L'inchiesta
Priolo, gli scarichi del Petrolchimico, il fisico romano e le lobbies: cosa ha scoperto la Procura di Siracusa
La questione del depuratore Ias resta sempre in primo piano
Roma, 14 dicembre 2023. Natale è vicino, ma al ministero dell’Ambiente qualcuno sente caldo: c’è stata una riunione «di fuoco» sulle Aia, le autorizzazioni ambientali delle grandi industrie del petrolchimico della provincia di Siracusa. Se non arrivano, il polo chiude. È questa la scenografia che fa da sfondo all’indagine per corruzione che da Priolo arriva agli uffici del Mase. E, in particolare, alla Commissione chiamata a dare le Aia.
I magistrati aretusei hanno chiesto – ma è stato rigettato dai giudici – l’arresto del fisico Antonio Fardelli, funzionario del Cnr e, soprattutto, ex componente della Commissione istruttoria per l’Aia. Per l’accusa, Fardelli avrebbe tentato di favorire le aziende, anziché tutelare l’ambiente. Anche in virtù dell’amicizia con Dario Ticali, palermitano classe 1975, ingegnere, docente alla Kore di Enna e, all’epoca, consulente della chimica Sasol. Ticali avrebbe usato le sue conoscenze per chiedere un tirocinio per la figlia di Fardelli. In cambio, sempre secondo i pm, il fisico avrebbe avuto un occhio di riguardo nell’esprimere il suo parere. Che, essendo favorevole per Sasol, lo sarebbe stata di conseguenza anche per tutte le altre aziende del petrolchimico.
LE INTERCETTAZIONI
Un’ipotesi accusatoria che il gip di Siracusa, il Riesame di Catania e la Cassazione hanno ritenuto insussistente, e che potrebbe quindi arrivare a un’istanza di archiviazione. Ma nelle cui pieghe, ed è di quelle che ci occuperemo, si fotografa un sistema.
Da dove parte tutto
Al centro della storia c’è il depuratore Ias spa di Priolo Gargallo, sequestrato per disastro ambientale all’inizio dell’estate 2022, che riceve i reflui dell’industria petrolchimica. Il gip impone l’interruzione degli scarichi, le raffinerie prendono tempo. A dicembre 2022 il ministero dell’Ambiente avvia il riesame delle autorizzazioni ambientali di Isab, Sonatrach, Sasol, Versalis. Tutte coinvolte nei presunti sversamenti illeciti. Dice il ministero: le autorizzazioni si basano sul fatto che Ias depuri i loro reflui. Se il depuratore non funziona, come si fa a considerarle valide?Da quel momento, la questione entra nell’agenda del governo di Giorgia Meloni. Anche perché la guerra tra Russia e Ucraina cambia il mercato del petrolio e la Isab è, a quel tempo, di proprietà di Lukoil. Che minaccia di chiudere.
Il governo affastella provvedimenti normativi: cambia il codice di procedura penale in materia di sequestro, esercita il “golden power” sulla vendita dell’Isab, la dichiara – con il depuratore Ias – di interesse strategico nazionale, decide misure di «bilanciamento» tra ambiente, lavoro, salute, impresa. Come si debba realizzare questo bilanciamento i ministeri dell’Ambiente e dell’Industria lo discutono direttamente con le raffinerie. I magistrati di Siracusa, intanto, impugnano in Corte Costituzionale il decreto sul codice di procedura penale.
Mentre mediaticamente si consuma il racconto del solito presunto conflitto tra magistratura e politica, le raffinerie decidono di mettere mano al portafogli: si costruiranno i propri depuratori.
La riunione di dicembre
Arriviamo a Roma, dove si svolge la scena. I riesami delle Aia vanno avanti, ma i pm di Siracusa notano subito che alcune figure nei «gruppi istruttori» si ripetono. A ciascun gruppo tocca un’azienda, ma è evidente già dal fatto che le procedure siano state avviate tutte insieme che Isab, Sonatrach, Sasol e Versalis saranno trattate come una sola entità. Una delle diverse «anomalie», per i pm. Il fisico Antonio Fardelli e un suo collega sono componenti di tutti i gruppi. Nel corso delle riunioni per fornire il Pic (Parere istruttorio conclusivo), i tecnici decidono che il decreto Bilanciamento deve essere applicato a tutti i grandi utenti industriali, anziché solo a Isab, che è l’unica delle aziende dichiarata dal governo di interesse strategico.
«Ora è chiaro che c’è il decreto Bilanciamento e quindi Ias non voglio dire che è obbligata ad accettare quei reflui, però, in qualche modo…», dice Fardelli intercettato, mentre parla con uno dei vertici di Isab, non coinvolto nell’indagine. «C’è una copertura», risponde quello.Esteso il decreto sul presunto Bilanciamento anche a Sonatrach, Versalis e Sasol, queste ultime dovrebbero continuare a scaricare in Ias. Anche se meno di prima del sequestro. «Vorremmo evitare che noi chiudiamo i pareri, li facciamo firmare al ministro e dopodiché arriva il gestore di Ias e dice: «Ma io questi reflui continuo a non volerli».
Il gestore di Ias è, dall’estate 2022, l’autorità giudiziaria. L’amministrazione nominata dal giudice ha un mandato preciso: chiedere il distacco dei grandi utenti per interrompere un inquinamento che, per pm e gip, continua finché vanno avanti gli scarichi. La riunione del 14 dicembre a Roma serve a questo: a convincere l’amministratore giudiziario a dire di sì, ad accollarsi i reflui dei grandi utenti nell’attesa che quelli si costruiscano i propri impianti di depurazione. «Lui non può chiudere i rubinetti», prosegue Fardelli.
Ma l’amministratore giudiziario, al ministero, i rubinetti li chiude. A sedere al tavolo c’è anche il sindaco di Melilli e presidente della commissione Ambiente dell’Ars, Giuseppe Carta, che all’Isab lavorava. Da una parte, c’è chi spiega che no, il depuratore non riesce a garantire la depurazione dei reflui. Dall’altra parte c’è il ministero, tra cui anche Fardelli, che preme. Se Ias non accetta i reflui per 36 mesi, le Aia ai grandi utenti non si possono dare. E poi: c’è un decreto del governo. Qui arriva l’asso: due giorni prima, il gip aveva chiesto alla Corte Costituzionale se l’intervento dell’esecutivo fosse legittimo. I lavori della riunione vengono sospesi.
«Il direttore generale del ministero dell’Ambiente dice: “Il verbale non lo chiudiamo, lasciamolo aperto così non può essere sequestrato”», si apprende da un’altra intercettazione.Quando i magistrati lo chiedono, la risposta è lapidaria: «Non è stato redatto un verbale poiché non si sono assunte determinazioni». Nonostante le obiezioni dell’amministrazione giudiziaria, le pratiche per le Aia ai grandi utenti industriali procedono. Come il giudizio di fronte alla Corte Costituzionale. All’udienza in piazza del Quirinale, gli avvocati delle raffinerie sottolineano i pareri istruttori positivi. Che rischi possono mai esserci se tutte le aziende vogliono fare i loro impianti, mollare Ias e se il ministero dell’Ambiente ha dato dei limiti da rispettare? Limiti che lo stesso Fardelli, in un’altra conversazione, dice essere stati «analizzati uno per uno» con le stesse aziende, «quindi non ci saranno limitazioni di esercizio per nessuno».
La prassi «scorretta»
Il resto è pubblico: il rinnovo delle Aia viene concesso a tutti, la Corte Costituzionale – in due diversi giudizi – boccia (a pezzi) i decreti che impongono la prosecuzione delle attività industriali all’Ias di Priolo, che però continua a essere operativo nell’attesa che altri giudici si esprimano sulla possibilità di disapplicare il decreto Bilanciamento. L’indagine che ruota attorno alla riunione del 14 dicembre e che coinvolge il fisico romano Antonio Fardelli e un l’ex consulente di Sasol, dopo tre giudizi contrari all’impianto dei pm, ha un destino incerto.
Al di là di una corruzione che nessun giudice ha visto, c’è qualche fatto che non sfugge alla cronaca. «L’individuazione dei limiti di scarico (dei reflui delle industrie in Ias, ndr) è frutto di una pressante attività di lobbying, scevra da qualsiasi considerazione tecnico-scientifica e volta esclusivamente a soddisfare gli interessi produttivi», scrive la procura. Il gip concorda, e aggiunge: «È forse la più ragionevole chiave di interpretazione degli eventi». Del resto, una cosa le intercettazioni la dimostrano: «L’effettiva esistenza di una prassi, per quanto scorretta, secondo cui i gruppi di lavoro (al ministero dell’Ambiente, ndr) si relazionavano anche informalmente con rappresentanti delle aziende». Come a dire: non c’è corruzione, c’è consuetudine. Un sistema, appunto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA