«No alla trasfusione di sangue a mio padre» e semina il caos al pronto soccorso

Di Fabio Russello / 29 Luglio 2020

Medico minacciato dal figlio di un paziente a Villa Sofia. Sono intervenuti la scorsa notte i carabinieri per riportare la calma e fermare un giovane che aveva seminato il caos, costringendo i sanitari a bloccare le attività nella shock room per oltre un’ora. A scatenare l’episodio di violenza, sebbene verbale, non i tempi d’attesa al pronto soccorso bensì una trasfusione di sangue. Alla base della protesta probabilmente ragioni di carattere religioso.

Il figlio del paziente infatti non avrebbe gradito la decisione presa dai medici e così avrebbe iniziato a inveire contro di loro. A nulla sarebbe servito l’intervento delle guardie giurate. Il giovane è tornato alla carica e i medici hanno chiamato i carabinieri. I militari hanno identificato l’aggressore contro il quale è scattata una denuncia per minacce.

Toccherà poi alla direzione ospedaliera stabilire se procedere legalmente e costituirsi parte civile nell’eventuale processo. «Il Covid ha dimostrato – dice Angelo Collodoro, vicesegretario regionale del sindacato Cimo – che l’85% dell’afflusso in pronto soccorso è inappropriato e inoltre aveva tenuto lontano quei delinquenti che adesso sono tornati a scorrazzare per gli ospedali. Constatiamo di essere all’anno zero nella solita indifferenza delle istituzioni preposte alla protezione di medici e infermieri che, oltre al sovraccarico di lavoro svolto spesso senza le necessarie misure di sicurezza, tornano come prima più di prima ad essere insultati, minacciati e malmenati».

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