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Tre anni dalla tragedia del ponte Morandi, la ministra Cartabia: «Nessun rischio sul processo»

La ministra della Giustizia a Genova rassicura i parenti delle vittime e si commuove «È doloroso, sono qui da madre»

Di Alessandro Carlevaro |

Tre anni dopo il crollo del Ponte Morandi, i parenti delle 43 vittime sono tornati a Genova a ricordare, insieme a rappresentanti delle istituzioni e della Procura, e piangono ancora come se il disastro fosse accaduto oggi. Alla terza commemorazione, celebrata nella Radura della Memoria, sotto al nuovo ponte, provano ancora molta rabbia aspettando il processo – anche se «le indagini certosine della Guardia di finanza e il lavoro strenuo della procura ci hanno fatto sentire forte la presenza dello Stato» – e osservando come la società che gestiva il ponte «non è con le spalle al muro, anzi – ha detto Egle Possetti, portavoce dei familiari delle vittime – il contratto di acquisizione in itinere ha previsto ulteriori risposte alle pretese del concessionario, richieste sempre più avide».   Al ricordo del 14 agosto 2018 hanno partecipato il ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini e la ministra della Giustizia Marta Cartabia, che ha voluto rassicurare chi attende giustizia. 

 A ricordare c'erano anche il sindaco di Genova Marco Bucci, il presidente della Regione Giovanni Toti e molti parlamentari liguri. A loro il ministro Giovannini ha chiesto di sostenere con il voto «il grande piano di investimenti» con cui il Governo vuole mettere in sicurezza tante infrastrutture che sentono il peso degli anni e in alcuni casi devono essere abbattute e rifatte». 

 Prima della cerimonia, i ministri, con i parenti delle vittime, hanno assistito all’abbattimento di un manufatto dove sorgerà il Memoriale 14.08.2018, progettato dall’architetto Stefano Boeri. Sono poi entrati in un capannone che custodisce alcune macerie del Morandi – che saranno esposte nella nuova struttura – e alla loro vista il volto del papà di una delle vittime è stato trasfigurato dal dolore. «Sono passati tre anni da quel giorno, le urla, la pioggia, le lacrime, la polvere sono ancora nel nostro cuore – ha detto, anche lei in lacrime, Egle Possetti -, stiamo aspettando segnali di giustizia ma sono ancora troppo pochi». 

 Alla cerimonia c'erano anche l’imam Salah Hussein e l'arcivescovo di Genova Marco Tasca. Il governatore Toti ha chiesto giustizia per le vittime, il sindaco Bucci ha ricordato il dolore e la difficile ripartenza della città, ora pronta a correre.   Un video ha mostrato le immagini del disastro e i nomi delle vittime: «leggendoli – ha detto Giovannini – ci si rende conto dell’entità del dramma».   Alle 11:36, si sono fermati tutti e hanno suonato le campane delle chiese e le sirene delle navi in porto. Mentre sulla passerella sul torrente, che da ieri si chiama «14 agosto 2018», ci sono stati i 43 rintocchi di una campana tibetana e il lancio di 43 rose bianche nel greto da parte degli sfollati.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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