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Stallo sullo Stretto per altri 100 siciliani: no alla quarantena a Reggio

Di Redazione |

VILLA SAN GIOVANNI – Altre tensioni in riva allo Stretto di Messina dove ancora un centinaio di siciliani spera di traghettare in giornata sebbene la prefettura di Reggio Calabria abbia disposto per loro la quarantena in un albergo hotel in Calabria. Alcuni di loro rifiutano questa situazione e vogliono fare la quarantena nel loro comune di residenza. 

In particolare i circa 100 siciliani bloccati a Villa San Giovanni sono destinati a un hotel di Reggio Calabria, dove dovrebbero essere tutti trasferiti nel giro di qualche ora, ma c’è anche chi protesta. Come Gianna Simonte: «Mi vergogno di essere italiana – dice – siamo praticamente sequestrati da ieri e nessuno fa niente. Ero diretta a Marsala con mio marito siamo qui in una saletta senza avere cibo, coperte e assistenza nell’attesa che si decida se possiamo attraversare lo Stretto».

«Ieri – prosegue – ci hanno comunicato che potevamo scegliere se fare la quarantena in un hotel a Reggio Calabria o se imbarcarci per fare la quarantena nella nostra residenza in Sicilia. Noi abbiamo scelto la seconda ipotesi anche perchè già abbiamo fatto una quarantena nella nave da Crociera dove lavoriamo. Siamo scesi a Civitavecchia dove ci hanno detto che saremmo potuti arrivare in Sicilia. Siamo qui da ieri pomeriggio chiusi in una stanza di con altre 11 persone senza distanza di sicurezza e senza assistenza».

«Non ho più forze, sono sola, infreddolita, e molto provata. Vorrei solo poter tornare a casa» dice invece Alice Barbagallo, giocatrice di pallavolo siracusana, 22 anni, da due giorni è bloccata tra Villa San Giovanni e Reggio Calabria.

E con loro sono in tanti a voler rifiutare la quarantena in hotel per farla invece nella loro casa in Sicilia.

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Ma anche tra le autorità la soluzione della quarantena in hotel non è del tutto condivisa. «È una soluzione assurda, che crea potenziali assembramenti e molteplici occasioni di contagio. Ci opporremo con ogni mezzo a questa ipotesi che mette a rischio la salute dei nostri concittadini che da quasi un mese, con enormi sforzi e sacrifici, stanno riuscendo a limitare la diffusione del virus, con comportamenti responsabili e rispettosi delle regole», ha per esempio detto il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà.

«È peraltro assurdo – prosegue Falcomatà – che il sindaco di una città come Reggio debba apprendere per via informale un’ipotesi di questo tipo, che comporterebbe anche seri problemi di ordine pubblico sul nostro territorio. Anche di questo chiederemo conto: sotto il profilo istituzionale è una delle pagine più buie degli ultimi anni. Ciò che conta però adesso è evitare che questa ipotesi si concretizzi. Quelle persone, tutte di origine siciliana, non dovevano partire, dovevano essere controllate prima. Chi non lo ha fatto se ne assuma le responsabilità perché a pagare il prezzo non saranno i reggini. Ora vanno scortate a casa loro, in Sicilia, perché è lì che vogliono andare e poste in quarantena vigilata. È l’unica soluzione di buon senso in gradi di tutelare la salute di tutti».

Ma dalla Regione Siciliana, il governatore Musumeci fa sapere in una nota che «le vigenti disposizioni non prevedono, nè consentono, alcuna autorizzazione, da parte del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, in merito agli spostamenti dall’estero, sul territorio nazionale e nello Stretto di Messina verso l’Isola. I requisiti, e le modalità, sono infatti stabiliti dal decreto del presidente del Consiglio del 22 marzo e dai decreti interministeriali della Salute e delle Infrastrutture».

Come dire, non posso fare niente. E per i siciliani bloccati si profila un’altra notte di incertezza.

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