CATANIA – Era già un 30enne psicologicamente “fragile” nella sua Siria martoriata dalla guerra, ma quando in un bombardamento ha «visto morire sua madre e quasi tutta la sua famiglia, travolta dalle macerie», è «andato fuori di testa». E si è chiuso in uno stretto mutismo. Da quel giorno, infatti, ha smesso di parlare e, a volte, ha improvvisi scatti violenti, forse legati a immagini che riaffiorano nella sua mente, facendo riemergere i drammatici ricordi della tragedia della guerra, provocando dolore e rabbia. Per questo suo padre, usando i risparmi che aveva da parte, ha deciso di affidarlo a una famiglia che stava per affrontare un viaggio della speranza con destinazione l’Italia. E lui è arrivato a Catania. E’ uno dei 932 migranti sbarcati da nave Diciotti della Guardia costiera e a prendersi cura del 30enne siriano sono adesso gli operatori della sezione catanese della Croce rossa e i medici specializzati dell’Azienda sanitaria provinciale di Catania.
Nel porto del capoluogo etneo è arrivata la famiglia alla quale il padre l’aveva affidato. Sono stati alcuni di loro a raccontare la storia a Intersos, associazione di volontari che ha personale a bordo della Diciotti. Il padre non poteva partire dalla Siria, ma ha pensato a suo figlio, sperando per lui in un futuro migliore, un approdo in un Paese che gli può dare le cure e l’assistenza specialistica di cui ha bisogno, e che nella Sira dilaniata da battaglie e bombardamenti non poteva ricevere. «Ve lo affido – ha detto alla famiglia alla quale l’ha ‘consegnatò – abbiate cura di lui, è una persona speciale…».
A raccontare la storia all’Ansa è Sahar Ibrahim, mediatrice culturale di Intersos che è da settimane a bordo di nave Diciotti della Guardia Costiera. «Per tutto il viaggio è stato molto spaventato: la gente, l’attesa, il gommone, il salvataggio – racconta la mediatrice culturale – e noi abbiamo fatto di tutto per tranquillizzarlo. Ha visto morire i suoi familiari sotto le bombe. Ha subito uno choc dal quale è difficile riprendersi. Ha bisogno di cure, attenzione e amore».
A dargli la prima assistenza è stato personale della Croce rossa italiana, rivela il presidente della sezione provinciale di Catania della Cri. Il 30enne per curarsi assumeva già psicofarmaci, ora è stato affidato alla Asp e sarà sottoposto a una specifica terapia con sedute psichiatriche e farmaci. «Per tutto il viaggio – ha rivelato Principato – è rimasto abbracciato alla persona alla quale è stato affidato. Forse aveva paura di perdere anche lui, certamente per paura. Non ha detto una parola. Lui aveva già dei problemi, ma ciò che gli è successo ha fatto peggiorare la situazione». Adesso per lui si aprono le vie di una cura specialistica e la speranza di ritrovare un pò di serenità e la parola.