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I vigili del fuoco stremati a terra, la foto-emblema dell'emergenza incendi in Sicilia: «Turni massacranti»

Salvo Di Dio, autista coordinatore e sindacalista : «Pochi uomini e pochi mezzi poi si traducono in ritardi nei soccorsi»

Vittorio Romano

27 Luglio 2023, 10:00

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Quei vigili del fuoco a terra, stanchi e distrutti, ridotti allo stremo, esausti dopo turni massacranti per fronteggiare i roghi che hanno bruciato la Sicilia in questi giorni. E' l'immagine simbolo di questa emergenza incendi, arriva da Carlentini, Siracusa, ma potrebbe essere ovunque nell'Isola dove negli ultimi giorni i pompieri sono stati chiamati a un superlavoro.

Salvo Di Dio è autista coordinatore dei vigili del fuoco del Comando provinciale di Catania e segretario provinciale Fp Cgil vigili del fuoco. Lei è uno di quelli che nei giorni dell’emergenza ha fatto gli straordinari, immagino…

«Ho appena concluso il mio turno con la mia squadra, l’ultimo in questi giorni di stress lavorativo. Vede, noi abbiamo sempre denunciato i gravi ritardi nell’affrontare le emergenze. I dispacci della protezione civile arrivano di solito una settimana prima. E l’ondata eccezionale di caldo coi rischi correlati di incendi era già stata annunciata. Bisognava dunque attivare le squadre prima che succedesse il finimondo. Ma non è stato fatto nemmeno questa volta.

La gente chiamava il 112 per chiedere aiuto senza ricevere risposta perché i centralini erano saturi. E qualcuno è venuto in caserma da voi.

«È vero. E infatti il comando è stato presidiato dai carabinieri perché molti erano esagitati. E come fai a dare torto a chi si vede bruciare il terreno accanto alla casa o la casa stessa e nessuno risponde alla sua legittima richiesta di aiuto?

La sua è un’autoaccusa?

«No, è un’accusa al sistema che non ci tutela. Noi siamo troppo pochi rispetto alla popolazione e alla superficie di territorio che dobbiamo coprire. I mezzi che abbiamo non sono sufficienti e per di più nell’arco dell’anno lavorano in modo stressante, 24 ore su 24. Non poter fare la giusta manutenzione li mette a rischio di malfunzionamenti se non addirittura di uno stop prolungato. In queste condizioni è “normale” che un sovraccarico di richieste non possa essere esitato in tempo reale».

Sovraccarico

Questa situazione si traduce in sovraccarico di lavoro anche per voi.

«Senza ombra di dubbio. Noi siamo circa 400 su Catania e provincia ma, tra ferie, malattie e infortuni sul lavoro, ogni giorno in campo c’è circa il 30% in meno. Nei giorni di emergenza la percentuale è anche più alta. Ieri (martedì, ndr.) per esempio il 10% dei colleghi che era in servizio, dopo 24 ore di lavoro ininterrotto, cioè il doppio di un turno normale, ha avuto un crollo fisico da stress. Non siamo macchine. Il fisico non può reggere.

Lei sta dicendo che chi aveva fatto il turno di 12 ore ne ha dovuto fare un altro subito a seguire?

«Esatto. Al personale non è stato garantito un ricambio. Io, per esempio, ho lavorato dalle 20 di lunedì alle 20 di ieri (martedì, ndr.)».

Aiuti da colleghi di altre province?

«Sono arrivati colleghi da Palermo e Ragusa. Ma tre squadre del comando di Catania erano andate a Palermo e Messina per altre emergenze che avevano preceduto le nostre. Quindi noi nella giornata clou abbiamo lavorato con tre squadre in meno (15 uomini) e tre mezzi in meno. Il personale che poi è rientrato s’è messo subito a lavorare con noi, nonostante già da tante ore sul campo. Tutta la notte fuori senza un attimo di riposo».

La solita collina

Alle porte di Catania siete stati impegnati per domare degli incendi nella “solita” collina di Vampolieri.

«La solita, dice bene, perché ogni anno è oggetto di nostri interventi senza che mai nessuno lavori d’anticipo per evitare il peggio. Ieri è successo che sul posto alcuni colleghi siano stati aggrediti dai residenti, esasperati per le fiamme. Uno di noi è finito in ospedale. Il motivo è sempre da ricercare nel ritardo degli interventi. Ma lei si metta nei panni dei colleghi che magari arrivano sul posto già stanchi morti dopo 20 ore di lavoro e subiscono anche atti di violenza.

«Nel nostro comando ci sono 100 vigili impegnati per ogni turno di 12 ore tra sede centrale e distaccamenti. I turni sono quattro, A B C e D - precisa Di Dio - noi siamo in totale 400. Ma solo sulla carta. Consideri che noi copriamo anche la “boschiva”, i cosiddetti servizi straordinari di emergenza che ci vengono pagati come servizio normale, lavorando quando siamo liberi dai turni regolari. Ore che si aggiungono alle 36 settimanali».

Nelle aree cittadine e provinciali dove avete distaccamenti i numeri sono migliori?

«Nient’affatto. A Librino, Galermo e zona industriale abbiamo rispettivamente tre squadre e una sola partenza giornaliera. A Paternò, Acireale e Riposto, che sono tre città, una sola squadra. Troppo poco per i numeri della popolazione. In questi territori, ma anche a Catania città, servirebbero il doppio del personale e il doppio dei mezzi. Perché non dimentichiamo che c’è anche l’Etna sotto la nostra “tutela”».