LA SENTENZA
Smack Forever, condannati in appello i Laudani di Giarre: avevano il marchio mafioso tatuato sul braccio
La cellula giarrese, particolarmente violenta, faceva riferimento al boss Alessandro Liotta, detto ‘Faloppa’
Diverse condanne riformate e anche qualche assoluzione. Qualche ore fa è arrivata la sentenza della Corte d’Appello che chiude il secondo capitolo del processo frutto dell’inchiesta Smack Forever. A Giarre il marchio mafioso dei Laudani lo avevano addirittura impresso sulla pelle. Un bacio a fior di labbra rosso fuoco tatuato per essere considerati “della famiglia”. Per essere considerati dei “Mussi”. Il tratto distintivo lo avevano gli affiliati al clan della cellula giarrese che facevano riferimento al boss Alessandro Liotta, detto ‘Faloppa’. Che è riuscito a creare un gruppo con nuove reclute mafiose. Un branco capace di sottomettere commercianti e organizzare spedizioni punitive. Insomma molto violento.
Uno degli uomini di fiducia di Liotta, per la precisione Alessio Baglione, ha deciso di raccontare tutto ai magistrati. Da quelle rivelazioni è partita l’inchiesta dei carabinieri – denominata appunto Smack Forever – che grazie alle microspie hanno avuto riscontri alle dichiarazioni del collaboratore. Gli imputati sono stati registrati mentre commentavano gli arresti del maxi blitz Vicerè del 2016, quando fu rasa al suolo la famiglia Laudani. Man mano si sono aggiunti anche le rivelazioni di altri pentiti, tra cui Sebastiano Spampinato e Giuseppe Liotta, ex soldati dei Laudani di Trecastagni e Adrano. E poi sono arrivati anche i verbali del boss dei Cintorino Carmelo Porto. Il processo d’appello si è concluso oggi, dopo la requisitoria della pg Iole Boscarino e delle difese. In una delle udienze d’appello è arrivata anche l’ammissione di Alessandro Liotta, ma per la magistrata non era meritevole di un’attenuazione della pena. Alla fine Liotta ha ottenuto il riconoscimento della continuazione della pena, con una condanna totale a 19 anni.
Ecco le pene inflitte in appello: Alessandro Liotta 19 anni e 20 giorni, Giuseppe Musumeci, 9 anni e 10 mesi, Vincenzo Musumeci 8 anni, Francesco Messina 8 anni, Ettore Riccobono 8 anni, Emmauel Bannò 7 anni e 4 mesi, Davide Indelicato 6 anni e 8 mesi, Salvatore Greco 6 anni e 8 mesi, Carmelo Mauro 8 anni e 4 mesi, Massimo Pagano 6 anni 11 mesi e 4 giorni, Roberto Bonaccorsi, 5 anni 8 mesi e 10 giorni e 1800 euro di multa, Pietro Rosario Forzisi 3 anni e 300 euro di multa.
Ha confermato la sentenza del gup per Filippo Giuseppe Del Popolo Chiappazzo (8 anni) e Salvatore Nicotra (8 anni e 4 mesi)
La Corte ha riconosciuto al collaboratore Alessio Baglione il beneficio della sospensione della pena. Inoltre i giudici d’appello hanno assolto Giuseppe Musumeci e Salvatore Greco per un capo d'imputazione perchè “il fatto non sussiste”. Assolta anche Sharon Francesca Contarino perchè “il fatto non costituisce reato”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA