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Ripuliva i soldi della “cupola” catanese, in Appello sconto di pena per il boss Cesarotti

Nel processo abbreviato di secondo grado condanne ridotte anche per Francesco Geremia, Orazio Di Grazia e Cateno Russo

Di Laura Distefano |

Lo “sconto” della Corte d’Appello nei confronti dell’uomo d’onore Giuseppe Cesarotti è stata consistente. La pena infatti è stata ridotta da 15 anni e 4 mesi a 10 e 4. Il boss (storico) dei Santapaola è l’uomo che pedinato e monitorato dal Ros ha permesso di ricostruire una parte consistente del tesoretto della cupola catanese di Cosa nostra e individuare faccendieri e testa di legno dei mafiosi di “sangue” dell’Etna.

L’inchiesta, denominata Samael, permise di cristalizzare società e beni che sarebbero serviti per ripulire i fondi neri dei vertici del clan. Da quelle indagini scaturì anche un provvedimento di misure di prevenzione che vede nella veste di proposto il capo dei capi Nitto Santapaola.

Il processo abbreviato d’appello, rappresentato dalla pg Iole Boscarino, si è chiuso con una serie di riforme nelle condanna. A Francesco Geremia sono state riconosciute le generiche equivalenti alle aggravanti e la pena è stata ridotta a 6 anni e 8 mesi (8 anni in primo grado) per concorso esterno. Orazio Di Grazia è stato condannato a 4 anni, 5 mesi e 10 giorni di reclusione e 3.550 euro di multa (il gup aveva comminato una pena a 5 anni). Confermata la pena di 4 anni a Cateno Russo. I due sono accusati di tentata estorsione aggravata. Infine la Corte d’Appello ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di Armando Pulvirenti essendo i reati estinti per morte dell’imputato.

Le intercettazioni sono i pilastri dell’indagine che permise di circoscrivere le operazioni finanziarie sospette intraprese da Cesarotti (classe 1944) assieme a Giuseppe “Enzo” Mangion (imputato nel troncone ordinario), figlio del consigliere di Cosa nostra ormai scomparso Francesco, ciuzzu u firraru. Il Ros riuscì a piazzare cimici in luoghi strategici, furono registrate conversazioni in cui si faceva riferimento a riunioni risalenti nel tempo – a cui avrebbe partecipato Cesarotti – in cui si sarebbero definiti la gestione e la spartizione dei soldi sporchi. I carabinieri riuscirono a fotografare anche il conteggio dei contanti (migliaia di euro provenienti da una vendita di un terreno della Tropical logistica finita sotto sequestro) sul tavolo di vetro di Enzo Mangion.

Le motivazioni del verdetto arriveranno tra 90 giorni. Cesarotti è stato condannato al rimborso in favore della parte civile Mercitalia Logistic spa delle spese di difesa sostenute.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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