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Processo Borsellino, nella requisitoria del pm il depistaggio continuo: l’ultimo quello del pentito catanese Avola

L’udienza di oggi si concluderà con le richieste da parte della procura per i tre poliziotti imputati nel processo

Di Redazione |

«La strage di via D’Amelio avviene a 57 giorni di quella di Capaci ed è avvenuta in un momento storico che ha prodotto effetti devastanti per l'organizzazione mafiosa. Se è un dato oggettivo e inconfutabile che questi tempi non coincidono con i tempi dell’organizzazione mafiosa è altrettanto oggettivo che coincidevano con altri interessi». Lo ha detto il pm Stefano Luciani nella requisitoria sul processo sul 'depistaggiò delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra di Caltanissetta.

«Se si vuole avere una chiave per cercare di comprendere le motivazioni che sottostanno a questo depistaggio – ha detto ancora il pm Luciani – è utile partire dal confronto tra il prima e il dopo. Qual è il narrato che arriva dalle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino e quello arrivato poi da Gaspare Spatuzza? La versione che dà Vincenzo Scarantino e quella che rende Gaspare Spatuzza sulla fase esecutiva della strage di via D’Amelio sono pressoché sovrapponibili. Ciò che non troverete nella versione di Scarantino – ha sottolineato il rappresentante dell’accusa – è la presenza dell’individuo all’interno del garage di via Villasevaglios non conosciuto da Gaspare Spatuzza e dallo stesso individuato come possibile soggetto esterno all’associazione mafiosa. Cosa persuade che questo sia uno dei punti focali della vicenda? Faccio riferimento – ha sottolineato il pm Luciani – alle dichiarazioni rese recentemente dal collaboratore di giustizia Maurizio Avola, che sono un altro depistaggio e che dispiace non siano state introdotte in questo processo».

Il pentito catanese ha sostenuto di essere presente al momento della strage di via D’Amelio e di avere dato lui il segnale a Graviano, segnalando l’arrivo del magistrato e della sua scorta e di essersi poi allontanato con in mano un borsone con la scritta polizia. Ricostruzione alla quale la Procura di Caltanissetta non ha mai creduto non trovando riscontri.

L’udienza di oggi si concluderà con le richieste da parte della procura per i tre poliziotti imputati nel processo Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. I tre ex appartenenti al gruppo «Falcone-Borsellino» sono accusati di aver indotto, mediante minacce e pressioni, il falso pentito Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso per depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio.

«Tutti sapevano – ha detto De Luca – che Vincenzo Scarantino alla Guadagna era un personaggio delinquenziale di serie C. Parlare di questo gigantesco, inaudito, depistaggio solo per motivi di carriera del dottore La Barbera è la giustificazione aggiornata e rimodulata classica di Cosa Nostra. Non mi dilungo ulteriormente perché il collega Luciani avrà ancora molto da dire e poi mi riservo di fare le conclusioni» COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA