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Sicilia costretta a portare i rifiuti all’estero: «Un male necessario»

Di Giuseppe Bianca |

Professore Angelini, presidente della commissione Via-Vas, sembra che la Sicilia dei rifiuti sia una sintesi perfetta di avvitamento patologico. Cosa abbiamo imparato dal passato e in cosa dobbiamo ancora migliorare?

«Il fallimento ventennale nella gestione dei rifiuti è stato costruito ad arte, attraverso il perdurare di regimi commissariali dediti alla gestione emergenzialista, basata sull’extra straordinarietà. La normativa prevede che i costi per la gestione dei rifiuti vengano coperti dalla tariffa che i cittadini versano al comune, per garantire la raccolta, gli investimenti per la realizzazione degli impianti. Invece, ancora oggi tanti comuni chiedono alla Regione di “sostituirsi” come al tempo del centralismo emergenzialista cuffariano».

Per non parlare delle aree metropolitane…

«La punta dell’iceberg dell’inefficienza è rappresentata dalla tre grandi città che da sole rappresentano il 50% della produzione regionale dei rifiuti. Dopo un quarto di secolo da quando è stata introdotta la raccolta differenziata come metodo di gestione, Palermo, Catania e Messina continuano a governare i rifiuti allo stesso modo di allora, svuotando i cassonetti e portando rifiuti in discarica. I servizi mediamente sono di bassa qualità e con costi decuplicati a causa delle discariche e per decisione delle gestioni commissariali sono passate quasi tutte in mano a quattro società private che sono diventate le monopoliste dello smaltimento».

I governi di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo sono inciampati sui termovalorizzatori. In cosa la narrazione sulla materia è dopata da pregiudizi e in che termini questi strumenti invece sono realmente superati?

«Intanto farei una differenza. Cuffaro volle un Piano che prevedeva quattro inceneritori e quattro discariche private, mentre Lombardo non si è mai iscritto tra i sostenitori degli inceneritori, anzi il suo governo li ha osteggiati e ha sciolto l’Arra che era il proseguimento dei regimi commissariali sotto forma di una agenzia con poteri politici. Cuffaro si distingue in quegli anni per aver portato tutta la gestione dei rifiuti al di fuori dell’ordinamento giuridico. Realizza la più grande privatizzazione delle discariche e la gara viene bloccata in sede europea».

Ma servono o no per la gestione dei rifiuti i termovalorizzatori?

«Termovalorizzatore è un termine da restyling, la normativa li chiama inceneritori e sono previsti per il recupero di energia da rifiuti. Sono impianti molto complessi e sono diventati troppo spesso un alibi dietro cui si nascondono le gestioni fallimentari dei rifiuti. Non basta evocarli per disporne. Bisogna pianificarli, prevederli, metterli a bando e realizzarli. Occorrono almeno cinque, sette anni per renderli operativi, quindi, possono essere una soluzione strategica per chi compie questa scelta ma non rappresentano una soluzione per la fase attuale».

Prima di diventare presidente della commissione Via-Vas ha dato il suo contribuito a scrivere per conto del governo Musumeci le nuove regole: senza fare troppo il tifoso, ci spiega pregi virtù, difetti e prerogative del Piano?

«Partiamo dal difetto. Ci sono voluti due anni da quando è stato elaborato a quando è stato reso operativo il primo piano regionale dei rifiuti, osteggiato e rallentato fin dal 1997, da coloro che hanno fatto affari d’oro con le discariche. Il Piano regionale è essenziale per l’attuazione dei programmi comunitari di sviluppo sostenibile e di economia circolare e rappresenta lo strumento attraverso il quale la Regione potrà garantire la gestione integrata e le politiche di prevenzione, riciclo, riuso e riduzione dei rifiuti in condizioni di sicurezza ambientale. Oggi la Sicilia dispone di un ottimo Piano, soprattutto, grazie al duro lavoro di uno dei più qualificati tecnici italiani, Alberto Pierobon».

Quali questioni il Piano risolve e cosa rimane fuori dall’ambito delle soluzioni?

«Il Piano definisce un quadro oltre che lo scenario dei fabbisogni generali, chi fa e come lo deve fare e cosa deve fare, con quali obiettivi al fine di realizzare sul piano tecnico ed economico: l’economia circolare. Adesso, bisogna rapidamente adeguare i Piani d’ambito per allinearli al piano regionale».

Il trasporto dei rifiuti fuori dalla Sicilia è un male necessario?

«Penso che sia necessario al fine di ridurre la pressione organizzativa e gestionale sugli impianti operativi e per sfuggire dalla morsa emergenzialista che è dura a morire. È possibile trovare sul mercato europeo a costi competitivi impianti dove portare i rifiuti per uno o due anni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA