LE CARTE DEL FERMO
Monreale, anche uno screenshot incastra Salvatore: accusato di strage. Ora è caccia ai 4 complici
Il pugile 19enne dello Zen sarebbe uno dei due che ha sparato contro la folla. Le vittime potevano essere di più
Cinque fogli A4 sono la sceneggiatura della strage di Monreale. Sì, strage. Come uno dei reati per cui è stato fermato Salvatore Calvaruso, incastrato dagli occhiali con la montatura nera (uguale a quella che indossa nelle foto sui social) trovati sul selciato macchiato di sangue dai carabinieri che stanno indagando sulla sparatoria scoppiata all’1,30 di ieri notte in via D’Acquisto vicino al “Bar 365”.
La caccia ora è agli altri quattro «ragazzi palermitani» che «hanno scatenato la furiosa aggressione» per futili motivi contro altri giovani di Monreale. Nella confusione «almeno» due hanno tirato fuori le «rivoltelle» e hanno scaricato «oltre 20 colpi» sulla «folla di circa 100 persone». Le pallottole feriscono mortalmente Massimo Pirozzo e i cugini Andrea Miceli e Salvatore Turdo. I sopravvissuti sono un 33enne nato a Partinico e un sedicenne di Palermo.
Per la procura, le indagini dei carabinieri sono coordinate dal pm Felice De Benedittis e dal procuratore Maurizio de Lucia, gli indizi raccolti consentono di affermare «con certezza che Calvaruso» sia uno dei due ragazzi che ha aperto «il fuoco sulla folla scaricando l’intero caricatore dell’arma».
Il 19enne, pugile dello Zen di Palermo, ha prima confessato ogni cosa, ma poi quando si è presentato davanti al sostituto procuratore con il suo legale, l’avvocato Giovanni Castronovo – che successivamente ha rinunciato all’incarico – , si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le dichiarazioni spontanee rese agli investigatori prima dell’interrogatorio al pm sono «pienamente riscontrate» dal filmati estrapolati dai sistemi di videosorveglianza dei vari esercizi commerciali della zona centrale di Monreale.
Gli elementi
Calvaruso ha raccontato che dopo la lite ha perso gli occhiali. Per la procura, si legge nel decreto di fermo, le lenti ritrovate «sono l’elemento oggettivo che consente di poter ragionevolmente stabilire la presenza dell’indagato» sulla scena del delitto. Inoltre ci sono anche i racconti di due testimoni che sono stati sottoposti a individuazione fotografica e hanno riconosciuto Calvaruso come uno del gruppo di Palermo che ha fatto fuoco contro la folla. E inoltre nelle mani degli investigatori c’è lo screenshot di una conversazione privata in cui una persona indica il pugile 19enne, con tanto di foto, come uno dei ragazzi che ha sparato domenica notte. Al puzzle si aggiungono le dichiarazioni di un amico di Calvaruso che gli avrebbe chiesto di denunciare il furto della moto che quella sera gli aveva prestato in quanto «aveva combinato un macello» sparando e uccidendo due persone (il terzo infatti è deceduto in mattinata in ospedale). Il testimone ha dato inoltre un dettaglio che combacia con la confessione dell’indagato: parlano entrambi di un giubbotto nero indossato la notte della sparatoria. Ultimo tassello è rappresentato dalle intercettazioni – autorizzate con decreto urgente del pm – in cui due fratelli commentano quanto accaduto, dicendo «Salvo conviene che parla». E poi si chiedono: «Salvo non ha sparato?».
Un quadro accusatorio che ha portato la procura a contestare a Calvaruso il reato di strage. L’indagato, assieme a un altro ragazzo su cui i carabinieri hanno già precisi sospetti, ha sparato ad altezza uomo contro una folla di gente (si contano tra le 50 e le 100 persone). Sono stati «rinvenuti più di 20 bossoli» e alcuni proiettili «hanno colpito delle fiorire alte circa un metro, un altro ha infranto il parabrezza anteriore di un’auto parcheggiata sulla strada». Per gli investigatori è davvero «un caso» che oggi si contino soltanto tre vittime.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA