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Santa Caterina: vacanze in regalo in cambio degli appalti al Comune

Di Redazione |

CALTANISSETTA – Amministratori, funzionari e imprenditori di Santa Caterina Villarmosa al centro dell’indagine “Cerbero” di Carabinieri e Guardia di Finanza. 

Associazione a delinquere, concussione, corruzione, turbata libertà degli incanti e falso ideologico, abuso di ufficio sono le accuse in una quarantina di capi d’imputazione riportati nell’ordinanza emessa dal Gip.

Il giudice per le indagini preliminari evidenzia che «l’esercizio delle pubbliche funzioni veniva gestito e utilizzato in modo disinvolto nell’elevatissimo numero d’ipotesi delittuose riscontrate nel corso delle indagini preliminari».

Nell’inchiesta è coinvolto il sindaco Antonino Fiaccato, il suo vice Agatino Macaluso e l’assessore Giuseppe Natale. Tre quinti della giunta municipale, insomma, nei meandri della giustizia. 

Diverse le gare d’appalto sulle quali finanzieri e carabinieri pensano di aver fatto luce. In particolare riguardano l’acquisto di sistemi audio-visivi ed informatici dell’aula consiliare del Comune, la sistemazione di aree verdi e la villa Castelnuovo, la manutenzione di trazzere, la scalinata di via Principe Castelnuovo. E poi ancora il rifacimento del muro di recinzione della scuola materna, il bus navetta che collega il centro cittadino con il paese. Non solo appalti sotto riserva di legge ma anche incarichi per la progettazione del campo di calcio.

In cambio di appalti e lavori gli imprenditori, che sarebbero stati “compiacenti” al sistema illecito, avrebbero anche offerto delle vacanze agli amministratori.

Appalti e incarichi venivano concessi “in spregio a ogni regola” e con il meccanismo dell’affidamento diretto sotto soglia. Se necessario anche frazionando i lavori da affidare. Eccolo il meccanismo con cui il sindaco di Santa Caterina Villarmosa (Caltanissetta), Antonino Fiaccato, finito oggi ai domiciliari nell’ambito del blitz ‘Cerberò di carabinieri e guardia di finanza, avrebbe pilotato gli appalti assegnandoli agli imprenditori amici.

“Il sindaco con la compiacenza di alcuni dipendenti del Comune – spiegano gli investigatori – è riuscito negli anni a dirottare lavori pubblici per un ammontare complessivo di circa 7,5 milioni di euro a favore di imprese ‘graditè in cambio di ‘favori di ogni generè o appoggi politici. Ai domiciliari, insieme al sindaco, sono finiti anche il suo vice, Agatino Macaluso, e l’assessore Giuseppe Natale. Per Calogero Rizza, considerato dagli investigatori la “vera interfaccia tra la componente politica e gli imprenditori” è stato disposto il divieto di dimora nel comune di Santa Caterina Villarmosa.

Molti lavori sono stati affidati in forma diretta agli imprenditori “amici”.

«A Santa Caterina Villarmosa c’era un’sistema affaristico corruttivo concussivo con a capo il sindaco che, con la collaborazione di altri fedelissimi amministratori da lui stesso nominati, per anni ha gestito la cosa pubblica in maniera familistica e quasi medievale». Lo ha affermato il comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, il colonnello Baldassare Daidone, sull’operazione ‘Cerberò nell’ambito della quale sono stati arrestati il sindaco e due assessori. «Lavoravano – ha aggiunto il colonnello – solo gli imprenditori amici attraverso gli appalti che venivano assegnati con il cosiddetto sistema e cioè inferiori ai 40 mila euro o mediante la somma urgenza. In occasione dell’emergenza neve, scattata nei primi giorni del gennaio 2019, il sindaco si è rivolto ad un’impresa che dopo quaranta giorni ha presentato il conto. Non è modo di procedere. Il sindaco, in carica da tre mandati, ha un carattere forte e chi osava mettersi contro di lui veniva messo all’angolo, emarginato. L’inchiesta è nata dall’operazione , nel corso della quale abbiamo scoperto delle infiltrazioni mafiose al comune di San Cataldo. Sequestrando alcuni documenti ad un imprenditore di San Cataldo siamo arrivati fino a Santa Caterina». “Questo sistema – ha aggiunto il maggiore della Guardia di Finanza di Caltanissetta, Salvatore Seddio – andava avanti almeno dal 2017. Un malcostume emerso da un’inchiesta che ha interessato San Cataldo. A Santa Caterina, per l’assegnazione degli appalti, c’era una sorta di gestione feudale del comune per gli appalti. Sindaco e vice sindaco facevano parte di una associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati contro la pubblica amministrazione come corruzione, concussione e turbativa d’asta». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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