31 dicembre 2025 - Aggiornato alle 09:16
×

Ponte, gli espropri e il rischio che i soldi pubblici finiscano alle mafie proprietarie dei terreni: «Indaghi la Dda»

L'ad della società Stretto di Messina rassicura: «Ci sono i protocolli di legalità»

Redazione La Sicilia

06 Aprile 2024, 19:39

ponte_20a3a1

È appena cominciata la procedura per gli espropri delle aree interessate dalla costruzione del Ponte sullo Stretto e il Fatto quotidiano denuncia oggi che i rimborsi previsti alcuni terreni ricadenti nell'area di cantiere potrebbero finire nelle mani dei clan che posseggono le aree, soprattutto sulla sponda calabrese ma anche su quella siciliana.

Un pericolo concreto ma soprattutto sarebbe il colmo visto che il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha più volte escluso la possibilità di inflitrazioni mafiose negli appalti e ha detto che il ponte sullo Stretto sarà la più grande operazione anti-mafia di questi anni perché porterà lavoro e speranza. Ma se poi i soldi degli espropri finiscono alla 'ndrangheta e a Cosa Nostra, qualcosa che non va c'è.

Oggi l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci, sentito in relazione alle notizie di stampa sulle presunte interferenze mafiose nelle fasi espropriative, ha detto che «la società Stretto di Messina agisce nell’assoluto rispetto delle norme. Sono stati istaurati rapporti di collaborazione con gli Uffici territoriali del Governo e le Forze dell’ordine competenti con la comune volontà di promuovere e garantire la cultura della legalità, della trasparenza amministrativa e della tracciabilità dei flussi finanziari, ossia di tutti gli introiti e i pagamenti relativi agli espropri e alla realizzazione dell’opera. L’obiettivo è di contrastare i possibili tentativi da parte della criminalità organizzata di speculare sulle attività espropriative e di inserirsi nei canali di provvista dei mezzi di finanziamento dell’opera».

«In questo quadro, prima delle attività di occupazione delle aree e di liquidazione degli espropri e prima dell’avvio dei cantieri, saranno aggiornati i protocolli di legalità, già sottoscritti in passato, con lo scopo di tenere conto delle più avanzate tecniche di monitoraggio. In particolare, - ha spiegato - per quanto riguarda specificamente le procedure espropriative, nell’ambito dei protocolli di legalità in corso di finalizzazione con le competenti Prefetture, conformemente agli schemi tipo approvato dal Cipess, sono previste specifiche misure volte a verificare preventivamente eventuali ingerenze mafiose nei passaggi di proprietà delle aree interessate dagli espropri ed ad assicurare la massima trasparenza delle procedure».

Avviare un'indagine

Parole che non hanno convinto il deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli: «Ciucci ci parla di protocolli di legalità per evitare infiltrazioni mafiose - ha detto - ma perché, prima di individuare aree da espropriare per attività di discarica o deposito materiali, non sono stati individuati i proprietari? Chiedo formalmente alla Direzione distrettuale antimafia e alla presidente della commissione bicamerale antimafia Colosimo di avviare un’indagine sulle proprietà dei terreni dove sarà realizzata l’opera. Essendo un progetto vecchio di 15 anni, la criminalità organizzata può avere avuto tutto il tempo di acquistare terreni con l’obiettivo di prender soldi pubblici».