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Padre arrestato in operazione antimafia, figlio si uccide

Calogero Mannino di 42 anni si è tolto la vita. La famiglia coinvolta nell'operazione antimafia Crystal Tower  a Torretta, roccaforte degli "scappati" e da sempre legata alle cosche di New York

Di Redazione |

Calogero Mannino di 42 anni, figlio di Giovanni Angelo Mannino, 69 anni, e nipote di Ignazio Antonino Mannino, 64 anni, finiti agli arresti nell’operazione antimafia Crystal Palace a Torretta,  comune in provincia di Palermo, da sempre con solidi legami con la mafia newyorkese, si è tolto la vita questo pomeriggio. Le indagini sono condotte dai carabinieri e stanno intervenendo i militari della scientifica e il medico legale. Non si conoscono i motivi del gesto. 

Proprio pochi giorni fa i Carabinieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 11 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.   Sarebbero tutti componenti della famiglia mafiosa di Torretta, comune in provincia di Palermo, da sempre con solidi legami con la mafia newyorkese. Le indagini coordinate dalla Dda hanno portato nove persone in carcere, una agli arresti domiciliari e una all’obbligo di dimora nel comune di residenza. Gli arrestati nell’operazione Crystal Tower dei carabinieri del comando provinciale di Palermo sono Lorenzo Di Maggio, 70 anni, Raffaele Di Maggio, 58, Filippo Gambino, 55, Giovanni Angelo Mannino, 69, Ignazio Antonino Mannino, 64, Francesco Puglisi, 55, Natale Puglisi, 62, Natale Puglisi, 55, Calogero Badalamenti, 50. Ai domiciliari è stato posto Calogero Caruso, di 84 anni. 

Al centro dell’indagine, condotta dal Nucleo investigativo dei Carabinieri e coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, ci sono il mandamento di Passo di Rigano e la famiglia mafiosa di Torretta, un piccolo borgo con poco più di 4.000 abitanti nell’hinterland palermitano, da sempre roccaforte mafiosa alleata dei cosiddetti "scappati", boss della fazione sconfitta dai corleonesi di Totò Riina al termine della seconda guerra di mafia e costretti all’esilio negli Usa.

Le indagini hanno documentato il legame con esponenti di spicco di «Cosa nostra» statunitense capace di condizionare, attraverso propri emissari, gli assetti criminali della cosca. La mafia di Torretta si sarebbe inserita nel tessuto economico legale, tra edilizia, agricoltura e allevamento di bestiame attraverso il diretto intervento nelle dinamiche di compravendita degli animali e dei terreni. Il clan avrebbe controllato inoltre le commesse pubbliche e private non solo a Torretta, dove sarebbe riuscito ad infiltrarsi nella locale amministrazione influenzando e modificando l’esito delle elezioni comunali del 2018, fino allo scioglimento del Comune del 2019, ma anche nei comuni limitrofi di Capaci, Isola delle Femmine e Carini, oltre che in alcuni quartieri di Palermo che fanno capo al «mandamento» di Passo di Rigano. 

Torretta, pochi abitanti ma uno dei comuni con il territorio più vasto in Sicilia, ha avuto sempre un ruolo importante per le famiglie mafiose. Non a caso i pizzini per Matteo Messina Denaro passavano proprio da lì. Il ruolo di «postino» lo avrebbe svolto, secondo gli investigatori Lorenzo Di Maggio, detto "Lorenzino», tornato in libertà nel 2017, da oggi di nuovo in carcere.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA