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Processo Orfeo, il pm chiede la condanna di due boss e un narcotrafficante: l'inchiesta fece saltare gli equilibri tra i santapaoliani di Picanello

La sentenza è attesa per l’11 di luglio. Il verdetto - ancora allo scoglio del primo grado - riguarda il filone ordinario del procedimento

Laura Distefano

16 Giugno 2023, 14:54

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La sentenza è attesa per l’11 di luglio. Il verdetto - ancora allo scoglio del primo grado - riguarda il filone ordinario del processo frutto dell’inchiesta che nel 2017 fece saltare gli equilibri alla squadra del clan Santapaola di Picanello. Il troncone è rimasto incastrato tra rinvii (anche lunghi visto che gli imputati sono a piede libero per queste accuse) e problemi anche tecnici. Qualche giorno fa si è (nuovamente) tenuta la discussione del pm che ha analizzato l’impianto accusatorio e chiesto la condanna di tutti e sei gli imputati. E tra questi ci sono anche nomi di “rilievo” della geografia mafiosa di Cosa nostra. E anche del mondo del narcotraffico.

Ma andiamo per ordine. Il pm Rocco Liguori (che nell’ultima udienza è stato sostituito da un altro magistrato) ha chiesto al Tribunale, presidente Alessandro Ricciardolo, la condanna a 12 anni per Marco Battaglia, 11 anni e 8 mesi per Carmelo Salemi, 11 anni e 8 mesi per Francesco Napoli. Sono 2 anni e 5 mesi invece quelli chiesti per Monica Brullo. Infine la pena chiesta per Rossana Toscano e Carmela Cosenza è stata di 2 anni e 3 mesi ciascuno.

La figura di Ciccio Napoli

Quando è cominciato il processo la figura di Ciccio Napoli fu quasi sottovalutata, ma invece nell’ultimo anno si è compreso che seduto sul banco degli imputati c’era colui che la Procura ha considerato l’ultimo reggente della famiglia catanese di Cosa nostra. E infatti, a fine settembre è finito in manette nel blitz Sangue Blu (proprio ieri c’è stata un’udienza dove hanno discusso alcuni difensori), nel ruolo di rappresentante provinciale della famiglia Santapaola-Ercolano. Anche se in realtà Napoli - definito da Santo La Causa un uomo d’onore riservato - è un rampollo dei Ferrera "cavadduzzu". Ma questo ruolo di “regnante” della cosca non compete a questo processo.

Il suo legale, l’avvocato Giuseppe Marletta, ha chiesto al tribunale la sua assoluzione per i reati contestati nel procedimento Orfeo. Lo stesso hanno fatto anche gli avvocati Salvo Pace e Vittorio Basile, rispettivamente per Carmelo Salemi e Marco Battaglia. Il primo sarebbe quello che dopo la sua scarcerazione avrebbe preso le redini del gruppo di Picanello proprio dopo l’arresto di Giovanni Comis nell’operazione Orfeo. Ma nel processo non si discute di questo aspetto.

Marco Battaglia, invece, è stato considerato in passato uno dei personaggi più potenti per lo smercio di cocaina in quel di via Capo Passero. Da cui però ultimamente si è allontanato. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri - che poi ebbero un importante riscontro dalle dichiarazioni di Antonino D’Arrigo, detto Gennarino che si pentì poco dopo il blitz Orfeo - Battaglia avrebbe avuto il compito (prima affidato dal boss Lorenzo Pavone e poi confermato da Comis) di gestire una piazza di spaccio a Trappeto nord sotto l’egida del clan Santapaola-Ercolano di Picanello. Un importante fonte di denaro per il gruppo mafioso che storicamente ha goduto all’interno della famiglia di Cosa nostra di una certa autonomia.

Il processo abbreviato è già da tempo concluso con la sentenza della Cassazione. E inoltre c’è anche stato un capitolo successivo d’indagine culminato con l’inchiesta Picaneddu.