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Operazione Cubisa Connection, chi è il “capo-pusher” ai domiciliari a cui è dedicato l’inchino finito sui social

Simone Scalia è considerato uno dei vertici del gruppo di spaccio decapitato stamattina dai carabinieri di Acireale

Di Laura Distefano |

I social sono il nuovo palcoscenico della criminalità. Tre anni fa, Simone Scalia – considerato uno dei vertici del gruppo di spaccio decapitato stamattina dai carabinieri di Acireale nell’ambito dell’operazione Cubisa Connection – è stato “omaggiato” dai carusi del gruppo sotto casa. Scalia era appena tornato nella sua abitazione dove il giudice lo aveva posto agli arresti domiciliari dopo essere stato ammanettato in flagranza.

Sotto la casa di Scalia, ad Acireale, è arrivato un corteo di scooteristi. “L’inchino” è stato pubblicato nel profilo TikTok di Scalia con una dedica neomelodica. I carabinieri non hanno acquisito solo il video social ma anche i filmati dell’impianto di videosorveglianza installato vicino all’abitazione dell’indagato. E questo ha permesso agli investigatori di poter identificare i motociclisti . La plateale affermazione di potere – dalle vesti tipicamente mafiose – è stata registrata il 24 maggio 2022: fa un po’ venire i brividi pensare che sia accaduto il giorno dopo l’anniversario della strage di Capaci.

Dure le parole usate dal gip Maria Ivana Cardillo nell’analizzare «l’inchino in onore» di Scalia «effettuato da un carro funebre davanti all’abitazione» che lo stesso capo-pusher «ha ripreso e diffuso con dedica musicale sul profilo TikTok».

«La portata simbolica dell’evento, unitamente alla pubblica ostentazione della propria centralità criminale nel contesto territoriale, evidenzia – mette nero su bianco la gip nell’ordinanza – un comportamento perfettamente coerente con l’affiliazione ad una consorteria mafiosa e con la volontà di ribadire il proprio status di soggetto autorevole e rispettato, secondo la logica di intimidazione tipica delle organizzazioni di stampo mafioso».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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