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Strage di via D'Amelio, Melillo: «Sulle spalle abbiamo tutti un debito di verità nei confronti del paese intero»

Messaggio anche dal Presidente Mattarella

Redazione La Sicilia

18 Luglio 2025, 12:44

Boss sfuggiti ad ergastolo per strage via D'Amelio tornano in carcere

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"Tre anni fa quando mi sono insediato alla Procura nazionale antimafia ho ritenuto doveroso chiedere scusa ai familiari del giudice Paolo Borsellino e a quelli degli agenti di scorta per gli errori, le omissioni e anche gli abusi che sono stati commessi nelle indagini sulla strage di via D’Amelio che ha profondamente scosso la coscienza del paese. Però, il debito di verità che si ha non solo nei confronti della famiglia Borsellino ma nei confronti del paese intero, è un debito che grava sulle spalle di tutti e che siamo impegnati a onorare". Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo a margine del convegno sulla criminalità transnazionale in corso a Palermo.

"La Procura di Caltanissetta sta lavorando e sta lavorando con il sostegno e il supporto della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo", ha aggiunto il procuratore nazionale antimafia.

Nuovo filone investigativo

Dopo l’ex capo della Squadra mobile ed ex questore di Palermo Arnaldo La Barbera, c'è un altro morto inquisito virtualmente per i depistaggi delle indagini sulla strage di via D’Amelio, in cui trentatré anni fa morirono Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Si tratta dell’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, scomparso nel 2017 mentre era in pensione e malato.

Le perquisizioni

Di recente i carabinieri del Ros sono andati a perquisire tre abitazioni dove visse il magistrato, su ordine della Procura nissena che da un paio d’anni è alla ricerca di indizi per risalire alla regia che ordì il falso pentimento di Vincenzo Scarantino e il furto dell’agenda rossa di Borsellino.

Il presidente della Repubblica

Il «lavoro appassionato» di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino «nel difendere strenuamente le istituzioni e i cittadini dalla violenza mafiosa è impresso in maniera indelebile nella coscienza collettiva italiana e internazionale». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella - a oltre trent'anni dall’uccisione dei due magistrati - in un messaggio al procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, in occasione dell’incontro tra i magistrati impegnati in Europa e in America Latina nel contrasto del crimine organizzato transnazionale.