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Opere al palo in Sicilia, la Regione infuriata con l’Anas: «Dateci sotto»

Di Andrea Lodato |

CATANIA – Se c’è una cosa che fa letteralmente infuriare il presidente della Regione Siciliana, è l’idea di essere coinvolto, seppure inconsapevolmente, nel gioco delle belle statuine. Anche perché per Nello Musumeci, che si nutre da sempre di politica e amministrazione, di rapporti fiduciari e di confronti diretti e franchi, non c’è margine per defilarsi dietro un “inconsapevolmente”. Ci sono solo progetti e fatti, a ogni promessa deve corrispondere un impegno. E scadenze da rispettare. Partiamo da qui per spiegare quanto sia in questo momento elevato il conflitto in corso tra la Regione Siciliana e il colosso Anas, quanto e perché l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, abbia sempre con sé un copioso e dettagliato dossier pieno di date, scadenze, risorse investite, cronoprogrammi elaborati, discussi e approvati ma, purtroppo, senza nessun progetto dentro.

E’ il dossier che racchiude tutto ciò che in termini di progettazioni di infrastrutture stradali la Sicilia attende da anni dall’Anas e non ha ancora ricevuto. Con il risultato che tutte le opere finanziate con la bellezza di 2,200 milioni non vanno avanti di un passo o, se va bene, marciano con lentezza notevole. Con L’Apq sottoscritto nel 2017, peraltro, si sarebbe dovuto procedere alla progettazione di opere importanti come la Mazara-Marsala, la Libertinia e la Bronte-Adrano, oltre ad una serie di interventi di messa in sicurezza nella Tangenziale di Catania. In tutto 22 opere, affidate per la progettazione all’Anas. E, sinora, tutte al palo. «E’ una situazione insostenibile – spiega l’assessore Falcone – perché la Sicilia parte da una situazione di grave ritardo in termini di infrastrutturazione e avrebbe bisogno di accelerare, non di essere frenata. L’elenco delle opere ferme o rallentate è sterminato. Se partiamo dalla Nord-Sud del Lotto B2, valore 100 milioni, è fatto solo il 20%. Un altro lotto è stato paralizzato dal fallimento dell’impresa che se lo era aggiudicato, il B5, per 120 milioni, attende dal 2014 che venga sbloccato dopo essere stato fermato per una inchiesta giudiziaria. Tre anni per capire se l’appalto deve andare o no all’impresa che era arrivata seconda nella gara. Aspettiamo ancora il progetto per la circonvallazione di Gela, per cui ci sono 316 milioni, quello per la variante della Comiso-Vittoria per 149 milioni. Ma non si procede se non a passo di lumaca anche sulla Agrigento-Palermo, per cui non ci sono i progetti per collegare i tratti della 189, la Ag-Pa, con la 121 che porta sino alla A19. La lista – insiste l’assessore – è sterminata. All’Anas abbiamo detto più volte, anche alzando i toni come è stato costretto a fare il presidente Musumeci, che non è accettabile che la Sicilia venga trattata così».

Spieghiamo meglio, allora, quando e perché Nello Musumeci e lo stesso Marco Falcone, ebbero la sgradevolissima sensazione di essere stati coinvolti nel gioco delle belle statuine. E’ il settembre del 2018, il giorno delle promesse dell’Anas e della foto ricordo con Musumeci e Falcone da una parte e, accanto, l’ad dell’Anas, Vittorio Armani, il direttore regionale Manlio Mele e il responsabile delle progettazioni Ugo Dibennardo. Foto ricordo e promessa di investimenti per 1,6 miliardi di euro. Perché, allora, gioco delle belle statuine? Perché nell’album dei ricordi dell’azienda statale, nella pagine dedicata alla Sicilia, campeggia una foto sostanzialmente uguale, datata novembre 2016, in cui semplicemente al posto di Musumeci e Falcone c’erano Rosario Crocetta e Giovanni Pistorio, allora governatore e assessore ai Trasporti. E l’Anas prometteva a quel tempo 1,4 miliardi per la Sicilia. Alla salute. Insomma un déjà vu, con un nulla di fatto nei due anni successivi. E lì che a Musumeci sono girate le scatole, e pure parecchio. Perché fare i figuranti, davvero, diventa mortificante e ai cittadini è difficile spiegare come funziona questa macchina che non funziona. «L’Anas – incalza Marco Falcone – ha in mano il raddoppio della Paternò-Adrano, con 100 milioni, cui ne abbiamo aggiunti altri 75 per arrivare alla realizzazione della doppia carreggiata. Ci sono i fondi per la messa in sicurezza della Catania-Gela, per cui, però, chiediamo adesso che si progetti la trasformazione della scorrimento veloce in superstrada con una spesa di 310 milioni per interventi tra Zia Lisa e l’imbocco per Enna e per 20 chilometri della 417. Ma non c’è più tempo da perdere, per questo abbiamo fissato un cronoprogramma che chiediamo all’Anas di rispettare». Il presidente Musumeci l’impegno a rispettare questo cronoprogramma lo ha chiesto direttamente a Massimo Simonini, che dal 21 dicembre del 2018 è il nuovo amministratore delegato di Anas. Sarà la volta buona? «Speriamo di sì – conclude l’assessore Falcone – anche perché Simonini sa bene quanto importante sia per l’Anas un Compartimento come quello siciliano».

Va anche detto, esposte le ragioni e la rabbia del governo regionale nei confronti dell’Anas, che in questi mesi ci sono stati anche molti tentativi da Palermo di consolidare un dialogo costruttivo con l’azienda statale. Alla quale, ad un certo punto, la Regione avrebbe anche pensato come partner forte a cui affiancare un rigenerato Cas. Ipotesi per il momento accantonata, vista l’aria che tira, ma per il futuro un Consorzio che abbia credibilità e consistenza anche economica potrebbe anche pensare ad intestarsi grandi progetti, anche in partnership.«Noi come Regione – spiega intanto l’assessore Falcone per chiudere – abbiamo confermato che prevediamo per il 2019 investimenti per 320 milioni, nel 2020 per 330, nel 2021 per 710 e nel 2022 per 410. Ma servono i progetti, subito, serve una svolta. E la Sicilia, voglio dire, la pretende, stavolta la pretendiamo per siciliani, per lo sviluppo, per la sicurezza».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA