Permessi premio all'ergastolano killer, il ministero invia gli ispettori. Il legale: «Mica glieli avevano regalati»
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha chiesto all’Ispettorato generale di avviare urgenti accertamenti preliminari sul duplice femminicidio che sarebbe stato compiuto a Riposto, nel Catanese, da un detenuto ergastolano in permesso premio, che poi si è tolto la vita. Gli accertamenti riguardano le "licenze" che aveva ottenuto Salvatore "Turi" La Motta, 63 anni, che stava scontando una condanna "fiine pena mai" per associazione mafiosa e omicidio.
Sarebbe stato lui a uccidere, ieri, Carmelina "Melina" Marino, di 48 anni, freddata nella sua auto nel lungomare Pagano, e Santa Castorina, di 50, assassinata sul marciapiede della centralissima via Roma. Il duplice femminicidio è stato compiuto l'ultimo giorno di un permesso premio di una settimana: sarebbe dovuto rientrare ieri sera nel carcere di Augusta, dove era detenuto in regime di semi libertà. I permessi premio sarebbero stati firmati dal magistrato di sorveglianza di Siracusa, da cui dipende per territorio il penitenziario.
«Capisco l’iniziativa - commenta il legale di La Motta, l'avvocato Antonino Cristofero Alessi - ma non è che i permessi premi li regalano, il mio assistito ne usufruiva da molti anni. Durante il Covid non rientrava in carcere ad Augusta, ma dormiva a casa da familiari a Riposto». Questo perché, spiega il penalista, il 63enne l’ergastolano, detenuto dal 2000, «aveva avuto un percorso rieducativo, tenendo una buona condotta». «E in questo percorso, il mio cliente - rivela il legale - mi aveva raccontato che, quando non lo assistevo ancora io, aveva avuto modo di incontrare il Papa, ed era felice di questo ricordo». Per il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, sarebbe stato meglio che non lo avessero concesso», ritenendo che «la tragedia siciliana è figlia di un permissivismo che va messo in archivio».