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Spaccio a Librino: la famiglia Arena, i ras di viale Moncada

Di Redazione |

CATANIA – Era considerato un gruppo in declino, ma il blitz antidroga Bergen Town portato a compimento oggi dalla polizia di Catania nel quartiere Librino conferma che gli Arena sono ancora i ras del viale Moncada, rinomata piazza di spaccio catanese. La roccaforte della famiglia Arena era il «palazzo di cemento» del viale Moncada 3, simbolo del degrado e dell’illegalità sgomberato qualche anno fa dall’amministrazione comunale, ma ancora lì, maestoso e spettrale al tempo stesso.

Sono stati costretti ad abbandonare il palazzo di “cemento”, ma gli Arena – da tempo vicini ai “Tigna” ma poi avvicinatasi agli storici rivali dei Nizza – operano ancora a Librino, dove hanno stretto nuove alleanze e rafforzato la loro presenza. Il capo famiglia è Giovanni Arena, storico latitante della mafia catanese, ovvero l’uomo che dal giorno del blitz «Orsa maggiore», nel dicembre del 1993, era riuscito a far perdere le proprie tracce, vivendo da fantasma (o quasi…) per poco meno di un ventennio tanto da essere inserito  nella lista dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. Arena è stato arrestato dalla squadra mobile, nell’ottobre del 2011: era nascosto nel doppiofondo ricavato in una sorta di armadio letto che si trovava all’interno di uno degli appartamenti oggi occupati dalla sua famiglia.

In carcere c’è passata tutta la famiglia Arena:  la moglie Loredana Avitabile (che l’ex procuratore Enzo D’Agata ebbe modo di definire la «zarina del palazzo di cemento»), i figli maschi Agatino, Massimiliano, Maurizio, Antonino e Simone e infine anche le due figlie che erano rimaste in libertà: Agata, di 37 anni, e Lidia Anna, di 32. Quando i figli, alcuni con un passato da incalliti rapinatori di Tir, erano costretti alla latitanza, la Avitabile gestiva personalmente il traffico di droga in tutta la zona. 

Di recente, il quartiere Librino è stato al centro di polemiche perché utilizzato come “set” per realizzare il video di “Quartiere Librino 2”, un brano musicale di una cantante neomelodica, Agata Arena, nipote del boss Giovanni Arena, il cui ritornello recitava «questa è la vita nostra e non la possiamo cambiare… chi sbaglia e spaccia è per necessità…». Aspre polemiche aveva suscitato anche il video “Quartiere Librino”. In tanti si indignarono indignati, visto che il regista del video aveva indugiato sugli scorci di viale San Teodoro 7 e viale Moncada 5, tradizionali piazze di spaccio del quartiere. E certamente avevano lasciato perplessi anche alcune “partecipazioni” alle registrazioni: dei piccoli cameo, quasi da “guest star” di personaggi noti alle cronache giudiziarie.

Ma se ad Agata Arena, figlia di Alessandro (fratello del boss Giovanni), non si può contestare la sua voglia di divenire protagonista nel mondo neomelodico, beh, forse qualcosa si potrebbe rilevare per la scelta dei testi che pare non vogliano prendere le distanze dalle poco onorevoli tradizioni di famiglia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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