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Il caso

Noto, depuratori «disastrati» sotto accusa. Acqua a rischio contaminazione

Inquinamento colposo: il procedimento penale va avanti. A luglio periti al lavoro

Di Luisa Santangelo |

Dopo l’estate se ne parla. I 90 giorni a disposizione dei consulenti tecnici nominati dal gip del tribunale di Siracusa decorrono, infatti, dall’1 luglio 2025. Quel giorno nella sede dell’Aspecon (Azienda speciale del Comune di Noto) i periti, d’ufficio e di parte, cominceranno a prendere visione dello stato degli impianti di depurazione di Noto. Da ottobre 2024, nella capitale del Barocco siciliano i depuratori urbani e gli scarichi (regolari e abusivi) nel torrente Asinaro sono sotto sequestro per inquinamento ambientale colposo. Tra gli indagati, oltre ai tecnici e a diversi ex componenti del consiglio di amministrazione, ci sono anche l’attuale e l’ex sindaco, Corrado Figura e Corrado Bonfanti, che secondo i pm non sarebbero intervenuti per evitare l’evitabile. E cioè che i reflui netini finissero in mare pressoché nelle stesse condizioni di come uscivano dagli scarichi.

Ad accertarlo, adesso, interveranno gli esperti nel corso di un incidente probatorio deciso dal giudice. Ma che Aspecon avesse più problemi che soluzioni era, fino ai sigilli della magistratura, il segreto di Pulcinella. Per fare un esempio: nel verbale del consiglio di amministrazione del 2 luglio 2020 il direttore Alessandro Aiello, indagato nel procedimento, ci teneva a evidenziare «ancora una volta che la mancanza di liquidità non consente di garantire neanche i servizi essenziali di manutenzione in emergenza». Un anno prima, era il cda a scrivere: «Si conferma […] la vetustà dell’impianto, costruito circa 50 anni addietro, che ha superato da tempo la sua vita utile e sul quale si dovrebbero pertanto eseguire importanti interventi di manutenzione straordinaria o la completa sostituzione con un impianto di nuova concezione». I consiglieri di amministrazione si riferivano all’impianto di Passo Abate. Ma puntualizzavano subito dopo: «Stessa cosa può dirsi dei depuratori di contrada Calabernardo e Testa dell’acqua». Tradotto: non si salva niente.

Per comprendere la situazione, bisogna partire dai numeri: quattro dipendenti propri di Aspecon e altri quattro in distacco dal Comune di Noto. Di questi, solo due con la qualifica di «operatore impianti di depurazione». L’autorizzazione allo scarico delle acque reflue depurate nel fiume Asinaro, che poi sbocca nel mare di Noto, porta la data del 22 dicembre 2014 e aveva una durata quadriennale. Non risulta né prorogata né rinnovata. E poi i bilanci: l’ultimo approvato, ad agosto 2020, risale al 2019. Così si scopre che le casse di Aspecon piangono: debiti milionari, da contenziosi o con l’erario, a cui fanno da contraltare crediti ancora maggiori ma mai riscossi. A Noto c’è chi il servizio idrico – inclusa l’erogazione dell’acqua – non l’ha pagato per anni. Anche perché non gli è mai arrivata la bolletta.

Le volte che Aspecon ha provato a recuperare il recuperabile, i risultati non sono stati particolarmente soddisfacenti: dei 2,5 milioni di gettito atteso dal pagamento da parte degli utenti nel 2020, per fare un esempio, nelle casse della partecipata comunale ne sarebbero arrivati appena il 5 per cento. Tra chi deve pagare le somme più alte ci sono, naturalmente, i residenti (4,3 milioni), i non residenti (due milioni e cocci) e gli alberghi (563mila euro). Ma anche, per dire, chiese e parrocchie che devono versare circa 102mila euro. E i dati non tengono conto della «bollettazione» per il 2023 e il 2024.

Il tema non è (sol)tanto chi non paga, ma soprattutto chi non riesce a fare pagare. È la riscossione, bellezza, si direbbe con una semi-citazione cinematografica piuttosto abusata. Dalla mancanza di soldi, però, discende il problema principale. Di cui, nella città che della bellezza delle sue architetture e del suo mare fa vanto a livello mondiale, bisognerebbe occuparsi. E cioè: i tre impianti di depurazione (Passo Abate, Calabernardo e Testa dell’acqua), con vari livelli di gravità, non funzionano a dovere. O affatto. Almeno secondo i rilievi della magistratura.

C’è poi tutta un’altra serie di servizi ai quali Aspecon dovrebbe sovrintendere, cioè quelli legati alla distribuzione dell’acqua. La rete idrica netina è lunga 40 chilometri di tubazioni tutt’altro che impeccabili. Un risultato che pesa sulle spalle dei cittadini di Noto e delle sue frazioni: non solo l’erogazione dell’acqua è discontinua (e limitata a poche ore al giorno), ma le analisi avrebbero evidenziato contaminazioni tra le condotte idriche e le condotte fognarie. In altri termini: la salubrità di quello che arriva nei rubinetti della città non sarebbe sempre garantita.

Da queste conoscenze di partenza muoveranno le indagini dei consulenti tecnici del tribunale. Chiamati a lavorare, peraltro, in piena estate. Quando il numero di abitanti di Noto si moltiplica e, con esso, i possibili effetti dell’inquinamento.

Resta, poi, un altro corposo capitolo: quello del ruolo delle istituzioni. In un’Isola che, peraltro, dà i natali al commissario unico nazionale per la depurazione. «Noi in questa storia non c’entriamo niente», mette subito in chiaro le cose il commissario governativo Fabio Fatuzzo. «Quello di Noto non è uno dei territori sottoposti a sanzione comunitaria, a cui si riferisce il mio incarico, quindi lo dico in premesssa: io per Noto non ho un solo euro da spendere». Questo, però, non significa che non si stia interessando della questione: «Ho chiesto e ottenuto un incontro con l’assessorato regionale competente, si è fatta una prima riunione nell’ambito della quale ho evidenziato che, a prescindere da chi sia il soggetto attuatore, bisogna intanto trovare le risorse – spiega ancora il commissario Fatuzzo – La strada per il nuovo gestore unico del servizio idrico integrato nel Siracusano è intrapresa, è stata costituita la società, si sta insomma andando avanti. Il problema degli impianti di depurazione di Noto è che non funzionano. Quello che ho chiesto all’assessorato regionale è di porsi il problema anche di impianti come quelli, cioè in condizioni di scarsa efficienza. Martedì ci sarà un’altra riunione in proposito», conclude.

Il cerino, insomma, le sue mani non le ha nemmeno sfiorate. Perché, per il momento, è fermo in quelle dell’amministrazione comunale netina. «Stiamo discutendo con l’Ati (l’Assemblea territoriale idrica di Siracusa, ndr) perché loro riescano a reperire delle risorse nel più breve tempo possibile», dice il sindaco Corrado Figura, raggiunto al telefono mentre è impegnato a gestire gli appuntamenti dell’Infiorata. «In questo momento, tutto quello che è necessario fare ed è improrogabile continua a farlo il Comune di Noto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA