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Crisi idrica

Serbatoi su ogni solaio: la grande sete cambia il profilo delle città della Sicilia

Aumentano le scorte “private”. Incognite e rischi per la tenuta di tetti e balconi che potrebbero collassare per l’eccessivo peso dei recipienti

Di Enrico De Cristoforo |

Con la crisi idrica sta mutando l’orografia di alcuni territori siciliani ma anche l’aspetto architettonico dei Comuni: da un lato aree sempre desertiche, dall’altro migliaia di edifici gravati (e spesso deturpati) inevitabilmente da serbatoi sui balconi e sui tetti. È il risvolto del countdown dell’Ancipa e degli altri invasi siciliani che si stanno svuotando. Per la grave emergenza che si è abbattuta sulle province di Caltanissetta, Enna e Agrigento, era prevedibile che scattasse la necessità di dotarsi a casa di recipienti sempre più capienti. A Caltanissetta, in particolare, che da sempre è «Ancipa-dipendente», tutte le rivendite di materiale idraulico o edile sono prese d’assalto da cittadini disperati ed esasperati che continuano ad acquistare recipienti da 200 litri a 2000 litri, nelle forme più svariate: a cubo, a cilindro, parallelepipedi, compatti, piatti, per il sottoscala, per il sottotetto. Chi ha un giardino si è spinto più in là con le misure delle cisterne: oltre i 10mila litri anche da interrare.

Insomma cresce la paura di restare senz’acqua, una volta esaurita la fonte primaria degli invasi e non piovendo, e in concomitanza insorge un altro timore: che i solai su cui vengono collocati questi recipienti, a breve o a medio termine, non reggeranno il peso causando grossi cedimenti strutturali. Perché, in effetti, sono pochissimi coloro che prima di poggiare un recipiente sul balcone, nel soppalco del bagno o in uno sgabuzzino, chiamano un tecnico per chiedere una prova di portata, cioè se quel punto preciso potrà tollerare 500, 1000, 2000 litri/chilogrammi in poco meno di un metro quadrato. Certo si può anche comprendere che una perizia tecnica ha un costo, come i serbatoi, ma la sicurezza ha la priorità.Questa è l’emergenza nell’emergenza. A Caltanissetta, il sindaco Walter Tesauro rassicura i cittadini che entro novembre saranno tutti in rete i pozzi trovati (pochi per la verità secondo il Dipartimento regionale di protezione civile; bastevoli, invece, secondo il Comune): «Se si dovesse esaurire l’Ancipa, sia noi che San Cataldo – dice Tesauro – potremo fare affidamento su 96 litri al secondo grazie ai pozzi di Butera, Mazzarino e Serradifalco così noi ci sganceremo dalla diga di Troina. L’erogazione, però, al momento rimarrà ogni sei giorni».

Anche il sindaco di Enna, Maurizio Dipietro, fa affidamento sui pozzi già trovati e su quelli in trivellazione. Inoltre, per il capoluogo ennese si attendono benefici anche da Leonforte, dove però nei giorni scorsi il sindaco Piero Livolsi ha detto che l’acqua locale servirà solo per i suoi concittadini.Ma la speranza di avere turni regolari da parte dei nisseni, degli ennesi e dagli agrigentini – che ormai convivono malamente da decenni con la carenza idrica – si concentra sul rimedio «fai da te», cioè al numero dei serbatoi (e alla loro capienza) sistemati in casa e che possono garantire più autonomia rispetto al calendario della distribuzione idrica disposto da Siciliacque e applicato da Caltaqua e Acquaenna.

E tornando alla portata dei solai, noi de La Sicilia, abbiamo chiesto a un tecnico (che chiede l’anonimato perché ha già denunciato più volte queste problematiche subendo critiche e accuse di creare allarmismo, e siamo certi della sua comprovata professionalità) una breve relazione proprio sulla resistenza dei solai: «Un terrazzo, un balcone o un solaio (inteso nello specifico come pavimento) di un appartamento possono sopportare un peso tra i 200 e i 450 kg/mq – dice l’ingegnere – e considerate che solo il peso dell’acqua di un recipiente medio, al momento collocato su molti balconi o sui tetti delle abitazioni nissene ed ennesi, supera i 500 kg/mq, oltrepassando così le capacità di carico tipiche di molte strutture».«Naturalmente bisogna valutare la tipologia e la vetustà del solaio – aggiunge il tecnico – perché in genere, più l’epoca di realizzazione è recente e migliori saranno le performance del solaio. Quindi i solai più recenti, se non altro perché devono sottostare a normative più stringenti o addirittura non presenti in passato, sono più resistenti».

Ma molte abitazioni, soprattutto nei nostri centri storici risalgono a parecchi decenni fa, quando venivano realizzati dai manovali seguiti dal cosiddetto “mastro”, ovvero il capo cantiere. Nelle epoche passate misure e tolleranze dei solai erano prese «a occhio», collocando travi di legno (prima degli anni ‘40) oppure le putrelle in acciaio (dal dopoguerra in poi): «Le prime subiscono maggiormente il “rilassamento” e quindi si inarcano con il tempo rischiando il cedimento totale; le seconde subiscono la ruggine, ma possiamo definirle strutture “amiche” in quanto duttili, cioè che avvertono prima di crollare».E conclude l’ingegnere: «Ma oggi è meglio farsi venire dei dubbi sulla resistenza di un vecchio solaio, vista la rapida incetta di recipienti idrici, e chiedere un parere a un professionista geometra, architetto, ingegnere o perito. Accorgimenti necessari, e urgenti, prima che accada qualcosa di irreparabile alle nostre abitazioni e a quelle limitrofe». È il risvolto di una battaglia che, comunque, abbiamo già perso su almeno due fronti: sulle risorse idriche prosciugate senza rimedio, sulle infrastrutture assenti o insufficienti. Di contro, fanno affari d’oro i produttori di serbatoi che adesso si trovano anche sulle piattaforme e-commerce: ordini il recipiente e ti arriva comodamente a casa.

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