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Processo Montante, in aula è il giorno del grande accusatore Nicolò Marino: «Quelle foto col boss…»

Di Redazione |

ROMA «Ho conosciuto Antonello Montante da quando misi piede a Caltanissetta nel 2003. Veniva spesso in ufficio, in Procura. Anche perché rappresentava, secondo quanto aveva sempre riferito in pubblico, quella nuova visione di Confindustria finalizzata alla gestione virtuosa dell’imprenditoria. La sua vicinanza alla magistratura e alle forze dell’ordine era la regola e la sua era una presenza costante e riconosciuta nei vari incontri istituzionali».

Lo ha detto Nicolò Marino, attuale Gip a Roma ed ex assessore regionale con delega ad Acqua, Rifiuti ed Energia durante la giunta Crocetta, deponendo come teste all’udienza del processo sul cosiddetto «sistema Montante», in riferimento all’ex leader di Confindustria Sicilia, che si celebra con rito ordinario nei confronti di 17 imputati. Marino svolse le funzioni di sostituto procuratore nella Dda di Caltanissetta tra il 2005 e il 2012.

In udienza il pm Maurizio Bonaccorso ha mostrato le foto che ritraevano insieme Antonello Montante e il boss di Serradifalco Vincenzo Arnone che furono trovate nel corso di una perquisizione a casa di quest’ultimo. Scatti che sono stati mostrati dal pm proprio al magistrato Nicolò Marino durante la sua deposizione.

Tra gli imputati del processo c’è anche il colonnello dei carabinieri Letterio Romeo. «Conobbi il colonnello, di cui mi riferirono le grandi capacità, al mio arrivo a Caltanissetta – ha detto Marino che è stato sostituto procuratore della Dda Nissena – e si instaurò subito un importante rapporto professionale e successivamente anche di amicizia. Il giorno che fu eseguita l’operazione Doppio Colpo, che portò tra gli altri all’arresto di Vincenzo Arnone, furono trovate delle fotografie durante delle perquisizioni a casa di quest’ultimo. Romeo mi telefonò e mi disse che c’erano delle foto che in un primo momento non si potevano acquisire agli atti del procedimento. Io dissi che andavano acquisite subito. Andarono una seconda volta e mi disse che erano state trovate delle foto di Vincenzo Arnone con Antonello Montante e una donna. A me le foto del matrimonio non interessavano, quelle ci potevano stare, mi interessavano quelle in cui i due erano insieme ad Assindustria. In quel periodo – ha aggiunto Marino – tutto ciò che riguardava Montante era tabù. Era diffusa tra i magistrati e le forze dell’ordine la voce che se ti mettevi contro Montante potevi avere conseguenze negative».

«Il colonnello Letterio Romeo – ha aggiunto Marino – mi chiamò allarmato e turbato dicendo che aveva ricevuto una chiamata da Antonello Montante durante la quale quest’ultimo si congratulava per l’operazione Doppio Colpo e a un certo punto gli disse “ho saputo cosa avete preso, stai attento che ti rompo i denti”. Il tono della voce e la scusa della chiamata per le congratulazioni, Romeo la percepì come una minaccia. Di questa chiamata fece una relazione di servizio che consegnò a me personalmente in ufficio. Non come atto da inserire nel procedimento, ma voleva lasciare traccia di quello che era avvenuto a futura memoria. La denuncia di Letterio Romeo non fu mai formalizzata».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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