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Paternò, consigliere comunale evoca «'i fimmini prene» e scoppia un caso politico: accusato di sessismo

A far discutere le parole pronunciate da Lucio Cunsolo: pioggia di critiche sui social

08 Gennaio 2025, 15:28

È diventato un caso politico, quanto accaduto in Consiglio comunale a Paternò, durante l’ultima seduta di fine anno. A far discutere le parole pronunciate dal consigliere comunale, Lucio Cunsolo, definite “sessiste”, in un’aula semideserta e forse anche per questo, il caso è scoppiato solo diversi giorni dopo.
Al centro dei lavori, lo scorso 31 dicembre, il bilancio consolidato 2023 e alcuni debiti fuori bilancio, con i due atti che dovevano essere votati entro la giornata. L’esame dei due punti era all’ordine del giorno già da cinque giorni, ma tra un rinvio e l’altro, con l’opposizione che ha tentato di far valere la forza dei propri numeri contro una maggioranza che a Palazzo Alessi continua ad essere traballante, si è arrivati allo scadere del tempo limite. Ed è in questo clima che accade il fatto finito al centro di quello che oggi è diventato un “caso politico”.

Tutto comincia quando il consigliere Lucio Cunsolo, nel corso del suo intervento, nel tentativo di fare appello al senso di responsabilità rispetto all’importanza della votazione dei due punti, si è lasciato andare ad alcune esternazioni che hanno creato un vero e proprio vespaio di polemiche. Critico nei confronti dell’opposizione di cui lui stesso dice di fare ancora parte, per essere arrivati all’ultimo giorno disponibile per l’approvazione dei due punti, Cunsolo ha affermato: «Arrivare al 31 dicembre è stato un capriccio. Diceva mia nonna che lo diceva sua nonna, stiamo parlando del 1800, “’u capriccio de’ fimmini preni”, voleva dire il “capriccio delle donne incinte” con il marito che scappava per accontentarle».

I consiglieri, dunque, come le capricciose “fimmine prene”. Una similitudine, un accostamento definito sessista e volgare che ha scatenato decise reazioni, a cominciare da chi siede in Consiglio comunale. A risentirsi, in particolare le consigliere Rosanna Lauria (Paternò on) e Maria Barbara Benfatto (Diventerà Bellissima, in quota Galvagno). Rosanna Lauria su Facebook scrive: «Ditemi voi, se un’Istituzione all’interno di un’assise civica può permettersi di usare così tanta volgarità servendo una similitudine, che risulta ormai abolita proprio per il senso squallido e burbero della stessa. Il termine “prena” veniva adottato esclusivamente per gli animali di grossa taglia e tra l’altro nel senso più dispregiativo con riferimento a sfondo sessuale. Purtroppo da anni assistiamo - dice ancora la Lauria - alla barbarie delle parole del consigliere Cunsolo e al suo atteggiamento da mercante in fiera».

La Consigliera Benfatto, sempre su Facebook, critica l’atteggiamento di Cunsolo, ritenendolo un finto consigliere d’opposizione, tanto da definirlo stampella della maggioranza. Rispetto alle dichiarazioni in Consiglio la consigliera si dice allibita per la volgarità dell’espressione utilizzata, una sorta di ghettizzazione delle donne.

Alle consigliere che siedono a Palazzo Alessi è arrivata la solidarietà di Francesco Finocchiaro del direttivo nazionale dell’Archeoclub d’Italia che condanna con forza le discriminazioni sessiste «anche se celate da antiche saggezze popolari» rivolte alle donne impegnate in politica: «Non si tratta di difendere maggioranza o opposizione né destra o sinistra ma un principio di civiltà. La preoccupazione è che ci troviamo in una situazione in cui sono saltati i perimetri del garbo e dell’educazione necessari per la convivenza sociale. Non è solo un problema di donne, riguarda anche noi uomini». Silenzio, invece, proprio dal consigliere Lucio Cunsolo.