trasporto all’esterno del perimetro siciliano comincia a essere sempre più tracciata. Dopo oltre sei anni di dibattiti, mancate riforme, vicende giudiziarie, incomprensioni istituzionali e stallo senza fine rispetto alle soluzioni, il 2022 rischia di essere l’anno primo del balletto dei rifiuti lontano dalla Sicilia. Un’ecatombe di costi supplementari per comuni e società a cui la Regione ha annunciato di far fronte con 45 milioni di euro.

Ma alla fine parte dei costi ricadrà inevitabilmente sui cittadini , come ha fatto capire anche il sindaco di Catania Salvo Pogliese  che in una intervista al nostro giornale ha spiegato bene come l'aumento della Tari dipenda dalla saturazione delle nostre discariche. Cosa tra l'altro che era ampiamente prevista e prevedibile.

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