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Sicilia, tutti gli “scheletri” nei cantieri: ecco perché le opere restano incompiute

Isola da record: 138 i lavori non completati, il 37% del totale nazionale. Investiti 408 milioni, ne servirebbero altri 290 Le ragioni del flop e i casi clamorosi

Mario Barresi

02 Dicembre 2023, 13:34

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Il campionario è ampio. E molto variegato. Si va dai quasi 60 milioni di mega-progetto idrico del Consorzio di bonifica di Palermo (per realizzare un serbatoio sul fiume Belice e condotta di adduzione al torrente Corleone) ai 51mila euro per una scuola materna a tre sezioni nel comune di Camporeale. In mezzo c’è di tutto: strade, soprattutto, ma anche reti idriche e fognarie, case popolari, scuole, parcheggi, aree a verde, impianti sportivi. In tutto 138 opere, collocate dalle città metropolitane ai paesini più sperduti. Accomunate da una caratteristica: essere classificate come incompiute.

Gli ultimi dati record

La Sicilia, secondo l’ultimo aggiornamento del Simoi (Sistema informativo monitoraggio opere incompiute) del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, aggiornato al 15 giugno scorso, detiene il record nazionale in materia: il 37% delle 373 opere incompiute censite in tutta Italia.

Nonostante una mole di circa 2,5 miliardi di investimenti (nell’Isola il dato sul quadro economico degli interventi è pari a 407.991.755,80 euro), la stima di fondi necessari per completare i lavori ammonta a quasi 1,3 miliardi, di cui 290 milioni per i progetti siciliani. Un altro dato interessante, ricavabile dal lunghissimo elenco regionale, è che la media sulla percentuale di completamento (calcolata per i soli interventi di cui si dispone di un dettaglio sullo stato d’avanzamento lavori) è del 33%.

Le ragioni (e gli esempi)

Perché queste opere non riescono a concludersi? Il Mit cataloga tre status di incompiute: a) i lavori di realizzazione, avviati, risultano interrotti oltre il termine contrattualmente previsto per l'ultimazione; b) i lavori di realizzazione, avviati, risultano interrotti oltre il termine contrattualmente previsto per l'ultimazione e non sussistendo, allo stato, le condizioni di riavvio degli stessi; c) i lavori di realizzazione, ultimati, non sono stati collaudati nel termine previsto in quanto l'opera non risulta rispondente a tutti i requisiti previsti dal capitolato e dal relativo progetto esecutivo, come accertato nel corso delle operazioni di collaudo.

Bisogna incrociare questo range con le cinque «cause per il non completamento dell’opera», disciplinate dal decreto ministeriale 42/2013, per andare a fondo nella questione:

1) «mancanza di fondi» (come i 22 milioni per la viabilità d’accesso alla Statale 189 dalle aree interne dell’Agrigentino o il collegamento fra la Statale 114 e l’abitato di Fondachello a Mascali);

2) «cause tecniche» (citato il completamento del parcheggio multipiano di piazzale Rosselli ad Agrigento, con 8,1 milioni investiti e circa 655mila euro ancora necessari);

3) «sopravvenute nuove norme tecniche o disposizioni di legge» (nel caso della ristrutturazione del complesso ex Onig all’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo, con 9,3 milioni di fondi);

4) «fallimento, liquidazione coatta e concordato preventivo dell'impresa appaltatrice, risoluzione del contratto […], o di recesso dal contratto ai sensi delle vigenti disposizioni in materia di antimafia» (due casi su tutti: l’ammodernamento tecnologico del Corpo forestale della Regione, per il quale, oltre ai 32,3 milioni del Psr 2007/13, ne servirebbero altri 16,6, e la strada comunale “Costa” a Castiglione di Sicilia, con 2 milioni necessari rispetto a un quadro economico di 22,7); 5) «mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante, dell'ente aggiudicatore o di altro soggetto aggiudicatore» (come sui 2,2 milioni per rifunzionalizzare l’ex carcere di Rometta o per il centro polifunzionale di Santa Teresa di Riva, per il quale, a fronte di un plafond iniziale di 482.329,20 euro, mancano 5 milioni).

A Giarre svolta storica

Nella lista resta il simbolo storico delle incompiute siciliane: il campo di atletica a Giarre, un’infrastruttura “fantasma” risalente agli anni 80 del secolo scorso. Anche se, successivamente all’ultimo aggiornamento del Mit, s’è registrata, a luglio scorso, la consegna dei lavori (2 milioni e 960mila euro con fondi Pnrr, durata prevista 18 mesi) che potrebbe chiudere questa scandalosa pagina. Il ministero aggiunge tre new entry siciliane rispetto al 2022: il centro ippico comunale di Casteltermini (lavori al 40%, alt per un contenzioso) , il palazzetto dello sport con annessa piscina a San Giuseppe Jato (mancano 5,1 sui circa 7 milioni necessari) e il rifacimento del campo sportivo di Caltavuturo (servono altri 371mila euro). Sotto il Vulcano - oltre ai già citati casi di Giarre, Castiglione e Mascali - nella “top 20” tratta dai dati del ministero spiccano i lavori per 144 alloggi popolari a Librino, con altri 18,5 milioni necessari su un quadro iniziale di 11 milioni.

Il gruppo di lavoro al Mit

Ma bisogna andare oltre le statistiche. Perché qualcosa, a Roma, sembra muoversi. Il 28 novembre, infatti, c’è stata l’ultima riunione del gruppo di lavoro sulle opere incompiute, costituito su impulso del sottosegretario Tullio Ferrante. Un pool tecnico in seno al Mit (composto da rappresentanti di Consiglio superiore Lavori pubblici, Dipartimento Opere pubbliche, direzione generale per la Vigilanza sulle grandi opere del ministero e Itaca, l'organo tecnico della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome) è stata affidata «la predisposizione di un testo di decreto ministeriale che adegui il vecchio regolamento al nuovo codice dei contratti pubblici, in primo luogo per agevolare l’attività condotta dagli enti locali in fase di gestione tecnico-amministrativa delle opere». In sintesi: un provvedimento sblocca-incompiute. Che si accoppia a una seconda missione: predisporre la bozza di una proposta di legge per istituire «uno strumento di coordinamento a cui affidare, d’intesa con gli enti locali, la regia di tutte le iniziative necessarie a verificare lo stato dei relativi procedimenti amministrativi per poi portarli a conclusione».
Inoltre, per i cars ormai irrecuperabili, è stata suggerita «la possibilità di individuare, tramite apposito fondo, risorse finanziarie da utilizzare per demolire opere incompiute non ultimabili e riqualificare le aree ad esse pertinenti, con benefici immediati anche per le collettività locali che si vedranno restituite porzioni di territorio finora precluse».

m.barresi@lasicilia.it